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Algeria - I Patrimoni Unesco

  • 15 lug
  • Tempo di lettura: 12 min

Roberto Roggero* - In base alla Convenzione Unesco sul Patrimonio dell'Umanità, stilata nel giugno 1974, i tesori dell’Algeria sono sette, con sei candidature.

Il primo sito iscritto nella lista è stato nel 1980, cioè la Qal'a dei Banu Hammad, durante la 4a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale. Cinque furono aggiunti nel 1982 e nel 1992. Sei sono considerati culturali e uno di interesse misto.

Ricostruzione dell'antico insediamento di Qal'a Banu Hammad
Ricostruzione dell'antico insediamento di Qal'a Banu Hammad

Qal'a Banu Hammad

Un antico insediamento musulmano di straordinaria bellezza, incastonato in un paesaggio montano. Qal’a Banu Hammad, fondata nel 1007 e distrutta nel 1152, fu la prima capitale della dinastia degli Hammadidi. Ancora oggi, si può ammirare la moschea, con una sala per la preghiera di 13 navate e otto campate, una delle più grandi del Paese.

Qal’a Banu Hammad significa appunto “Città degli Hammadidi”, è uno dei più antichi siti islamici fortificati conosciuti, si trova a un’altitudine di oltre 1.000 metri, nei pressi di Bishara (provincia di M’sila), a circa 200 km a sud-est di Algeri, ed è fra i meglio conservati del Paese.

Oltre alla moschea, da ammirare le rovine del palazzo reale, un complesso di tre costruzioni, architettonicamente molto eleganti e raffinati.

Una delle famose torri di Qal'a Banu Hammas
Una delle famose torri di Qal'a Banu Hammas

Inoltre, vi è il Palazzo del Mare (Dar al-Bahr), che deve il nome alla piscina rettangolare, di 67x47 metri, con una rampa che serviva per calare e ritirare le barche. Riferimenti alle esposizioni nautiche di questa piscina appaiono nei racconti dei visitatori contemporanei. Era circondata da un portico, al quale si accede attraverso un ingresso monumentale. Vi è poi un ampio terrazzamento elevato e un cortile con giardini. All'esterno delle mura del complesso, i giardini si estendevano in tutta la città, e sono talmente vasti che ancora oggi non sono stati esplorati completamente dagli archeologi, anche se sono state scoperte diverse fontane ornamentali.

Fu Hammad ibn Buuggin (figlio del fondatore di Algeri, Buluggin ibn Ziri) a fare erigere la città fortificata, nel 1007, dichiarandola capitale del regno Hammadida, e sostenne un assedio nel 1017. Nel 1090 fu abbandonata sotto la minaccia del Banu Hilal e parzialmente distrutta dagli Almohadi nel 1152.

Tassili n'Ajjer

Situato in uno straordinario paesaggio lunare, di grande interesse geologico, Tassili n’Ajjer conserva uno dei più importanti esempi di arte rupestre preistorica del mondo. Più di 15mila incisioni illustrano cambiamenti climatici, migrazioni animali e l'evoluzione della vita ai confini del Sahara, mandrie di bestiame, grandi animali selvaggi tra cui elefanti, giraffe e coccodrilli, attività umane come caccia e danza, risalenti a un periodo che va dal 6000 a.C. ai primi secoli dell'era attuale. Affascinanti poi le celebri "foreste di pietra".

Le pitture rupestri di Tassili n'Ajjer
Le pitture rupestri di Tassili n'Ajjer

Tassili n'Ajjer, in berbero significa "Altopiano dei Tuareg Kel Ajjer", ed è un massiccio montuoso del sud est, al confine con la Libia (distretto di Ghat, provincia di Illizi e di Tamanrasset). Si estende per circa 500 chilometri e il suo punto più elevato è il monte Afao (2.158 m). La città più vicina è Djanet, a circa 10 km di distanza. Gran parte della catena montuosa è compresa nel Parco Nazionale come Riserva della Biosfera.

