Sudan - Le forze in campo accettano tre mesi di tregua
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Roberto Roggero* - Uno spiraglio si apre per il martoriato Sudan, specialmente per il Darfur e il Kordofan, dall’aprile 2023 nella morsa di una sanguinosa guerra civile causata dal rifiuto dei paramilitari della Rapid Support Force, di integrarsi nella Sudan Army Force, cioè l’esercito del governo internazionalmente riconosciuto, presieduto da Abdel Fattah Al-Buhran
La RSF del generale Mohamed Hamdan Dagalo ha comunicato di avere accettato 90 giorni di tregua per motivi umanitari, dal momento che la popolazione è allo stremo, l’ONU ha già decretato che in Sudan si sta verificando la più grave situazione umanitaria del mondo, e nel Paese stanno vagando oltre 15 milioni di profughi, più quelli che tentano di oltrepassare i confini verso il Chad e il Sud Sudan, dove la situazione è altrettanto grave.

L’inviato del presidente statunitense Donald Trump per l’Africa, Massad Boulos, aveva presentato una proposta di tregua a nome degli Stati Uniti, degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e dell’Egitto, i cui dettagli non sono stati resi noti. Nella serata di ieri la proposta è stata accettata.
Da parte governativa, vi è scetticismo riguardo a un cessate-il-fuoco che possa garantire la salvaguardia dei civili, perché, secondo quanto ha comunicato il presidente Al-Buhran, nella proposta non si parla di disarmo delle milizie ribelli
Nel frattempo, Amnesty International ha diffuso oggi, 25 novembre, un rapporto allarmante, nel quale accusa apertamente i paramilitari ribelli della RSF di avere commesso crimini di guerra nel corso dell’offensiva che ha portato alla occupazione di Al-Fasher, capitale del Darfur settentrionale.
Inoltre, il presidente americano Trump ha dichiarato che si procederà al coordinamento con Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto e diversi partner in Medio Oriente per porre fine alle gravi violazioni in corso in Sudan e lavorare al ripristino della stabilità. Trump ha sottolineato che alcuni leader arabi lo hanno invitato a usare l’influenza della presidenza statunitense per agire con urgenza.
La comunità internazionale del Quartetto aveva tracciato una Road Map per la pace in Sudan che prevede una tregua umanitaria di tre mesi, estendibile a un’ulteriore tregua di nove mesi, durante i quali la guerra verrebbe fermata definitivamente e si darebbe avvio a un processo di transizione, con l’esclusione della Fratellanza Musulmana da qualsiasi scenario futuro.
Il ministro degli Esteri inglese, Yvette Cooper, ha dichiarato di voler imporre sanzioni relative a violazioni e abusi dei diritti umani in Sudan.
Il ministro Cooper ha aggiunto che la comunità internazionale ha abbandonato il Sudan per un periodo troppo lungo. E ha proseguito: “Dobbiamo assicurarci che le squadre incaricate di indagare su queste atrocità possano avere accesso al Paese e perseguire i responsabili”.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







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