Hussein Ghamlouche (Ambasciatore internazionale di Pace) - "In veste di ambasciatore di Pace sento con particolare intensità la necessità di diffondere un importante messaggio, sia come libanese, che come residente in Italia, Paese per il quale sento una attrazione particolare, soprattutto per i forti legami che esistono con il Libano, che oggi sta attraversando un periodo drammatico della propria storia, complice anche la tensione che deriva dalla guerra nella vicina Striscia di Gaza e al confine meridionale con Israele, ma non solo perché situazioni di estrema emergenza esistono anche in altri Paesi, come il martoriato Sudan, o lo Yemen, e la lista è tristemente lunga. Colgo quindi l’occasione della ricorrenza del 25 aprile, giorno in cui l’Italia celebra la liberazione dal nazifascismo, che non deve essere solo una festa italiana, ma la festa di tutti, con il coinvolgimento delle molte differenti comunità straniere, islamiche e non islamiche, ormai inserite nel tessuto sociale italiano. Che il 25 aprile sia la festa della memoria, soprattutto una ricorrenza che non deve essere strumentalizzata dalla retorica o da cerimonie e vuoti discorsi.
Siamo più di otto miliardi di individui e i popoli che non hanno una memoria storica condivisa non possono essere in grado di realizzare un futuro comune di convivenza e cooperazione. Per questo anche in Italia è importante agire insieme per mantenere viva questa memoria comune, perché il futuro è certo ormai da intendere in comune. Di strada ne abbiamo fatta, ma ne rimane ancora tanta da percorrere, ed è un impegno che tutti dobbiamo assumerci, tenendo presente che le differenze devono essere intese come collante, e non come elemento che divide.
Il mio personale augurio, è quindi che dall’Italia che festeggia la propria liberazione dal gioco di una tirannia, tutti si uniscano per combattere qualunque genere di prevaricazione, soprattutto culturale, perché non si può più aspettare e stare a guardare”.