Sudan - Appello delle organizzazioni umanitarie
- 22 dic
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Assadakah News - "Nelle ultime ore assistiamo a picchi drammatici della situazione in Sudan, dove un attacco di droni contro un mercato in Darfur ha causato dieci morti. Si tratta di un'aggressione, di cui al momento non è stata individuata la provenienza, che aggiunge ulteriore tragedia a un conflitto che ha comportato la perdita di decine di migliaia di vite umane. Una crisi segnata da efferatezza e violenza, su cui l'Italia come in altri scenari non si volta dall'altra parte.
L'operazione Italy for Sudan, promossa dalla Farnesina e annunciata dal ministro Antonio Tajani, rafforza un ruolo umanitario che continua a contraddistinguere l'Italia nello scenario internazionale. Dopo Food for Gaza, infatti, l'attivismo del nostro Paese come attore di solidarietà è fondamentale perchè rende sostanziale la funzione dell'Occidente di portare aiuto, nell'ottica di costruire, anche in scenari difficili, percorsi di pace". Lo dice Deborah Bergamini responsabile Esteri e vice segretario nazionale di Forza Italia.

"Tra gli episodi più gravi delle ultime settimane, le organizzazioni ricordano l'attacco con droni del 4 dicembre contro un ospedale e un asilo a Kalogi, in cui sono morte 114 persone, tra cui 63 bambini. Secondo quanto riferito dall'Organizzazione mondiale della sanità, Unione Africana e Nazioni Unite, in Sudan si registrano rapimenti, violenze sessuali, detenzioni arbitrarie e reclutamento di minori, in un quadro di escalation che rischia di sfociare in ulteriore violenza e devastazione".
Le associazioni ricordano inoltre che "il 5 novembre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato alla Camera dei deputati lo stanziamento di oltre 125 milioni di euro per affrontare la crisi sudanese e l'invio al più presto di aiuti alimentari destinati a 2500 bambini attraverso la parrocchia del Sacro Cuore di padre Pious Anyaja a Port Sudan, i missionari comboniani e le suore di Madre Teresa, insieme a un secondo carico via nave per migliaia di persone sfollate. È essenziale che l'assistenza umanitaria arrivi con rapidità nelle zone controllate da entrambe le parti in conflitto, in particolare nelle regioni del Darfur e del Kordofan tra le più colpite".
"Numerose indagini indipendenti, condotte dalle Nazioni Unite, media internazionali e organizzazioni non governative, documentano il sostegno degli Emirati Arabi Uniti alle Forze di Supporto Rapido (RSF), responsabili di attacchi contro civili, infrastrutture mediche e convogli umanitari, nonché dell'uso della fame come arma di guerra. Nonostante
questo, l'Italia continua ad autorizzare esportazioni militari verso gli Emirati Arabi Uniti, generando una contraddizione tra la volontà dichiarata di sostenere l'assistenza umanitaria e i processi diplomatici e la prosecuzione di rapporti militari con attori coinvolti nel conflitto".
Per queste ragioni le organizzazioni firmatarie chiedono al Governo italiano di "intervenire con misure immediate e concrete: sospendere tutte le esportazioni militari verso gli Emirati arabi uniti e altri Paesi coinvolti nel conflitto; revocare le autorizzazioni già concesse che possano agevolare triangolazioni verso il Sudan; promuovere iniziative diplomatiche urgenti in sede europea e internazionale per aprire corridoi umanitari e avviare un negoziato multilaterale credibile e che coinvolga anche la società civile sudanese impegnata nella promozione della pace e nella risposta umanitaria; garantire la consegna reale e tempestiva degli aiuti umanitari annunciati, con l'impegno di metterne a disposizione altri, dando priorità alle regioni del Darfur e nelle aree a maggiore rischio di carestia; garantire l'erogazione dei fondi promessi e promuovere l'aumento dei fondi in sede europea e internazionale per il Piano di Risposta Umanitaria delle Nazioni Unite ad oggi ampiamente sottofinanziato".
Le associazioni rivolgono infine "un invito agli organi di stampa italiani affinché possano contribuire a riportare l'attenzione sulla crisi sudanese. Un'informazione accurata e continuativa è fondamentale per dare visibilità alla popolazione che affronta questa tragedia, far emergere le responsabilità politiche e internazionali e sostenere la mobilitazione necessaria per proteggere la popolazione civile. Raccontare ciò che accade in Sudan è un passo essenziale per rompere il silenzio che circonda una crisi devastante e promuovere azioni concrete a tutela di chi rischia la vita ogni giorno".
LE ORGANIZZAZIONI FIRMATARIE
ACLI; Amnesty International Italia; ANPI; AOI; ARCI; Baobab experience; Caritas italiana; Comitato Internazionale per la Pace in Sudan; Comunità Sant'Egidio; Comunità sudanese in Italia; Economia Disarmata - Movimento dei Focolari Italia; Emergency; FOCSIV; Fondazione Nigrizia; ONLUS Medici senza frontiere; Missionari comboniani in Italia; Rete italiana pace e disarmo; Un Ponte Per.
Alcune realtà impegnate "per la pace e il rispetto dei diritti umani" lanciano "un appello urgente di fronte al rapido deteriorarsi della situazione in Sudan, dove dall'aprile 2023 la guerra ha causato almeno 150.000 morti e 12 milioni di persone sfollate".
Le Nazioni Unite hanno definito il conflitto "'la peggiore crisi umanitaria del mondo', in un contesto che continua a peggiorare di fronte a nuove ondate di violenza. Nonostante molteplici dichiarazioni di cessate il fuoco, i combattimenti si sono via via intensificati attraverso attacchi indiscriminati e diretti contro la popolazione civile, compresi bombardamenti su mercati, campi per sfollati, ospedali e abitazioni private. Le parti in conflitto hanno utilizzato armi esplosive ad ampio raggio in aree densamente popolate: molte persone sono state uccise nelle proprie abitazioni, oppure mentre cercavano cibo e beni di prima necessità".







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