Le montagne sono sostanzialmente di arenaria, e nel corso dei millenni, l’erosione ha formato bel 300 archi di roccia, oltre a numerose altre formazioni.

L'altitudine e le proprietà dell'arenaria, hanno favorito una ricca vegetazione, che emerge dal deserto circostante, con specie molto rare fra cui il cipresso e il mirto del Sahara. Geologicamente, Tassili n'Ajjer appartiene alla regione del Sahara occidentale, dove millenni fa scorrevano ricchi corsi d’acqua, quando il clima era decisamente differente da quello attuale.

Valle dello M'zab

E’ un sito risalente al 10° secolo, periodo Ibadita, composto da cinque Ksour (fortificazioni), ancora oggi praticamente intatto, con un’architettura progettata per la vita comunitaria, nel rispetto della struttura della famiglia, ancora oggi fonte d'ispirazione per i progettisti di urbanistica.

Lo M’zab (o Zab) è una regione del Sahara settentrionale, nella Provincia di Ghardaia, a circa 600 km a sud di Algeri, abitata in prevalenza da tribù di etnia Berbera, che chiamano il territorio “Aghlan n Mzab” ("canale", "valle"). Le tribù arabe la chiamano Shebka ("rete") mentre i Mozabiti la chiamano At Yighersan, con riferimento agli abiti tradizionali tessuti in casa.

Antiche opere architettoniche nella Valle dello Mzab
Antiche opere architettoniche nella Valle dello Mzab

Lo Mzab è un altopiano calcareo, situato nella regione dello uadi Mzab, e anticamente era percorsa da Wasiliti e Zeneti (berberi nomadi), poi ha cominciato ad essere abitata da gruppi di residenti fissi nell'11° secolo, dopo il crollo dell'Imamato di Tahert ad opera dei Fatimidi, con scontri per il controllo delle importanti oasi di Ouargla e Sedrata. I Fatimidi poi fondarono in successione le città che ancor oggi vi si trovano: El-Atteuf (1012), Melika (1017), Bou-Noura (1046), Béni-Isguène (1321), Guerrara (1631), Berriane (1690) e altri centri minori.

Lo Mzab (che è anche la lingua derivata dal berbero, parlata nella zona) venne compreso nel protettorato francese con decreto dell’aprile 1853, e, dopo la repressione di una rivolta, fu definitivamente annesso nel novembre 1883 come parte della colonia d’Algeria. Dopo l'indipendenza del 1962 divenne parte integrante dell'Algeria.

L'organizzazione sociopolitica degli Ibaditi dello Mzab, è ancora oggi molto fedele alla tradizione. Le autorità principali sono 12 religiosi, appartenenti alla classe degli Halqa ("cerchia"), che eleggono un loro Cheikh, che resta in carica a vita, ma che può dimettersi o essere sostituito. Successivamente vi è la classe degli Irwan, religiosi di grado intermedio, che hanno autorità sugli Imsurda, i giovani studenti, livello più basso del clero ibadita.

Lungo i costoni rocciosi si trova la Pentapoli, i cinque villaggi fortificati Mzab (Ghardaia, Beni Isguen, Melika, Bounoura, ed El-Ateuf) e, poco lontano le città di Berriane e Guerara. Sono insediamenti con una attenta realizzazione urbanistica, ancora oggi modello di studio, e al centro geografico sorge la moschea che ha intorno le residenze dei religiosi e, allargandosi, quelle di chi pratica mestieri considerati meno spiritualmente elevati.

Dal purismo funzionale caratteristico del credo ibadita, unito allo stile di vita delle oasi, deriva una ottimale organizzazione logistica dello spazio e del territorio: ogni città possiede una moschea costruita sul modello delle fortezze, con il minareto che era anche torre di guardia.

