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Yemen – Giornalisti condannati a morte e carcere duro

Assadakah News Agency - Situazione drammatica per gli operatori dell’informazione nello Yemen, soprattutto nelle zone sotto controllo dei ribelli Houthi, i quali, nell’agosto 2021 avevano arrestato il 28enne giornalista Younis Abdelsalam, scarcerato dopo 15 mesi. L’accusa era di avere scritto alcuni articoli online, giudicati troppo critici nei confronti delle autorità, nonché offensivi per quanto riguarda la religione. Una buona notizia, quindi, per quanto riguarda il giovane collega, che però non regge il confronto con altri, in un Paese che da diversi anni non conosce pace.

Solo nella prima metà del 2022 il sindacato dei giornalisti yemeniti ha denunciato 16 casi di aggressioni, minacce e istigazioni alla violenza, nonché la chiusura di sei emittenti radiofoniche.

Amnesty International ha svolto ricerche su otto giornalisti arrestati dagli Houthi tra il 2015 e il 2021. Oltre Abdelsalam, oggi tornato libero ma comunque costantemente sorvegliato, degli altri sette, quattro sono stati condannati a morte e tre a pene detentive, tutti al termine di processi estremamente celebrati e dopo anni di prigionia, segnati da torture e dal divieto di cure mediche.

I quattro giornalisti che rischiano la pena capitale sono Abdelkhaleq Amran, Tawfiq al-Mansouri, Hareth Hamid e Akram al-Walifi, arrestati nell’estate 2015, incarcerati, e solo dopo tre anni informati delle accuse: diffusione, tramite i social media, notizie false, dichiarazioni e dicerie in favore dei crimini dell’aggressore saudita. L’ipotesi di una scarcerazione nel contesto di uno scambio di prigionieri non ha avuto seguito e per ben otto volte il loro appello è stato rimandato. I tre giornalisti condannati a pene detentive sono Mohammad al-Junaid, Mohammed al-Salahi e Nabil al-Sidawi, accusati di vari reati, fra cui la collaborazione con “l’aggressore saudita”, e condannati dopo un processo a porte chiuse dopo tre anni e otto mesi di carcere.


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