Roberto Roggero - Da decenni non si assisteva a una dimostrazione a tal punto chiara. Dalla Turchia pare davvero giungere un messaggio sulla fine del blocco Erdogan al comando del Paese. Il “Sultano” ha perso le due più importanti roccaforti del proprio potere, Ankara e Istanbul. Nella città sul Bosforo, con più di 16 milioni di abitanti fra turchi, arabi, curdi, e di mille altre nazionalità, il sindaco Ekrem Imamoglu ha superato nettamente il 50% dei consensi elettorali, sconfiggendo l’uomo di Erdogan, Murat Kurum, che non è andato oltre il 40%.
Un fiume di persone di tutte le età, con i bambini in braccio e bandiere rosse con la mezzaluna, si è riversato per le strade per festeggiare, e inneggiare alle dimissioni del presidente. Il partito CHP ha vinto nella maggior parte dei distretti di Istanbul, riconquistando dopo 30 anni i distretti di Beyoglu e Uskudar, dove Erdogan ha la propria residenza, e dove ha vinto una donna.
Nella capitale Ankara, il sindaco uscente Mansur Yavas ha superato altrettanto nettamente il rivale sostenuto dal presidente. Vittoria dell’opposizione anche a Izmir, terza più importante città del Paese, e Adana e Mersin. Grande sorpresa a Bursa, grande centro industriale dove Erdogan ha sempre vinto, e che oggi conserva ancora i centri più importanti sul Mar Nero e parte dell’Anatolia centrale.
Il partito di Erdogan, AKP, ha perso il primato dei consensi a livello nazionale attestandosi, sfiorando il 35,5% mentre il CHP supera abbondantemente il 37,5% in un voto espresso da circa 62 milioni di elettori su oltre 80 Comuni.
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