Djemila (Cuicul)

Situata a 900 m sul livello del mare, Djémila, o Cuicul, con il foro, i templi, le basiliche, gli archi di trionfo e le abitazioni, è un esempio di urbanistica romana adattata a una località montana, vicino alla costa del Mediterraneo, a est della capitale.

Le rovine della antica Djemila
Le rovine della antica Djemila

L’antica città-colonia romana venne fondata su un precedente insediamento berbero, probabilmente sotto il regno dell’imperatore Traiano, alla fine del I° secolo, ed ebbe particolare sviluppo dal 3° secolo, a giudicare dagli edifici, riccamente decorati con eleganti mosaici. Djemila subì diversi attacchi, ma riuscì a resistere, soprattutto contro i Vandali di Genserico, e superò anche la colonizzazione bizantina. I primi scavi archeologici iniziarono nel 1909, quando vennero alla luce alcuni resti sul ristretto pianoro fra due corsi d’acqua, attraversato dalla strada che oggi collega Costantina (l’antica Cirta) e Setif

L’urbanistica ricalca l’abituale schema romano, con incroci fra decumani e cardini, e si possono ancora oggi ammirare parte della cinta muraria e le due porte d’accesso alle estremità del cardine massimo. Vi era anche il tradizionale foro, una piazza quasi quadrata con portici su due lati e tempio capitolino, una curia e una basilica. Vi erano poi il tempio di Venere Genitrice, il macellum e le terme. Durante il regno di Antonino Pio (138-161) fu costruito anche un teatro, poi sotto il regno di Commodo (180-192) nuove terme. Con Caracalla (211-217) si realizzò un secondo foro con arco di trionfo e un tempio dedicato alla Gens Septimia, la famiglia imperiale.

In epoca successiva si formò anche un quartiere cristiano con un primo vescovo nominato nel 255, con due basiliche, una del 4° secolo e una del 6° secolo), un battistero e una grande abitazione che probabilmente era la residenza del vescovo, e altre due basiliche cristiane. Splendidi mosaici sono conservati anche nel locale museo.

Tipasa

Sulle sponde del Mediterraneo, Tipasa era un antico scalo commerciale conquistato dai Romani, che lo trasformarono in base strategica per la conquista del regno di Mauretania. Comprende un gruppo unico di rovine, le più antiche risalenti all’epoca fenicia, ma anche romane, paleocristiane e bizantine, e monumenti autoctoni, come il Kbor er Roumia, il mausoleo reale della Mauretania, databili fra il 6° e il 7° secolo a.C.

Tipasa di Mauretania (poi provincia romana) si trova sulla costa, a circa 70 km a ovest di Algeri, fu fondata dai Cartaginesi come polo commerciale, e infatti il termine “Tipasa” significa “scalo”. Nei pressi si trova anche la necropoli punica, con tombe a camera e a fossa.

Lo scalo offriva rifugio ai naviganti, nella rotta fra Icosium (oggi Algeri) e Cesarea di Mauretania (oggi Cherchell), per le navi dirette verso le Colonne d’Ercole (Gibiliterra), e si sviluppò fino a diventare, nel 2° secolo a.C. una vera e propria città. Le grandi necropoli sono tra le più antiche ed estese dell’epoca cartaginese.

Dopo la IIa Guerra Punica, Tipasa venne inglobata nel regno di Numidia, di Giuba II e del figlio Tolomeo di Mauretania. La città era sul percorso tra la capitale del regno di Giuba II e di Tolomeo (Cesarea, 20 km più ad est).

Il Mausoleo reale di Tipasa di Mauretania
Il Mausoleo reale di Tipasa di Mauretania

Dopo l'annessione del regno di Mauretania (anno 44), sotto l'imperatore Claudio, la città fu inglobata nella provincia romana della Mauretania Cesariense e nel 46 divenne colonia di diritto latino, sotto Adriano, con il nome di Colonia Aelia Augusta Tipasensium. La città romana occupava la collina dove oggi si trova il faro che dominava il porto. Era cinta da mura, e comprendeva il foro, una basilica civile e un tempio capitolino, numerosi edifici pubblici e abitazioni private.

