The voice of Hind Rajab al festival del Cinema di Venezia
- Maddalena Celano
- 7 ore fa
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“The Voice of Hind Rajab”: quando il cinema diventa grido di coscienza
Maddalena Celano (Assadakah News) - Al Festival del Cinema di Venezia 2025, il pubblico si è alzato in piedi per oltre ventitré minuti. Una standing ovation lunghissima, forse la più intensa della storia della Mostra, ha accolto la prima mondiale di The Voice of Hind Rajab, il nuovo film della regista tunisina Kaouther Ben Hania. Non un film qualsiasi, ma un’opera che mette in scena, con un linguaggio essenziale e sconvolgente, la tragedia palestinese attraverso la vicenda di una bambina di cinque anni: Hind Rajab.

La storia è vera. Nel gennaio 2024, durante l’invasione israeliana di Gaza, la piccola Hind rimase intrappolata in un’auto colpita dal fuoco. La sua voce, registrata durante una telefonata alla Mezzaluna Rossa palestinese, è diventata un simbolo: un grido di aiuto disperato che il mondo ha ascoltato, ma a cui nessuno riuscì a rispondere. È da quella voce che parte il film, costruito con una scelta stilistica radicale: non mostra immagini di guerra, ma lascia che sia il suono della voce della bambina a guidare la narrazione. Intorno, gli attori palestinesi reagiscono in tempo reale, incarnando l’impotenza e la dignità di chi assiste a una tragedia troppo grande per essere compresa.
Le parole dei protagonisti hanno reso chiaro che non si trattava soltanto di recitazione. Motaz Malhees, attore di Jenin, ha confessato che quel ruolo lo ha riportato indietro alla sua stessa infanzia: «Quando avevo dieci anni, ho vissuto quella vita. Sentire la voce di Hind mi ha fatto morire mille volte. Non era recitazione, era la mia vita». Un’altra interprete, Saja Kilani, ha sottolineato che la voce di Hind non appartiene solo a lei: «È la voce di tutti i bambini uccisi a Gaza negli ultimi due anni».
La regista Ben Hania ha spiegato il senso profondo del progetto: «Nelle cronache ufficiali le vittime palestinesi sono spesso definite danni collaterali. È una forma terribile di disumanizzazione. Con questo film volevo ridare volto e dignità a quelle vite».
La potenza emotiva dell’opera ha toccato corde che vanno ben oltre il pubblico festivaliero. Non a caso, grandi nomi di Hollywood hanno deciso di sostenere la produzione: Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Alfonso Cuarón, Jonathan Glazer e altri ancora hanno firmato come produttori esecutivi. Un gesto che non è soltanto cinematografico, ma politico: un’adesione che amplifica il messaggio del film e lo proietta su scala globale.
L’ovazione a Venezia è stata accompagnata da cori di “Free Palestine”, trasformando la sala in uno spazio di protesta silenziosa ma potente. Non era solo cinema, ma un atto di memoria collettiva, un’esperienza che ha fatto tremare la distanza tra arte e realtà.
The Voice of Hind Rajab rappresenterà la Tunisia agli Oscar come candidato al miglior film internazionale. Ma, al di là dei riconoscimenti, resta soprattutto un’opera che ha già trovato il suo posto nella storia del cinema politico e civile. Un film che ha trasformato una voce infantile soffocata dalla guerra in un grido che il mondo non potrà più ignorare.

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