Sudan - Ancora violenze, allarme Darfur
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Assadakah News - La situazione continua a peggiorare in Sudan, soprattutto nel Darfur, dove i paramilitari ribelli della Rapid Support Force proseguono nelle stragi etniche, nelle uccisioni sommarie e nell’uso della fame come arma di guerra.

A un mese dalla caduta di El-Fasher non si arrestano le notizie e le testimonianze drammatiche. Oltre 100mila persone sono in fuga, quasi mezzo milione gli sfollati dalla sola città, più di 15 milioni i profughi in totale, e circa 200mila i morti.
La transizione democratica sembra fallita senza possibilità, il Sudan rischia di fare la stessa fine della Libia, amministrata da due governi e divisa al proprio interno.
Il Parlamento UE ha approvato la risoluzione che condanna la RSF come responsabile di crimini di guerra e contro l’umanità, riscontrando un netto aumento anche del numero di bambini reclutati come combattenti.
Un quarto della popolazione del Sudan è a serio rischio, soprattutto le donne e i bambini, e i campi profughi sono riempiti all’inverosimile.
Dall’inizio del conflitto si è registrato un aumento del 500% dei casi di uccisioni, violenza sessuale e reclutamento di bambini-soldato. Si tratta di violenze attribuite alla RSF e ai gruppi armati affiliati, ma sono stati documentati anche casi commessi dall’esercito regolare.
Molto colpite sono anche comunità etniche specifiche, come le Masalit, le Nuba e altre popolazioni non arabe del Darfur, sistematicamente prese di mira.
La mortalità diretta e indiretta legata alla violenza di genere, purtroppo, è in aumento mentre le possibilità di ricevere cure adeguate restano drammaticamente basse: solo il 27% dei 278 punti sanitari valutati per la gestione clinica dello stupro è pienamente operativo.
Purtroppo il Sudan sconta il fatto di essere una crisi trascurata, non solo dai media ma anche dalla politica. E’ fondamentale un cambio di passo, per sostenere le organizzazioni umanitarie a fianco dei più bisognosi.







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