Egitto - Scoperta la Tomba di un capo militare di Ramses III
- Patrizia Boi
- 2 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 9 apr

Patrizia Boi (Assadakah News) - Nelle sabbie del governatorato di Ismailia, dove l'eco del passato risuona tra le antiche pietre, è riemersa una testimonianza straordinaria della grandezza dell'Antico Egitto: la tomba di un capo militare che servì il potente faraone Ramses III. Questo ritrovamento, avvenuto a Tell Roud Iskander, non è solo una scoperta archeologica, ma un viaggio nel tempo, un'immersione nell'esistenza di un uomo che visse all'ombra di uno dei più grandi sovrani della XX dinastia.
Tell Roud Iskander, con le sue antiche fortificazioni, era un punto nevralgico per la difesa dei confini orientali dell'Egitto.
«Questo sito ha svolto un ruolo chiave nella sicurezza dei confini orientali dell'Egitto, in particolare attraverso la costruzione di fortificazioni e bastioni difensivi», ha dichiarato il Consiglio Supremo delle Antichità egiziane, sottolineando l'importanza strategica della regione.
La tomba e i suoi tesori

Come ha spiegato il capo del Dipartimento delle Antichità Egizie presso il Consiglio Supremo delle Antichità, Mohamed Abdel Badie, la tomba, costruita con mattoni di fango e dipinta di un bianco che ancora oggi conserva la sua purezza, si compone di una camera principale e tre stanze adiacenti. Al suo interno, gli archeologi hanno rinvenuto un tesoro di inestimabile valore: 1) Punte di freccia in bronzo, testimonianza del valore militare del defunto. 2) Un anello d'oro con il cartiglio di Ramses III, simbolo del legame con il faraone. 3) Una collezione di perle e pietre di varie forme e colori, e una piccola scatola in avorio, segno di ricchezza e status elevato. 4) Frammenti di uno scettro cerimoniale, simbolo di autorità. 5) Inoltre, sono stati scoperti vasi in alabastro in ottimo stato di conservazione, decorati con iscrizioni e tracce di colore, tra cui due cartigli con il nome del faraone "Horemheb", uno dei più importanti re e comandanti militari della XVIII dinastia, un enigma che ha suscitato grande interesse.
«La presenza dei cartigli di Horemheb è un mistero che stiamo cercando di risolvere», ha affermato uno degli archeologi.
«Potrebbe indicare un riutilizzo della tomba o una connessione tra i due personaggi che ancora non comprendiamo appieno».
Il segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, Mohamed Ismail Khaled, ha sottolineato che alcuni reperti rinvenuti all'interno della tomba del comandante militare, tra cui strumenti in bronzo come punte di freccia e resti di uno scettro "Heka", dimostrano il prestigio e l'alto rango militare del defunto.

L'identità del generale sepolto nella tomba rimane avvolta nel mistero. Tuttavia, i reperti rinvenuti testimoniano il suo ruolo di rilievo nella corte di Ramses III.
«La ricchezza dei manufatti indica che si trattava di un uomo di grande importanza», ha dichiarato un altro membro del team di scavo.
«Un comandante che godeva della fiducia del faraone».
La scoperta di uno scheletro umano sotto uno strato di cartonnage, un materiale utilizzato per le maschere funerarie, suggerisce che la tomba sia stata riutilizzata in un periodo successivo.
«Questo ritrovamento indica che la tomba ha avuto una lunga storia», ha spiegato un archeologo.
«È stata un luogo di sepoltura per diverse generazioni».
Il direttore del Dipartimento delle Antichità del Basso Egitto e del Sinai, Kotb Fawzi Kotb, ha riferito che la missione ha anche scoperto, all'interno delle tombe collettive risalenti all’epoca greco-romana, resti scheletrici umani.

