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Sudan - Massacro senza precedenti a El-Fasher

  • 2 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Roberto Roggero* - Esecuzioni sommarie, stupri, aggressioni, saccheggi, rapimenti. Gruppi di cadaveri nelle strade, nelle sedi universitarie, nei siti militari. Dalle immagini satellitari e dalle testimonianze dei pochi che sono riusciti a raggiungere la salvezza, la città sudanese di El-Fasher, caduta da una settimana dopo 18 mesi di assedio, è una trappola di morte.

A prendere la città, sono state le Forze di Supporto Rapido (RSF), l'armata paramilitare ribelle che da oltre due anni si contende il controllo del Paese con l'esercito regolare. Una guerra civile con responsabilità in massacri indicibili, le parti in lotta si accusano reciprocamente: sia i regolari di Khartoum, dove governa il generale Abdel Fattah Al-Burhan, sia le RSF agli ordini del generale Mohamed Hamdan Dagalo, più noto come Hemedti.

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Così l'hanno definita i ministri degli Esteri tedesco e britannico. Questa volta, però, i numeri sembrano rivelare un quadro molto più atroce di quanto si pensi.

El-Fashir, secondo le Nazioni Unite, contava a fine agosto almeno 260mila persone. Sempre secondo l'ONU, oltre 65mila abitanti sarebbero fuggiti, in particolare verso la città di Tawila, qualche decina di chilometri più a ovest. Ma negli ultimi cinque giorni sono solo 5.000 le persone arrivate davvero ai team di Medici Senza Frontiere, che si erano organizzati alle porte di Tawila per ricevere quello che si aspettavano essere un afflusso di massa.

Quei pochi arrivati ai posti di soccorso presentavano perlopiù ferite da arma da fuoco, fratture e lesioni dovute a percosse e torture. E poi, i racconti di omicidi di massa, bambini uccisi a colpi d'arma da fuoco davanti ai genitori, violenze sessuali, rapimenti a scopo di riscatto. Nella città invasa dalle milizie ma anche lungo le vie di fuga.

"I numeri degli arrivi non quadrano, mentre crescono le testimonianze di atrocità su larga scala - riflette oggi Michel Olivier Lacharité, responsabile delle emergenze di MSF - Dove sono tutte le persone che sono sopravvissute a mesi di carestia e violenza a Al-Fashir? La risposta più probabile, anche se spaventosa, è che vengono uccisi, bloccati e inseguiti mentre cercano di fuggire. Chiediamo urgentemente alle RSF di risparmiare i civili e consentire loro di mettersi in salvo".

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L'appello viene esteso anche alle potenze che sulla regione esercitano influenza diplomatica - USA, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto - di fare il possibile per fermare il massacro.

Con la presa di El-Fasher, le RSF controllano tutte le cinque principali città del Darfur nell'ovest del Sudan, mentre l'esercito regolare domina il nord, l'est e il centro del Paese. Il generale Dagalo, capo delle RSF, ha annunciato giovedì scorso una indagine sulle azioni dei suoi uomini ad El-Fasher, dopo che sui social hanno iniziato a circolare video, verificati tra gli altri dalla BBC, che mostrano i combattenti RSF che giustiziavano diverse persone disarmate in città. Un gesto, quello del warlord sudanese, che a molti osservatori è parso un mero tentativo, solo formale, di autoassoluzione: anche il responsabile umanitario delle Nazioni Unite, Tom Fletcher, ha messo in dubbio il reale impegno delle RSF a indagare sui crimini. Si prevede dunque che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU terrà una riunione sul Sudan, teatro da oltre due anni di un conflitto che ha provocato quella che secondo le Nazioni Unite è la più grave crisi umanitaria del mondo. Il Regno Unito fornirà ulteriori 5 milioni di sterline in aiuti umanitari in risposta alle violenze ad El-Fasher, oltre ai 120 milioni che sta già dando al Sudan.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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