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Roma - Assadakah: convegno per la pace in Palestina

(m.m.) - Un incontro di alto profilo quello tenuto nella serata di ieri a Roma, che dimostra ancora una volta come la associazione italo-araba Assadakah riesca a centrare gli obiettivi che si pone. Un convegno per “Fermare la guerra a Gaza” nel quale si è parlato di pace, di quella pace tanto agognata dai popoli, quanto disattesa da chi li guida e con interventi di assoluto prestigio internazionale, vista la presenza della ambasciatrice della Lega Araba in Italia, S.E. Enas Mekkawi, e dell’ambasciatrice di Palestina i Italia, S.E. Abeer Odeh, nonché di illustri ospiti come Alberto Negri e l’ambasciatore Bruno Scapini, che hanno consentito a chi ascoltava di ottenere altre informazioni oltre a quelle che si acquisiscono comunemente dai mass media e che in massima parte poco hanno a che fare con la verità.

Nel rinnovare l’appello per il cessate il fuoco e per una soluzione per la pace in Palestina, il presidente di Assadakah Franco Abdelkader Omeich, ha voluto ricordare che quella terra martoriata, apparentemente lontana perché dall’altra parte del Mediterraneo, è la terra, dove nacque Cristo, e che proprio in quella terra attualmente muore ogni giorno un palestinese di religione cristiana, nell’indifferenza generale.

Nel suo intervento l’ambasciatrice della Palestina, che sin dall’inizio delle ostilità è in contatto quotidiano con la FAO per organizzare le spedizioni di generi alimentari da far giungere a uomini, donne e bambini del suo popolo, ha dichiarato che questa non è una guerra, ma un attacco feroce un intero popolo. Un atto che avviene purtroppo con l’aiuto, o il tacito accordo, di diversi Paesi europei e degli Stati Uniti. “L’obiettivo israeliano” ha dichiarato S.E. Odeh ”è di eliminare la questione palestinese, distruggendo completamente il settore di Gaza con la scusa di quel che accaduto il 7 ottobre”. L’ambasciatrice ha proseguito, sottolineando che “Gaza è sotto assedio da oltre 70 anni” nonostante che numerosi governi, a partire da quello statunitense a quelli europei affermino, con belle parole di circostanza, la necessità di dover creare uno Stato palestinese per garantire giustizia e una pace duratura nella regione.

In questo convegno, Alberto Negri, stimato giornalista, proprio perché svolge questo mestiere nel rispetto della verità, disdegnando le faziosità da mainstream, ha mostrato al pubblico, fra il quale erano presenti molti giovani, la costante ipocrisia del mondo occidentale.

Mentre contro la Russia, come ha ricordato, sono state sin da subito adottate le sanzioni per l’invasione dell’Ucraina (dove in due anni sono deceduti 10 mila civili), contro Israele (dove in 4 mesi sono stati uccisi circa 30mila civili, di cui oltre la metà bambini) non sono state adottate misure analoghe, anzi si continuano ad inviare armi e si impedisce, come hanno fatto recentemente gli Stati Uniti all’ONU, di raggiungere un cessate il fuoco. Alberto Negri si è poi soffermato su quello che è il ruolo dell’Italia in questa tragedia: “Noi non siamo testimoni di un massacro, noi siamo complici […] perché noi non siamo subordinati solo agli Stati Uniti, ma anche allo stato ebraico. L’8 marzo del 2023 il primo ministro israeliano Netanyahu è venuto qua a Roma. […] Tra gli accordi che ha firmato ve ne è stato uno di cui non si è parlato perché era molto scomodo. Abbiamo appaltato, come Italia, la Cybersecurity del nostro paese a Israele, ma non se ne è parlato sui giornali italiani. […] Come se non bastasse l’ENI, che è una società controllata dallo Stato, dal governo italiano, il 29 di ottobre, due settimane dopo l’inizio della guerra firmava un accordo (con gli israeliani) per lo sfruttamento del gas di Gaza, il gas dei palestinesi”.

Negri ha concluso, dicendo, che tutto ciò è avvenuto in violazione dei trattati internazionali e che dunque noi italiani (ma qui bisogna fare una chiara distinzione tra popolo e chi governa) siamo complici del massacro in atto in Palestina.

Nel suo intervento l’ambasciatore Bruno Scapini ha sottolineato un punto storico fondamentale, ossia che la questione palestinese, è una questione direttamente collegata al colonialismo occidentale: “L’attacco del 7 ottobre ha riproposto al mondo una questione, quella dell’irrisolto colonialismo.” E difatti, come ha specificato, la questione palestinese risale al 1917, anno in cui l’allora ministro degli esteri britannico Balfour scrisse una lettera a Lord Rothschild, portavoce del movimento sionista, nella quale si affermava di guardare con favore alla creazione di una "dimora nazionale per il popolo ebraico" in Palestina.

Infine, l’ambasciatrice della Lega Araba, Enas Mekkawi, ha effettuato un’analisi con la quale milioni di cittadini italiani concordano, se si osservano le loro chat social, in cui al momento si possono ancora esprimere liberamente: “Israele possiede strumenti che nessuno possiede, possiede l’informazione, possiede il denaro, possiede la forza di fare pressione sul mondo occidentale, sui capi degli stati europei, e di quelli di altri stati.” Lo scrosciante applauso del pubblico, prevalentemente italiano, è stata la conferma di quale sia l’opinione di molti italiani in merito a questa questione.

S.E. Mekkawi ha ribadito la necessità di una soluzione che rispetti il diritto del popolo palestinese ad un proprio Stato, diritto sul quale la comunità internazionale concorda a parole, consentendo però ad Israele di stravolgere questa possibilità, creando una realtà fattuale ben diversa. A questo proposito l’ambasciatrice della Lega Araba ha esposto una cartina, con la quale ha mostrato chiaramente quanto territorio sia stata tolto negli anni ai palestinesi, lasciandoli attualmente ammassati in un piccolo fazzoletto di terra, dove divengono facile obiettivo di chi senza scrupoli, come accaduto recentemente, li colpisce mentre tentano, affamati ed assetati, di prendere gli aiuti umanitari da portare in famiglia in modo da nutrire, almeno per quel giorno, figli, fratelli, genitori. Ha poi sottolineato che il premier israeliano Netanyahu, in un intervento di pochi mesi fa all’Assemblea delle Nazioni Unite, ha mostrato una cartina, dalla quale erano scomparsi sia Gaza che la West Bank, per fare posto al “Grande Israele”.

A fronte di questa, che un tempo sarebbe stata definita una visione farneticante, resta difficile poter trovare una soluzione che riporti la pace in quella regione, perché sebbene si tenti di portare avanti un dialogo costruttivo il popolo palestinese, ma anche quello israeliano, continuano a subire le decisioni di personaggi come Benjamin Netanyahu che la pace non la considerano un’opzione fattibile e per questo, sebbene siano passati oltre 2000 anni dalla morte di Cristo, sebbene molti giovani in tutto il mondo scendano in strada per manifestare la loro solidarietà con il popolo palestinese, sebbene molti storici, tra i quali gli stessi storici israeliani, parlino di genocidio, non solo la pace, ma persino un cessate il fuoco sembrano un obiettivo difficile da poter raggiungere.

In conclusione, la giovane artista Isabell Salari ha sorpreso il pubblico regalando sia alle ambasciatrici ospiti bandiere e folare con il logo dei due realtà. Un gesto stato molto apprezzato perché segno di solidarietà e di amicizia di una artista di grande sensibilità.

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