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USA colpiscono i siti nucleari iraniani: atto gravissimo che mette a rischio l'intero Medio Oriente

  • 22 giu
  • Tempo di lettura: 3 min
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Maddalena Celano (Assadakah News) - Nel corso della notte, un fatto di inaudita gravità si è consumato nel silenzio assordante delle diplomazie mondiali: gli Stati Uniti hanno bombardato tre tra i più sensibili siti nucleari iraniani, quelli di Fordow, Natanz e Isfahan. Non si è trattato di un attacco “ordinario”, ma di un’azione che ha colpito installazioni legate al programma nucleare civile della Repubblica Islamica, esponendo milioni di persone al rischio di contaminazione radioattiva.

È un atto che segna un ulteriore passo verso l’abisso di una guerra globale, in un momento in cui il sistema internazionale già mostra segnali di collasso, frantumato tra crisi energetiche, guerre per procura e tensioni sempre più incandescenti tra potenze globali.


Un attacco di fatto nucleare


Non è esagerato parlare di attacco nucleare non convenzionale. Non ci sono state esplosioni atomiche, ma colpire siti di arricchimento dell’uranio o depositi di combustibile nucleare significa minacciare direttamente la sicurezza radiologica di intere regioni, con possibili ricadute per Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Golfo Persico, Caucaso e perfino India.

L’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) ha già espresso profonda preoccupazione per il “deterioramento della sicurezza nucleare e fisica” nella Repubblica Islamica. Sebbene al momento non si registrino fughe radioattive estese, il rischio rimane altissimo, e i prossimi giorni saranno cruciali per valutare l’entità del danno.


Donald Trump: da “uomo di pace” a piromane globale


A dare l’ordine di attacco sarebbe stato Donald Trump, l’ex presidente tornato sulla scena internazionale con toni sempre più bellicisti, smascherando una volta per tutte la narrativa, tanto cara a certi ambienti occidentali, che lo voleva “meno guerrafondaio” dei suoi predecessori.

Con questo attacco, Trump ha superato ogni linea rossa mai toccata da Ronald Reagan, George H.W. Bush e George W. Bush, presidenti già noti per i loro interventi militari destabilizzanti in Medio Oriente e nel Sud globale. Ma nessuno, dopo Hiroshima e Nagasaki, si era mai spinto a bombardare installazioni nucleari attive, consapevole delle devastanti conseguenze potenziali.


Il multipolarismo tradito


Negli ultimi anni, molti osservatori avevano sperato in una transizione verso un ordine mondiale multipolare, più equilibrato, capace di ridurre l’arroganza imperiale statunitense. Ma l’attacco odierno rappresenta un ritorno brutale al peggiore unilateralismo, con l’aggravante della dimensione genocida che può avere una contaminazione nucleare, anche solo parziale.

L'Iran, da parte sua, ha già dichiarato che risponderà "al momento e nel luogo opportuno", evocando lo spettro di un conflitto allargato. La Cina ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza ONU, mentre Mosca ha definito l’atto "una provocazione irresponsabile e criminale".


Dov’è la comunità internazionale?


Il silenzio di gran parte dei media occidentali, l’assenza di reazioni forti da parte dell’Europa, e la sostanziale acquiescenza di governi come quello italiano o francese, rappresentano un’ulteriore sconfitta del diritto internazionale. L’Iran non ha mai aggredito alcun paese, né possiede armi nucleari – come confermato da anni di ispezioni AIEA – ma continua a essere demonizzato e attaccato da potenze che dispongono di arsenali atomici e che, a differenza di Teheran, non hanno mai firmato il Trattato di Non Proliferazione o lo violano impunemente.


Un bivio per l’umanità


Con questo atto, l’imperialismo USA ha mostrato il suo volto più feroce, nichilista, pronto al genocidio pur di riaffermare il suo dominio globale. È giunto il momento, per chi ancora crede nella pace e nella sovranità dei popoli, di alzare la voce, rompere il silenzio e mobilitarsi contro l’inevitabile discesa verso la guerra totale.

Non possiamo accettare che un solo uomo, per calcolo elettorale o per delirio egemonico, metta a rischio la vita di milioni di innocenti e il futuro stesso del pianeta.

Dopo Hiroshima e Nagasaki, il mondo aveva giurato: “Mai più”. Quel giuramento è stato infranto.

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