129 Stati condannano gli attacchi israeliani a centri medici iraniani.
- Maddalena Celano
- 7 giorni fa
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Maddalena Celano (Assadakah News) - Il clima in Medio Oriente resta incandescente, ma questa volta la condanna internazionale
contro Israele è inequivocabile: 129 Paesi hanno denunciato con fermezza i bombardamenti
contro centri di produzione e distribuzione di vaccini e medicinali in Iran.
Parallelamente, l’ex presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, ha ribadito il ruolo
strategico e morale di Hezbollah, definendolo “fonte di onore e orgoglio per l’Islam” e
baluardo contro l’aggressione sionista e l’egemonia occidentale.

Un crimine contro la salute pubblica
Secondo quanto riportato dall’agenzia IRNA, i raid israeliani hanno deliberatamente colpito
infrastrutture civili destinate alla salute della popolazione iraniana e alla cooperazione
sanitaria internazionale.
Colpire fabbriche di vaccini e farmaci, soprattutto in un Paese che ha investito
massicciamente nella produzione autonoma durante l’embargo, è una chiara violazione del
diritto internazionale umanitario e delle norme più basilari di civiltà.
Si tratta di un’azione che non solo mira a danneggiare le capacità sanitarie dell’Iran, ma
intende colpire la popolazione, configurandosi come atto di guerra ibrida: militare,
economica e psicologica.
L’ipocrisia dell’Occidente
Nonostante la condanna di 129 Stati, il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti, continua
a fornire copertura politica e diplomatica a Israele, mostrando ancora una volta un
doppiopesismo strutturale: pronti a denunciare crimini in altre aree del mondo, ma silenti o
giustificazionisti quando l’aggressore è Tel Aviv.
Questo atteggiamento mina la credibilità stessa del sistema multilaterale e rivela come il
diritto internazionale venga spesso applicato in maniera selettiva, in base alle convenienze
geopolitiche.
Larijani: Hezbollah come scudo e dignità dell’Islam
Larijani, figura di spicco della politica iraniana e uomo chiave nella definizione delle
strategie regionali di Teheran, ha ribadito che Hezbollah non è solo una forza militare, ma
un simbolo di resistenza per tutti i popoli oppressi.
Nella visione iraniana, il movimento libanese è parte integrante dell’asse della resistenza,
che comprende Siria, Iraq, Yemen e Palestina, e rappresenta una barriera concreta contro le
ambizioni espansionistiche di Israele e dei suoi alleati.

La battaglia della narrativa
Questi due episodi — la condanna internazionale per l’attacco alle strutture sanitarie e le
dichiarazioni di Larijani — rientrano nella stessa cornice strategica:
- Presentare l’Iran come vittima di aggressioni ingiustificate, colpito non per minacce reali
ma per il suo ruolo indipendente nello scenario internazionale.
- Rafforzare la legittimità morale e politica delle forze di resistenza, contrapponendo la
solidarietà Sud-Sud all’arroganza delle potenze occidentali.
Il diritto internazionale come arma politica
Gli attacchi a infrastrutture sanitarie civili sono proibiti dall’articolo 18 della IV
Convenzione di Ginevra e possono costituire crimini di guerra ai sensi dell’art. 8 dello
Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale.
La mancata azione contro Israele, nonostante le prove e le condanne, dimostra che il diritto
internazionale rimane spesso ostaggio dei rapporti di forza, ma offre comunque uno
strumento di pressione diplomatica che Teheran e i suoi alleati possono utilizzare nelle sedi
multilaterali.
Prospettive
Il sostegno di oltre due terzi della comunità internazionale su questa vicenda è un segnale
che l’isolamento dell’Iran, auspicato da Washington e Tel Aviv, non è realtà.
Al contrario, cresce il riconoscimento del ruolo dell’Iran come potenza regionale autonoma,
capace di difendere i propri interessi e quelli dei suoi alleati.
Le parole di Larijani su Hezbollah rafforzano questa immagine: un fronte compatto, radicato
nella legittimità della resistenza e pronto a sfidare l’egemonia occidentale nel cuore del
Medio Oriente.
In un’epoca in cui la propaganda occidentale tenta di rovesciare carnefici e vittime, l’Iran
dimostra che resistere è ancora possibile.
Colpire i centri sanitari non significa soltanto infrangere le leggi internazionali: significa
tentare di spezzare il diritto dei popoli alla vita, alla salute e alla dignità.
Ma Teheran, insieme a Hezbollah e a tutti i membri dell’asse della resistenza, risponde con
la sola arma che l’egemonia teme davvero: la fermezza e la volontà di non piegarsi.
La condanna di 129 Stati non è un fatto simbolico: è la prova che l’isolamento dell’Iran è un
mito alimentato da chi teme un Medio Oriente libero dal giogo sionista e neocoloniale.
La storia insegna che le guerre si vincono non solo con le armi, ma con la legittimità, la
solidarietà e la determinazione dei popoli.
E oggi, su entrambi i fronti, Teheran non arretra di un passo.

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