Nei pressi del complesso funerario, infatti, gli archeologi hanno rinvenuto tombe collettive del periodo greco-romano, sepolture individuali del periodo tardo e amuleti delle divinità Taouret e Bès, protettrici del parto, e dell'Oudjat, simbolo di protezione.
«Questo sito è un vero e proprio mosaico di epoche», ha dichiarato un archeologo.
«Un luogo dove la storia si è stratificata nel corso dei millenni».
Le simbologie degli amuleti
Per comprende meglio il senso di queste sepolture e l'importanza simbolica delle divinità legate agli amuleti ritrovati rammentiamo chi sono queste divinità.

Taouret, conosciuta anche come Tueret o Taweret, è una divinità dell'antico Egitto venerata come protettrice delle donne incinte e dei bambini. Il suo nome significa "La Grande" o "Colei che è grande".
Iconograficamente, è rappresentata come un essere ibrido con testa e corpo di ippopotamo femmina gravida, seni umani, zampe di leone e coda di coccodrillo. Questa combinazione simboleggia la sua natura protettiva e la sua associazione con la fertilità e la maternità.
Oltre a vegliare sulle partorienti, Tueret era considerata madre e nutrice divina del faraone, nonché una figura che garantiva protezione durante il sonno. Il suo culto era particolarmente diffuso a Deir el-Medina, il villaggio degli artigiani che lavoravano alle tombe reali nella Valle dei Re.

Bes è un'altra divinità egizia, nota per il suo aspetto peculiare: un nano tarchiato con tratti animaleschi, spesso raffigurato con una smorfia o la lingua penzolante. Nonostante l'aspetto grottesco, Bes era considerato un potente protettore della casa, delle donne in travaglio, dei bambini e del sonno.
Era anche associato alla musica, alla danza e al divertimento, diventando patrono delle danzatrici e dei musicisti. Amuleti raffiguranti Bes erano comuni nelle abitazioni egizie, utilizzati per allontanare gli spiriti maligni e proteggere la famiglia. Il suo culto divenne particolarmente popolare durante il Nuovo Regno e si diffuse anche oltre i confini dell'Egitto, influenzando culture vicine.
L'Oudjat, conosciuto anche come Occhio di Horus, è uno dei simboli più affascinanti e potenti dell’antico Egitto. Legato alla protezione, alla guarigione e alla forza vitale, era considerato un amuleto capace di allontanare il male e garantire benessere a chi lo portava con sé.
La sua origine è legata alla mitologia egizia e, in particolare, alla storia di Horus, il dio falco. Secondo il mito, Horus combatté contro Seth per vendicare la morte del padre Osiride, ma durante la battaglia perse l’occhio sinistro. Fu il dio Thot, simbolo di saggezza e conoscenza, a guarirlo e a restituirgli la vista. Da quel momento, l’Oudjat divenne il simbolo della rigenerazione e della protezione divina.

Gli Antichi Egizi credevano fermamente nel suo potere, tanto da inciderlo su amuleti, gioielli e sarcofagi, convinti che potesse proteggere sia i vivi sia i defunti nel loro viaggio nell’aldilà. Non era raro trovarlo anche dipinto sulle imbarcazioni o sulle pareti delle case, proprio per tenere lontani gli spiriti maligni e garantire fortuna e sicurezza.
Ma l’Oudjat non era solo un simbolo religioso: la sua forma complessa rappresentava anche i sei sensi umani (pensiero, vista, olfatto, udito, tatto e gusto), a dimostrazione di quanto fosse legato all’idea di equilibrio e armonia tra corpo e spirito.
Ancora oggi l'Occhio di Horus continua ad affascinare e a essere utilizzato come simbolo di protezione, un segno antico che ha attraversato i millenni senza perdere il suo potere evocativo.
Un tesoro per l'Egitto e per il mondo
Questa scoperta in definitiva è di fondamentale importanza per l'Egitto e per il mondo intero. Essa fornisce preziose informazioni sulla storia militare e sociale dell'Antico Egitto durante il regno di Ramses III, gettando nuova luce su un'epoca di grande splendore.
Comments