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Artsakh - Sta per compiersi un genocidio annunciato da tempo


Letizia Leonardi ( Assadakah News Agency) - Non c'è più tempo per parole, promesse e buoni propositi. In Artsakh (Nagorno Karabakh) occorre agire e agire immediatamente. Oltre duemila donne incinte stanno lottando per sopravvivere in condizioni di malnutrizione e con la terribile minaccia di aborti a causa del blocco del corridoio di Lachin da parte dell'Azerbaijan che non consente il rifornimento di alcuna merce, compresi i medicinali. Ogni giorno che passa, le donne incinte cercano, con le loro poche forze, di proteggere dalla dura realtà, i loro bambini non ancora nati.


Si aggrappano alla speranza, pregando per la fine del blocco e per un futuro nel quale i loro figli possano vivere in pace nella loro terra. Sono continui gli svenimenti tra le donne in gravidanza che non hanno la possibilità di nutrirsi come dovrebbero. Gli aborti spontanei sono aumentati di tre volte a causa della mancanza di alimenti di base e medicine.

Oltre trentamila bambini stanno lottando per sopravvivere in condizioni di gravissima malnutrizione. Una tragedia straziante si sta svolgendo nel Nagorno Karabakh nella totale indifferenza della Comunità Internazionale che, dal 12 dicembre 2022, ignorano le grida di aiuto di 120 mila armeni ostaggio degli azeri. Un blocco, dell'unica via di comunicazione, che ha scatenato un drammatico incubo umanitario. 120 persone stanno lottando per la sopravvivenza.


La mancanza di accesso al cibo e alle risorse essenziali minaccia soprattutto il benessere di innumerevoli persone fragili, tra cui anziani, donne e bambini. Piccoli innocenti che sono privati ​​anche del loro diritto all'istruzione. Le scuole, che dovrebbero essere vivaci centri di apprendimento, ora sono vuote. Non si sentono più le risate che un tempo riempivano le aule. L'interruzione dei servizi essenziali da parte delle autorità azere colpisce direttamente anche le infrastrutture educative, rendendo quasi impossibile il funzionamento delle scuole. Ci sono lunghe code per una quantità estremamente limitata di cibo. I residenti dell'autoproclamata Repubblica aspettano ore per ricevere un piccolo pezzo di pane quotidiano. L'Azerbaijan ha interrotto la fornitura di elettricità e gas dall'Armenia al Nagorno Karabakh, aggravando così la crisi energetica e umanitaria.


La totale proibizione della fornitura di merci da parte dell'Azerbaijan ha lasciato le persone del Nagorno Karabakh isolate dal mondo esterno, a combattere per soddisfare i loro bisogni primari di cibo, medicine e beni essenziali. Oltre nove mila persone con disabilità stanno lottando per sopravvivere in condizioni precarie. Non possiamo stare inerti mentre le persone soffrono e muoiono di fame. Le autorità dell'Azerbaijan stanno vietando anche l'accesso dei mezzi umanitari della Croce Rossa Internazionale. Oltre ottomila persone con malattie circolatorie sono rimaste senza medicine e quasi cinquemila con diabete e malattie croniche sono rimaste senza cure fondamentali a causa del blocco, che sta quindi provocando la violazione dei diritti fondamentali delle persone.


Dietro le complessità politiche si nasconde una tragedia umana. La straziante realtà delle persone che muoiono di fame nel Nagorno Karabakh. Si tratta di una catastrofe che richiede un'azione immediata da parte della Comunità Internazionale.



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