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Tunisia e Italia - Nuovi linguaggi nelle arti

  • 22 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
Museo delle Trame Mediterranee. Foto dal PF del Museo
Museo delle Trame Mediterranee. Foto dal PF del Museo

Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Si è aperta il 16 ottobre e sarà visitabile fino al 16 novembre la mostra “Nouveaux langages dans less arts entre les deux rives”, che si svolgerà negli spazi dell’ex Convento di Santa Croce a Tunisi. L’esposizione è organizzata dall’Istituto di Cultura di Tunisi e la Fondazione Orestiadi di Gibellina ed è curata da Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee.

La mostra si compone di opere di artisti italiani e tunisini che si confrontano sui nuovi linguaggi artistici contemporanei.

Con questa nuova mostra, si intende rilanciare quel dialogo, costruito sull’interscambio e sul confronto creativo, che ha contribuito a rafforzare le relazioni culturali e umane tra Italia e Tunisia. Il progetto espositivo si articola in due tappe: la prima a Tunisi e la seconda a Gibellina (TP), città designata come capitale italiana dell’arte contemporanea 2026 dal ministero della Cultura Italiano .

In un momento storico in cui il dialogo culturale e artistico tra le due sponde del Mediterraneo si rivela sempre più strategico, la mostra conferma il ruolo dell’arte come strumento di ponte, conoscenza reciproca e scambio culturale, celebrando la ricchezza e la vitalità di due tradizioni artistiche profondamente interconnesse.

Alfonso Campisi, preside della cattedra Sicilia presso l’Università di Manouba, partecipando al vernissage inaugurale, ha affermato che “l’emigrazione siciliana in Tunisia è una storia di resilienza, di adattamento e di coesistenza pacifica, ed è essenziale che continui a essere raccontata. Se ne parla molto qui a Tunisi, ma in Italia, in Francia e in altri Paesi europei se ne parla ancor troppo poco. È una vicenda che ha plasmato vite, creato legami indissolubili e arricchito il patrimonio culturale di entrambe le sponde del Mediterraneo”.

Il Dar Bach Hamba, poco ditante dall’ex convento di santa Croce dove si tiene la mostra, è stato per più di dieci anni sede della Fondazione Orestiadi, luogo di incontro tra intellettual, artisti, docenti, allievi delle due sponde. Un progetto che negli anni ha avvicinato i due popoli attraverso rapporti culturale e umani.

Tra gli artisti tunisini esposti figurano Lynda Abdellatif che propone ceramiche sulla figura femminile. Soufiane Bouali, propone opere in acciaio inox da farfalle a calligrafie come l’installazione della parola Habib che in arabo significa “amore”. Saida Dridi lascia spazio all’immaginazione con le sue opere che trasformano tessuti e materiale da riciclo in opere d’arte.

Una sua installazione che cattura l’attenzione è rappresentata dalle treccine di una “donna subsahariana”, che ricorda i colori e le parrucche delle donne migranti dal sud del continente africano, che transitano in Tunisia prima di raggiungere l’Europa.

Altre opere di degna attenzione quelle di Karmy Lassaad, AD 93; Muhammed Messaoudi & Heier Saidani; Khaled Ben Slimane e Sonia Ben Slimane Besada.

Tra gli artisti italiani spiccano Emilio Angelini, Dalila Belato, Silvio Cattani, Leonardo Fisco, Officine Palmizi, Marilù Viviano e il Collettivo Nouvelles Ce’ ramiques Gibellina. Le loro opere spaziano dalla ceramica alla pittura su vetro, dalla resina alle installazioni tessili restituendo al visitatore un mosaico di grande effetto e dinamismo del contemporaneo metiterraneo.

Girolamo Palmizi è stato tra i primi, insieme alla collega Dridi, a credere nelle potenzialità della sinergia culturale e artistica tra Italia e Tunisia organizzando corsi di ceramica e workshop nel corso degli anni. Per la mostra ha proposto una selezione di pesci murali realizzati in tessuti riutilizzati, in cui i colori si intrecciano con specchi e reti dei pescatori che percorrono il mare tra Mazara e Tunisi, portando con sé storie e racconti della comunità siciliana di Tunisia.

Patrocinata dalla municipalità di Tunisi, dalla Cattedra Sicilia V. Consolo per il dialogo tra culture e civiltà dell’Università della Manouba, e dal Dipartimento di architettura e design dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, l’esposizione si pone come rafforzamento degli antichi e stretti legami tra Italia e Tunisia, tracciando la strada tra storicità e innovazione.

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