Con la crescita della città, venne realizzata una seconda cinta muraria di circa 2.300 metri, sotto l'imperatore Antonino Pio nel 147, durante la guerra contro i Mauri. Alla fine del 2° secolo raggiunse il suo periodo più florido, con una popolazione residente di circa 20mila persone.

Fu tra i primi territori ad essere cristianizzati, come testimonia l'iscrizione di Rasinia Seconda, la più antica esistente in Africa. Successivamente furono costruite numerose basiliche cristiane e necropoli.

A metà del 4° secolo, Tipasa fu uno dei centri dove si sentirono maggiormente le conseguenze dello scisma donatista, e fra il 371 e il 375. Nel 430 fu distrutta dai Vandali di Genserico, e durante il regno del figlio Unnerico, iniziarono anche le persecuzioni contro i cristiani non ariani.

Dopo la riconquista bizantina, nel 534, la città venne parzialmente riedificata, poi abbandonata durante il periodo arabo, quando era chiamata Tefassed.

Nell'800 vennero alla luce le prime rovine e cominciarono gli scavi archeologici, proseguito poi nel 1946.

Oggi è possibile ammirare i resti del foro, un criptoportico, il Tempio Capitolino, la Curia e la Basilica civile del 2° secolo, inoltre il mosaico dei Prigionieri, oggi al museo.

Vi è poi l’anfiteatro, con le volte che sorreggevano la cavea, e il podio che separava quest'ultima dall'arena, costruito in epoca tarda, in parte su precedenti costruzioni.

Originale è poi il cosiddetto Tempio Anonimo, situato insieme al Tempio Nuovo lungo il decumano, risalente al 3° secolo. Celebre è poi il Ninfeo, cioè la fontana pubblica monumentale a pianta semicircolare. Alle spalle della fontana, i resti di un acquedotto che riforniva di acqua la città.

Da ammirare anche il Teatro Romani, danneggiato nel 1847 per estrarne i blocchi reimpiegati nella costruzione di un ospedale per i malati di colera, che poteva ospitare fino a 4.000 persone. La Grande Basilica Cristiana è la chiesa più grande fino ad oggi ritrovata in Algeria, ma della quale rimangono non molti resti. Aveva in origine una navata centrale e tre navate laterali per ciascun lato, separate da arcate su pilastri, con pavimento a mosaico e abside a strapiombo sul mare.

Il grande mausoleo circolare nella Necropoli Occidentale si trova fuori delle mura, con sepolture pagane e cristiane, alcune sono ipogee, scavate nella roccia. Il mausoleo conserva una serie di colonne che inquadrano nicchie ad arco destinate ad ospitare i sarcofagi. Al centro, i resti della sepoltura più importante e altri sarcofagi.

La Basilica di Alessandro è dedicata al vescovo cittadino, costruita su terreno roccioso e accidentato, a pianta trapezoidale. Il presbiterio poggiava su nove sarcofagi accostati ed era coperto da un'iscrizione a mosaico, oggi conservata presso il Museo Nazionale delle Antichità e delle Arti Islamiche di Algeri.

Nella Città Bassa sono visibili edifici residenziali con impianti termali, una fabbrica di garum, i resti del sistema di distribuzione delle acque e del sistema fognario, e la bellissima Villa degli Affreschi, con un grande salone pavimentato a mosaico.

La Cappella di Santa Salsa deve il nome, secondo la leggenda, a una giovinetta di 14 anni, convertita alla fede cristiana mentre i suoi genitori erano rimasti. Dopo aver gettato in mare la testa di un idolo in bronzo a forma di dragone, sarebbe stata lapidata e gettata in mare. Il corpo fu raccolto da un marinaio guidato da un sogno e seppellita in una cappella su una collina fuori dalle mura, che oggi si chiama Koudiat Zarzour.

