Letizia Leonardi (Assadakah News Agency) - Le vittorie bulgare nelle elezioni politiche di un Paese in genere provano che, in quel Paese, non ci sono né democrazia né votazioni libere. Per la quinta volta le elezioni presidenziali in Azerbaijan si sono chiuse, ieri 7 febbraio, con la rielezione di Ilham Aliyev con il 92% dei voti. Notizia prevedibile.
Bisogna considerare infatti che lo spoglio delle schede è avvenuto senza alcun controllo da parte di media indipendenti e senza una vera e propria opposizione.
Giornalisti e attivisti politici non allineati sono in carcere, ci sarebbe da riformare la legge elettorale e le commissioni elettorali sono sotto l’influenza delle autorità di Baku. Ecco perché non ci si può stupire di questa riconferma a furor di popolo. I partiti di opposizione hanno praticamente boicottato queste votazioni definite una imitazione della democrazia. Il portavoce principale per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione Europea, Peter Stano, ha dichiarato che la Commissione di osservazione elettorale sulle elezioni presidenziali azere ha rilevato che il voto si è svolto in un contesto politico restrittivo, in base a leggi che limitano i diritti e le libertà. Peccato però che il deputato di Fratelli d'Italia, Andrea Di Giuseppe, in un suo twitter ha scritto: "Sono in visita parlamentare in Azerbaijan come osservatore italiano per monitorare le elezioni presidenziali. Ho visitato numerosi seggi senza rilevare interferenze o stranezze. Grande affluenza e forte presenza di giovani. Segnali molto positivi". Delle quattro una: o il deputato italiano ha monitorato seggi di un'altra nazione: ritiene normale lo svolgimento di questo tipo di elezioni; ha una incapacità di valutazione che lo rende inadatto a far parte di questo tipo di commissione; ha qualche convenienza a nascondere evidenze che un'intera commissione ha rilevato. Sarebbe interessante sapere quale delle quattro è la ragione della valutazione del deputato del parlamento italiano.
Da notare che il Governo italiano sta dalla parte di un dittatore che ha anticipato le presidenziali, che si sarebbero dovute tenere il prossimo anno, senza il giusto preavviso per garantire una normale campagna elettorale. La ragione principale della decisione di Alyiev di votare un anno prima del termine del suo mandato sta nel fatto che ha la vittoria fresca sugli armeni del Nagorno Karabakh, una vittoria insanguinata. Ad Alyiev scippare la terra a 120 mila armeni è servito per la sua riconferma, evitare elezioni libere e democratiche è servito a ottenere il 92% dei "consensi". L'aver violato i fondamentali diritti umani e preso con la forza la piccola enclave armena è stato infatti il suo programma elettorale.
E anche in questo quinto mandato Baku avrà il consenso dell'Italia, tenuta sotto scacco per il gas e dell'Unione Europea, incapace di prendere una posizione forte e decisa.
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