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Gaza – Consiglio di Sicurezza ONU in riunione


Roberto Roggero - Al Palazzo di Vetro di New York ha avuto inizio alle 15,30 circa di oggi, 16 maggio, la riunione del Consiglio di Sicurezza ONU sulla situazione fra Territori Palestinesi e Israele, mentre sul terreno continuano le ostilità. Gli utlimi attacchi israeliani sono stati particolarmente massicci, mentre Hamas risponde con il lancio di missili verso le città di Sderot e fin sulla capitale, Tel Aviv, e il numero delle vittime innocenti, soprattutto bambini, continua ad aumentare.

Il Consiglio di Sicurezza ONU sta quindi discutendo le modalità per coinvolgere tutte le parti in causa e attivare al più presto un cessate-il-fuoco, come ha confermato il segretario generale Antonio Guterres, che ha definito “assolutamente spaventosa” la spirale di violenza. “I combattimenti devono cessare immediatamente – ha aggiunto – sia i bombardamenti israeliani che i lanci di razzi palestinesi, e per questo mi appello personalmente a tutte le parti coinvolte, per accogliere questa richiesta”.

Visti i precedenti, però, non molti nutrono speranze in tal senso, sia per tutte le risoluzioni dello stesso Consiglio di Sicurezza, costantemente ignorate, sua perché l'organismo si è già riunito sue volte nella scorsa settimana, senza giungere a nulla di conclusivo, nemmeno a formulare una dichiarazione ufficiale.

La Cina, presidente di turno, ha accusato gli USA di bloccare un appello dei quindici per allentare le tensioni a Gaza: il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno bloccato una bozza del Consiglio per chiedere la cessazione delle ostilità.

All'incontro a livello ministeriale partecipano il segretario generale Antonio Guterres, il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, il ministro degli esteri palestinese Riad al Malki, mentre per gli USA è presente l'ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield.

ONU, Egitto e Qatar starebbero negoziando una tregua fra israeliani e palestinesi per permettere a Gaza di rifornirsi del carburante e materiali di prima necessità, per non peggiorare quella che a tutti gli effetti può ben definirsi “catastrofe umanitaria”, mentre secondo fonti interne all'ONU, Israele starebbe valutando un'offerta di Hamas per una tregua a lungo termine, anche se l'informazione non è stata confermata, oltre che a non corrispondere al modus operandi dell'organizzazione palestinese. Tanto più che da Tel Aviv giunge notizia secondo cui, nella riunione del Gabinetto di Sicurezza del governo non è stato discusso alcun cessate-il-fuoco con Hamas.


L'inviato del presidente Joe Biden, Hady Amr, è in Israele per colloqui che hanno come obiettivo una de-escalation. Biden ha parlato con il premier israeliano Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas nella tarda serata di ieri e li ha aggiornati sugli sforzi diplomatici degli Stati Uniti.

Alla luce degli ultimi drammatici sviluppi, anche l'Alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha annunciato la convocazione dei ministri degli Esteri d'Europa per determinare il contributo dell'Europa per mettere fine alle violenze. Da Roma, il ministro Di Maio preme perché la UE giunga a una posizione unitaria sulla questione, per spingere velocemente le parti a sedersi al tavolo dei negoziati.

Da parte sua, l'Arabia Saudita ha convocato una riunione dei ministri degli Esteri dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (con 57 Paesi membri), “per discutere l'aggressione israeliana contro i palestinesi”, come riporta Al-Arabiya.

Sul piano militare, il nuovo conflitto fa rilevare alcune novità. Innanzitutto i razzi di Hamas sono in grado di raggiungere Tel Aviv, distante una sessantina di chilometri dalla Striscia di Gaza. La maggior parte viene intercettata dal sistema difensivo Iron Dome, ma l'evoluzione della tecnologia militare di Hamas è un fattore da non sottovalutare.

Da qualche anno Hamas utilizza anche i droni, che volano a quote e velocità difficilmente rilevabili dalla contraerea israeliana. I droni arrivano piuttosto facilmente nella Striscia nonostante i rigidi controlli israeliani, e di solito si tratta di apparati Ababil, di fabbricazione iraniana. Ultima nota: pare che, a scopo precauzionale, truppe israeliane siano schierate anche ai confine con il Libano, dove per altro è presente la missione UNIFIL a guida italiana.

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