USA VS Iran: diritto internazionale calpestato
- Maddalena Celano
- 22 giu
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Maddalena Celano (Assadakah News) - Occidente criminale e diritto internazionale calpestato: i bombardamenti USA-Israele contro l’Iran e il silenzio complice della “comunità internazionale”
Nel primo pomeriggio del 22 giugno 2025, gli Stati Uniti d’America — in spregio a ogni forma di diritto internazionale e con palese disprezzo per la sovranità degli Stati — hanno lanciato una serie di attacchi aerei contro le centrali nucleari iraniane di Fordow, Natanz e Isfahan. Si tratta di impianti civili, sottoposti al monitoraggio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), che l’Iran non ha mai convertito a uso militare. Nonostante ciò, Washington ha scelto deliberatamente la strada dell’aggressione, in una sinergia bellica con Israele, che aveva già inaugurato questa escalation il 13 giugno, colpendo infrastrutture nucleari in territorio iraniano senza alcuna autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Questo doppio attacco segna un salto di qualità nell’arroganza imperialista e nella sistematica violazione dell’ordine giuridico internazionale. L’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite vieta in modo inequivocabile l’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di uno Stato sovrano. Eppure, da Washington e Tel Aviv, giungono soltanto giustificazioni inconsistenti, fondate su una presunta “minaccia nucleare iraniana” che non trova alcun riscontro nelle ispezioni ufficiali dell’AIEA.
Non siamo di fronte a un caso isolato. La storia recente è segnata da un lungo elenco di azioni unilaterali e guerre preventive condotte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati fuori da qualsiasi cornice legale: basti ricordare l’invasione dell’Iraq nel 2003, giustificata con il falso pretesto della presenza di armi di distruzione di massa; la devastazione della Libia nel 2011 sotto la copertura della “responsabilità di proteggere”; o l’appoggio incondizionato all’occupazione e alla colonizzazione israeliana nei Territori palestinesi, da decenni in flagrante violazione delle risoluzioni ONU.
Oggi, con l’attacco alle centrali nucleari iraniane, l’Occidente compie un ulteriore passo verso l’abisso. Non solo viene messa a repentaglio la sicurezza della popolazione iraniana, esposta al rischio di contaminazione radioattiva, ma si minaccia la stabilità dell’intera regione mediorientale e si compromette il già fragile equilibrio della sicurezza nucleare globale. È un atto irresponsabile e criminale, che potrebbe facilmente degenerare in una catastrofe umanitaria e ambientale di portata incalcolabile.
L’Iran, attraverso il diplomatico Abbas Araghchi, ha dichiarato che “si riserva tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo”. Si tratta di un legittimo diritto alla difesa riconosciuto dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, ma che viene sistematicamente negato o demonizzato dai media occidentali, troppo spesso complici nel costruire una narrazione tossica e deformata che dipinge la Repubblica Islamica come un soggetto irrazionale e aggressivo.
Il silenzio — o peggio, l’assenso — delle cancellerie europee e dei grandi organi d’informazione è l’ennesima prova della doppia morale che impera nella politica internazionale: da un lato, si invoca il diritto e la democrazia quando serve a giustificare sanzioni, guerre economiche o cambi di regime; dall’altro, si chiude un occhio (o entrambi) quando sono gli alleati occidentali a calpestare le leggi internazionali più elementari.
In conclusione, non si tratta solo di una questione giuridica, ma di una battaglia per l’emancipazione dei popoli, per la sovranità delle nazioni oppresse e per la costruzione di un ordine mondiale multipolare, fondato sulla giustizia, sul rispetto reciproco e sull’autodeterminazione. L’aggressione contro l’Iran non è un incidente: è l’ennesima manifestazione della volontà imperialista di dominare, punire, umiliare chi non si allinea. E di fronte a questa deriva, ogni coscienza critica e libera ha il dovere morale di schierarsi.

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