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Sudan - Riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza ONU

Assadakah News - Il Consiglio di Sicurezza ONU ha tenuto una riunione di emergenza oggi, 18 maggio, per affrontare la crescente crisi in atto in Sudan, alla luce degli ultimi avvenimenti, e per trovare una soluzione a quella che è ormai la più grave crisi umanitaria dei nostri giorni.

Il rappresentante permanente del Sudan all'ONU, Al-Harith Idriss Moahmed
Il rappresentante permanente del Sudan all'ONU, Al-Harith Idriss Moahmed

Già alla fine dello scorso febbraio, il Consiglio di Sicurezza si era riunito in seguito al rapporto presentato da Edem Wosornu, responsabile delle operazioni e della difesa presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), che ha tracciato un quadro drammatico della situazione.

Alla sessione ha partecipato l’ambasciatore sudanese all’ONU, Al-Harith Idriss Al-Harith Mohamed, rappresentante del governo ufficialmente riconosciuto, del presidente Abdel Fattah Abdelrahman Burhan.

Le condizioni in Sudan sono devastanti: oltre 12 milioni di persone sono sfollate e vagano all’interno del Paese senza meta, in preda a fame, sete ed epidemie. Circa 4 milioni hanno varcsato il confine e si sono rifugiate nei Paesi limitrofi, principalmente Chad e Sud Sudan, che già vivono condizioni di estrema precarietà per questioni interne. Un totale di 25 milioni di sudanesi stanno vivendo le conseguenze di violenze e crimini, perpetrati dai paramilitari ribelli della Rapid Support Force. In questo drammatico quadro, il Paese ha subito il crollo delle infrastrutture sanitarie, l’interruzione dell’istruzione per milioni di bambini e diffuso uso della violenza sessuale come arma di guerra, che sono solo alcuni degli aspetti più spaventosi della crisi in atto.

La situazione è poi particolarmente drammatica nel Darfur, dove la RSF sta effettuando operazioni di vera e propria pulizia etnica, assaltando e bombardando i campi profughi, come quello di Zamzam, dove erano rifugiate oltre mezzo milione di persone, attualmente in fuga, come ha dichiarato Laurent Bukera, direttore regionale del WFP (World Food Program) per l’Africa orientale. Inoltre, vi sono testimonianze di esecuzioni di massa e omicidi mirati, mentre i pochi operatori umanitari stanno facendo li possibile per soccorrere i civili, rischiando in prima persona. Non pochi sono stati deliberatamente uccisi.

Edem Wosornu, Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA)
Edem Wosornu, Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA)

L’ambasciatrice britannica, Barbara Woodward, ha annunciato una strategia di pace, che pare incontrare il veto della rappresentanza russa, che pur riconoscendo la gravità della situazione, ha avvertito che un’eccessiva ingerenza esterna potrebbe esacerbare il conflitto, ribadendo la necessità di un dialogo guidato dai rappresentanti ufficiali del Sudan. Mosca ha utilizzato il proprio diritto di veto, in segno di critica, sostenendo anzitutto la necessità di abolire le sanzioni, che aggravano ulteriormente la sofferenza della popolazione civile.

Il presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, Fu Cong, ha esortato le parti a raggiungere un cessate-il-fuoco immediato, mentre anche la Cina sostiene con forza le iniziative di pace e ha annunciato la fornitura di aiuti umanitari.

Al-Harith Idriss Al-Harith Mohamed, rappresentante permanente sudanese all’ONU, ha sostenuto le ragioni del proprio governo, in quanto ufficialmente riconosciuto a livello internazionale, sostenendo che le autorità stanno facendo il possibile per permettere l’accesso agli aiuti umanitari. Tuttavia, secondo le agenzie umanitarie, le restrizioni all’accesso continuano a essere un problema, soprattutto nelle aree sotto il controllo della Rapid Support Force e delle milizie alleate, che utilizza la fame come vera e propria arma di guerra.

Il Consiglio di Sicurezza ONU ribadisce la priorità di agire con decisione per fermare il disastro umanitario, per non restare impantanato nelle divisioni geopolitiche, a scapito della popolazione allo stremo.

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