La Basilica di San Pietro e Paolo risale alla fine del 5° secolo, addossata alle mura. Gli scavi all'interno di questo edificio hanno riportato in luce sarcofagi e lucerne con simboli cristiani.

La antica Timgad
La antica Timgad

Timgad

Si trova sulle pendici settentrionali dei monti Aurès e fu creata come colonia militare dall'imperatore Traiano nell’anno 100, con urbanistica che riproduce il classico modello Romano. E’ in ottimo stato di conservazione grazie alle sabbie del Sahara.

I Romani la chiamarono Thamugadis, e oggi si possono ammirare ancora vestigia in buono stato. Fu riportata alla luce nel 19° secolo, e ribattezzata "la Pompei africana".

Le rovine si trovano a circa 35 km da Batna, e secondo le testimonianze storiche era un avamposto contro i Berberi dell'Aurés. In origine era abitata da veterani delle legioni romane che avevano combattuto i Parti, ai quali vennero assegnate terre in cambio degli anni di servizio militare.

Si trova lungo la strada fra Theveste e Lambaesis (sede della IIIa Legione Augusta), era circondata da mura ma non fortificata. Inizialmente ospitava circa 15mila abitanti, ma si sviluppò velocemente, senza rispettare la planimetria della fondazione originale.

Fra le rovine di Timgad sono visibili il decumano e il cardo, affiancati da un colonnato corinzio parzialmente restaurato. Vi è poi l’arco di Traiano (2°-3° secolo), costruito in stile corinzio principalmente in arenaria.

Fra gli edifici, una basilica, una biblioteca, quattro terme e un teatro con 3.500 posti, in ottime condizioni, tanto che ancora oggi è utilizzato per molte rappresentazioni.

A Timgad sono stati identificati diversi mercati, riconoscibili dalle iscrizioni, come il mercato di Plozio Faustus Sertius, il mercato delle stoffe e dei vestiti, il forum vestitiarum adiutricianum, il un tempio dedicato a Giove Capitolino (grande quasi come il Pantheon di Roma), una chiesa quadrata con abside circolare del 7° secolo, e una cittadella bizantina costruita.

Nel 5° secolo Timgad venne saccheggiata dai Vandali, dopo di che iniziò il declino. Nel 535 fu occupata dal generale bizantino Salomone, e nel 7° secolo venne ripopolata come un centro di primaria importanza per la cristianità e sede di diocesi. In seguito fu saccheggiata dai Berberi e definitivamente abbandonata.

Algeri - La Casbah

Famosa in tutto il mondo, la Casbah è un tipo unico di medina, o città islamica, affacciata sulle isole dove nel 4° secolo a.C. fu fondata una base commerciale cartaginese. Comprende i resti della cittadella, antiche moschee e palazzi in stile ottomano.

Scorcio dell'interno del Palazzo del Rais, nella Casbah di Algeri
Scorcio dell'interno del Palazzo del Rais, nella Casbah di Algeri

La Casbah deve il nome dalla cittadella che sovrasta la moderna città (in arabo Al-Qaṣabah). Il termine era originariamente attribuito al punto più alto della medina dell'epoca Ziride e, per estensione, indica l'intera medina, delimitata dai bastioni ottomani del XVI secolo.

La cittadella si trova al centro di Algeri, un posto strategico in quanto la posizione geografica è centrale nel Maghreb. La ristrettezza e la tortuosità delle strade ne fanno una zona esclusivamente pedonale, dove il rifornimento di carburante e la raccolta dei rifiuti viene ancora tradizionalmente effettuata a dorso di asino.

Esempio mirabile di architettura islamica e maghrebina, la sua storia risale all'antichità, dove fu prima un porto fenicio, poi berbero e infine romano.

Fu fondata nel 10° secolo dai Berberi Ziridi, poi arricchita da altre dinastie che dominarono tutto il Maghreb centrale, e raggiunse l’apice durante il periodo della Reggenza, come sede del potere politico.

