top of page

The Promise - Dal film alla realtà, la straordinaria resistenza armena



Talal Khrais (Assadakah News Agency) - Quando abbiamo una coscienza la nostra memoria non ci tradisce mai. Più la nostra coscienza cresce, più i nostri ricordi diventano vivi. Da giovanissimo lavoravo in una in una tipografia del quotidiano della diaspora armena a Beirut Zartounk e mi capitava spesso di guardare quelle tristi fotografie in bianco nero che mostravano l’atrocità ottomana nei confronti del popolo armeno. Più passa il tempo e più le immagini di questi orrori escono dalla memoria per materializzarsi come fossero realtà. E per un certo senso, 108 anni dopo quel tragico 1915, rischiano di ripetersi nella Repubblica di Artsakh. Questa volta per mano dell'Azerbaijan, Nel 2016 ho visto il film "The Promise". Da allora sono passati 7 anni ma, a me sembra di averlo visto 5 minuti fa perché racconta la storia del genocidio armeno ma narra anche la storia della resistenza di questo popolo, la voglia di vivere e di costruire. La volontà di conservare le sue radici. Una pellicola così toccante che non poteva avere una migliore interpretazione. "The Promise" mostra infatti, la persecuzione del popolo Armeno da parte dei Giovani Turchi durante la prima guerra mondiale. Tragedia che per opportunità politiche è rimasta sepolta per decenni nell'oblio più totale. Una verità nascosta che emerge sempre di più perché i grandi crimini non possono essere ignorati per sempre. Con la scusa dello scoppio della Prima Grande Guerra, gli ottomani convinti di essere i migliori, hanno approfittato per sottomettere, rubare, sfruttare e poi massacrare le minoranze che ritenevano inferiori. Tra queste c'erano i pacifici, laboriosi e geniali armeni. Loro dovevano quindi sparire. Il film, diretto da Terry George si ispira al capolavoro dello scrittore Austro-Boemo Franz Werfel, "i quaranta giorni del Mussa Dagh", un romanzo storico che narra gli eventi avvenuti nel 1915, durante il primo anno della Prima Guerra Mondiale, all'inizio dello sterminio degli Armeni, perpetrato dal Governo dei Giovani Turchi. In particolare la pellicola "The Promise" narra di un triangolo sentimentale tra un giornalista statunitense residente a Parigi, un brillante studente di medicina armeno Mikael Boghosian del piccolo villaggio armeno di Siroun (attualmente nella parte sud-est della Turchia, alle pendici del Monte Mussa Dagh) e la bella Ana, con sullo sfondo la tragedia del genocidio armeno.

Il film racconta solo una parte del terribile massacro ma l’opera mostra comunque, in tutta la sua atrocità, il terribile eccidio di massa. Gli attori protagonisti, alla fine si trovano a interpretare le tragiche parti di chi combatteva con il gruppo di rifugiati armeni determinati a respingere l'esercito ottomano sul monte Musa Dagh. Le vicende dei personaggi del film si intrecciano con la storia vera di quei terribili momenti. In questi casi è la storia che supera ogni finzione. Mentre respingono ripetuti attacchi, arriva la nave da guerra Guichen e li porta in salvo. Ma nel momento in cui le scialuppe di salvataggio tornano sulla nave, uno sbarramento di artiglieria turca getta in mare Ana che annega. Dalla pellicola alla realtà, gli abitanti armeni dei sette villaggi alla base della montagna del Mussa Dagh, sul golfo di Alessandretta, decisero di non rispondere all’ordine che avevano ricevuto di prepararsi per la deportazione e si rifugiarono sulle pendici del monte dal 21 luglio al 12 settembre 1915, con i viveri e le armi che erano riusciti a raccogliere. L’esercito ottomano tentò più volte, senza successo, di sconfiggere la resistenza della popolazione asserragliata. Gli armeni sfruttarono la posizione vista mare per attirare l’attenzione delle navi francesi di passaggio nel golfo. Dopo una breve trattativa, tutta la popolazione venne imbarcata e portata in salvo a Port Said, in Egitto, dove venne costituito un campo profughi. Questo straordinario lavoro mostra il piano criminale ottomano, antesignano del progetto di sterminio degli ebrei, organizzato, anni dopo da Hitler, Si sa poco del genocidio armeno ma forse si sa pochissimo della straordinaria resistenza di una piccola comunità di Armeni, stanziati vicino al Mussa Dagh (Montagna di Mosè), una montagna nel Vilayet di Aleppo nell'Impero Ottomano, ora provincia di Hatay, parte della Turchia meridionale, sulla costa mediterranea.

Il messaggio rivolto a tutta la comunità armena e simpatizzanti armeni è che la causa armena non è fatta soltanto di lutto e pianto ma di una straordinaria resistenza, che deve essere oggi come è avvenuto nel monte Mussa Dagh.

bottom of page