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Al-Sharaa a Mosca, diplomazia e grandi equilibri

  • 17 ott
  • Tempo di lettura: 3 min
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Wael Al-Mawla - In un momento di estrema sensibilità per i mutamenti regionali e interni, il Presidente della fase transitoria in Siria, Ahmad al-Sharaa, ha compiuto una visita ufficiale a Mosca, portando con sé un carico di significati che vanno oltre le relazioni bilaterali, fino a toccare il cuore delle intese internazionali sul futuro della Siria e sulla stabilità del Mediterraneo orientale.

Una visita dopo la trasformazione

La visita è giunta in una fase di transizione che attraversa il Paese, mentre cresce il discorso internazionale sulla necessità di attuare un pacchetto di riforme politiche e amministrative che includano la ristrutturazione delle istituzioni statali, la riorganizzazione dell’esercito e il ritorno di alcuni ufficiali, come preludio alla formazione di un governo di unità nazionale basato sulla decentralizzazione amministrativa quale nuovo modello dello Stato.

Al-Sharaa aveva già accennato a questa fase, definendola una “ricostruzione dello Stato su basi moderne e inclusive”, segnalando il passaggio da uno “Stato dei centri di potere” a uno Stato delle istituzioni.

È evidente che Damasco miri, attraverso questa visita, a ridefinire il proprio rapporto con Mosca su una base di parità e non di dipendenza, nel contesto di un equilibrio regionale in rapido mutamento.

La Turchia e il clima della visita

I movimenti turchi hanno costituito lo sfondo principale della visita. Ankara, da settimane, lavora per creare il clima politico e regionale favorevole al suo successo, cercando di contenere l’espansione israeliana a nord, a sud e nel Mediterraneo, e di sciogliere il nodo del confronto turco-israeliano, recentemente attenuato dal crescente coordinamento russo-israeliano.

Fonti diplomatiche indicano che questo coordinamento è avvenuto con una benedizione americana indiretta, dopo che l’ammiraglio Brad Cooper ha assunto la supervisione del dossier siriano nell’ambito della ristrutturazione del comando centrale statunitense, con l’obiettivo di garantire la stabilità della Siria e prevenire tensioni improvvise.

Mosca centro della distensione

Durante il suo incontro con il Presidente Vladimir Putin e i principali funzionari russi, Al-Sharaa ha discusso diversi dossier, tra cui: Regolamentare la presenza militare russa sulla costa siriana e definirne i limiti legali e politici - Monitorare i movimenti delle figure del precedente regime residenti a Mosca - Coordinare le posizioni sui dossier sensibili come la questione curda, l’Est dell’Eufrate e il Sud della Siria - Ampliare la cooperazione economica, in particolare nei settori del petrolio e del gas nel Mediterraneo, in un quadro di relazioni più indipendenti e con una maggiore pluralità di partner.

I messaggi regionali della visita

La visita ha trasmesso chiare messe politiche a più attori. A Mosca: la volontà di Damasco di mantenere il partenariato strategico, ma in un rapporto più equilibrato che preservi sovranità e interessi comuni. A Washington e Ankara: la disponibilità della nuova Siria a entrare in intese regionali che garantiscano stabilità e pongano fine alla logica del conflitto per procura. All’interno siriano: la conferma che le riforme sono già iniziate e che lo Stato si dirige verso un modello più inclusivo e realistico.

Risultati e valutazioni preliminari

Le prime indicazioni mostrano che la visita ha prodotto risultati concreti, tra cui: Mantenimento della presenza russa entro un quadro legale concordato - Formazione di un comitato siriano-russo per seguire i dossier economici e politici - Intesa preliminare sul coordinamento delle posizioni riguardo la questione curda, l’Est dell’Eufrate e il Sud - Sostegno russo esplicito al percorso di riforme e ricostruzione delle istituzioni statali.

Conclusione

La visita di Ahmad al-Sharaa a Mosca rappresenta una tappa cruciale nel percorso delle relazioni siro-russe e un passo fondamentale per consolidare la posizione di Damasco nella nuova mappa degli equilibri internazionali. È una visita che si inserisce nel quadro di un coordinamento turco-russo-americano non dichiarato, e conferma che la fase prossima, se le riforme verranno completate, sarà una fase di gestione della stabilità, non del conflitto.

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