Nel 1830 i francesi conquistarono la Casbah, che venne gradatamente allontanata dal centro del potere, stabilito nella città nuova, poi fu il nucleo degli indipendentisti del Fronte di Liberazione Nazionale, durante la guerra di Algeria ma anche dopo l’indipendenza, la Casbah non riacquistò il ruolo centrale che aveva in precedenza.

Il quartiere forma un triangolo alla cui base vi è la baia cella capitale. Il candore delle case e la loro disposizione hanno alimentato la passione degli scrittori, che spesso hanno intravisto nella città la forma di una sfinge.

Un artigiano esperto nella lavorazione del rame, nella Casbsh di Algeri
Un artigiano esperto nella lavorazione del rame, nella Casbsh di Algeri

Il primo insediamento nel sito risale al periodo punico, la cui traccia più antica risale alla fine del 6° secolo a.C. quando i Cartaginesi ne fecero una base commerciale, per controllare il traffico di oro, argento e stagno.

La Casbah è protetta dalla riva di Bab el Oued e dalla baia di Agha, e da quattro isolotti vicino alla riva che oggi parte integrate del porto. Questo ruolo portuale della città è confermato dal geografo cordovano dell’11° secolo Abu ʿUbayd Al-Bakri che parla della città protetta da un porto, dai suoi isolotti e dalla sua baia e che fungeva da punto di ancoraggio invernale.

I primi insediamenti umani dell’area della Casbah risalgono al Neolitico, anche se è ancora oggi difficile datare con precisione una prima presenza umana, almeno fino a quando i Cartaginesi battezzarono il luogo con il nome di Ikosim.

La struttura urbana della casba di Algeri è tipica delle medine del Maghreb, poi vi sono tracce di architetture militari del periodo ottomano più recente, in particolare nella Cittadella, con stradine tortuose, vicoli ciechi e passaggi strategici chiamati Sabat.

L'interno della Grande Moschea nella Casbah di Algeri
L'interno della Grande Moschea nella Casbah di Algeri

La Hawma ("quartiere") è considerata uno spazio semiprivato, mentre i centri commerciali (i Suq), le fontane e i luoghi del potere sono considerati pubblici. Ogni distretto della Casbah comprende moschee e qubba dei marabutti locali, come Sidi Abd al-Rahman e Sidi Brahim.

La Casbah di Algeri era divisa in una parta bassa dedita a commerci e vita pubblica, in gran parte demolita durante il colonialismo francese far spazio a nuovi edifici e all'attuale Place des Martyrs, oltre a Dar Hassan Pacha, il palazzo invernale dei governatori coloniali, e il Palazzo del Rais, sede dei corsari barbareschi della Reggenza di Algeri, e una parte alta, meglio conservata, che comprende la Cittadella e Dar Soltan, l'ultimo palazzo del Dey di Algeri.

Fra i principali palazzi della Cittadella, si possono ammirare Dar Aziza, Dar Hassan Pacha, Palazzo Mustapha Pacha, Palazzo Ahmed Bey, Palazzo El Hamra, Dar Khedaoudj el Amia, Dar El Kadi, Dar Soltan, la Maison du Millénaire, Palazzo del Rais, Dar Essadaka e Dar Es Souf.

Il palazzo più antico è quello della Djenina, distrutto da un incendio nel 1844. E’ un antico forte berbero, residenza dei governatori della città nel medioevo. Le sue origini sono anteriori al periodo ottomano, durante il quale divenne sede del potere.

Fra le principali moschee della Casbah di Algeri, la Ketchaoua, El-Kebir (la più antica), El-Djedid, Ali Bitchin, Sidi Ramdane, Sidi M'hamed Cherif, Berrani, e El-Safir.

Vi è poi la Grande Sinagoga (Jamal li Houd) e numerose madrase, la più famosa delle quali è la Thaalibiyya, vicino alla tomba di Sidi Abd Al-Rahman.

(*Direttore responsabile Assadakah News)

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