Sudan - Piano Idris per la pace e incontro Erdogan-Al Buhran
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Roberto Roggero* - Pare non si riesca a risolvere la situazione in Sudan, dove continuano gli scontri armati fra Rapid Support Force e Sudan Army Force, con emergenze umanitarie senza precedenti in Darfur e in Kordofan, dove la guerra ha causato negli ultimi giorni altri 10mila sfollati. Un ulteriore tentativo è in atto con la proposta del primo ministro Kamil Idris, che ha presentato un progetto di risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sebbene il vice presidente del governo di transizione, Malik Agar Ayyr, abbia comunque escluso ogni possibile negoziato con i paramilitari ribelli del generale Mohammad Hamdan Dagalo, e abbia considerato che l’unica soluzione non può che essere una visione condivisa fra governo e popolazione.
Agar ha sottolineato che la guerra in corso non è motivata dal desiderio di democrazia, ma da una lotta per le risorse e da un intento di modificare la demografia del paese. I combattimenti, infatti, si svolgono principalmente in aree ricche di risorse, come nel Darfur e nel Kordofan, dove le RSF continuano a consolidare il loro controllo.

Il primo ministro Kamil Idris ha delineato un piano che prevede un cessate il fuoco monitorato da organismi internazionali e il ritiro delle RSF dai territori occupati. La proposta include anche il disarmo dei combattenti ribelli e la creazione di campi per la loro sistemazione. Idris ha affermato che l’obiettivo non è vincere una guerra, ma porre fine a una violenza che affligge il Sudan da decenni. Una proposta che, com’era prevedibile, è stata respinta dalla RSF, che l’ha definita assolutamente on realistica. La RSF infatti non ha alcuna intenzione di abbandonare i territori occupati.
Il conflitto ha già causato la morte di centinaia di migliaia di persone e circa 15 milioni di sfollati, sia interni che nei Paesi confinanti, e ha provocato la più grande crisi umanitaria del mondo. Le agenzie internazionali segnalano un incremento di violenze e atrocità, tra cui omicidi di massa e violenze sessuali, in particolare nel Darfur.
Mentre il primo ministro Kamil Idris cerca di ottenere supporto internazionale per il suo piano di pace, le RSF continuano a rimanere in una posizione di potere e le speranze di un miglioramento della situazione sembrano ancora lontane.
La guerra in Sudan è un conflitto complesso, radicato in anni di tensioni politiche e sociali, e qualsiasi soluzione richiederà un impegno sincero da entrambe le parti e il sostegno della comunità internazionale, che fino ad oggi sembra essere totalmente assente.
Nel frattempo, il presidente del governo di transizione, Abdel Fattah Al-Buhran, si è recato ad Ankara per incontrare il presidente turco Recep Tayyp Erdogan
Durante il colloquio, Erdogan e Al-Burhan hanno discusso di possibili vie per affrontare la crisi sudanese, cercando di trovare un terreno comune che possa portare a una de-escalation del conflitto. La Turchia ha manifestato interesse per un ruolo attivo nel promuovere la pace in Sudan, offrendo supporto diplomatico e umanitario.
La Turchia, negli ultimi anni, ha intensificato la sua presenza in Africa, espandendo la propria influenza attraverso la cooperazione economica e militare. L’incontro con Burhan si inserisce in questa strategia più ampia, per costruire legami con le nazioni africane, in particolare in un momento in cui la stabilità del continente è messa a dura prova.
L’incontro rappresenta un passo significativo nelle relazioni tra Turchia e Sudan, ma anche un tentativo di affrontare una crisi che ha profonde radici storiche e geopolitiche.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







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