Caucaso - Regione in bilico con il nuovo asse Ankara-Baku-Yerevan
- 7 lug
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Letizia Leonardi (Assadakah News) - Nel cuore del Caucaso si stanno ridefinendo gli equilibri geopolitici, in un contesto che vede protagonisti Armenia, Turchia e Azerbaijan. Al centro della contesa c'è l'accordo per l'apertura del cosiddetto corridoio di Zangezur, una direttrice di transito che dovrebbe collegare direttamente il territorio azero al suo exclave del Nakhchivan, passando per la provincia armena di Syunik. L’intesa, sostenuta da Ankara e Baku e in fase di negoziazione con Yerevan, è al centro di valutazioni geopolitiche sempre più complesse.
L’infrastruttura, che si inserisce nel più ampio progetto TRACECA (Transport Corridor Europe-Caucasus-Asia), è formalmente volta a facilitare gli scambi commerciali tra Europa e Asia centrale. Tuttavia, osservatori e analisti internazionali mettono in evidenza le implicazioni strategiche che tale apertura comporterebbe, in un momento in cui la Russia, tradizionalmente dominante nell’area, si trova in una fase di tensione crescente sia sul fronte ucraino che in Asia centrale.
Il governo di Nikol Pashinyan ha mostrato una progressiva inclinazione verso un allineamento euro-atlantico, partecipando a esercitazioni congiunte con paesi NATO e manifestando aperture verso Stati Uniti, Francia e persino la Turchia. Questa svolta ha acuito il gelo con Mosca, che considera l’Armenia parte del proprio spazio di influenza storica. La presenza russa nella base di Gyumri, parte integrante del sistema difensivo meridionale della Federazione, appare oggi sempre più precaria.
La rinuncia implicita al pieno controllo della provincia di Syunik, o la sua trasformazione in corridoio extraterritoriale, è percepita da una parte consistente della popolazione armena come una minaccia diretta alla sovranità nazionale. Tuttavia, il governo di Yerevan ritiene che una più stretta integrazione con l’Occidente e con i partner regionali possa garantire stabilità economica e sicurezza a lungo termine.
Per la Turchia, il corridoio rappresenta una pietra angolare del progetto di connessione pan-turca che va sotto il nome di “Grande Turan”, un’iniziativa culturale e strategica volta a rafforzare i legami tra i paesi di lingua turca. Il corridoio faciliterebbe il collegamento diretto con l’Azerbaijan e, tramite questo, con le repubbliche centroasiatiche, consolidando il ruolo della Turchia come potenza regionale.
Ankara, inoltre, gioca un ruolo sempre più rilevante nel settore militare in Azerbaijan, dove ha fornito supporto durante il conflitto del 2020 in Nagorno Karabakh e ha contribuito alla modernizzazione delle forze armate azere. La collaborazione militare si è estesa anche a esercitazioni congiunte e a ipotesi, finora non confermate da fonti ufficiali, di una presenza militare più strutturata sul territorio azero.
Secondo vari analisti di think tank internazionali (Carnegie, Jamestown Foundation, Chatham House), l’apertura del corridoio potrebbe costituire un tassello nel più ampio tentativo di ristrutturazione degli assetti post-sovietici in chiave occidentale. La NATO, pur non coinvolta formalmente, osserva con attenzione i movimenti nella regione, così come Israele, già strettamente alleato dell’Azerbaigjan nel settore militare e della sicurezza.
In questo contesto, si moltiplicano le voci che ipotizzano un rafforzamento dell’asse Ankara-Baku, sostenuto anche da Stati Uniti e Regno Unito, con l’obiettivo di limitare l’influenza sia russa che iraniana nel Caucaso e oltre.
Per Mosca, la prospettiva di perdere la centralità nel Caucaso meridionale, dopo aver già visto ridursi la sua influenza nel Nagorno Karabakh e in Georgia, rappresenta un rischio strategico significativo. La Russia si trova oggi ad affrontare pressioni su più fronti: in Ucraina, dove il conflitto continua senza soluzioni rapide all’orizzonte; in Asia centrale, dove la Cina sta assumendo un ruolo crescente; e ora anche nel Caucaso.
Il ritiro della presenza militare russa dall’Armenia, finora solo ipotizzato da alcuni osservatori, comporterebbe una trasformazione radicale del sistema di sicurezza regionale.
(Foto di Altre Notizie)







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