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Gaza - Il ruolo del Qatar


Assadakah News Agency - Nella trattativa fra Hamas e Israele che ha portato a una tregua e alla liberazione di numerosi ostaggi, fondamentale è stato il ruolo di mediazione svolto dal Qatar, i cui incaricati stanno cercando di estendere i termini e la durata del cessate-il-fuoco di almeno quattro giorni, e ottenere il rilascio di altri 40 ostaggi. I mediatori del Qatar hanno inoltre dichiarato che, per liberare altri ostaggi, Hamas deve prima recuperarli da altri gruppi.

Il Qatar ha poi trattato direttamente la liberazione delle americane Judith e Natalie Raanan, confermando la fondamentale importanza dell’azione di mediazione.

Il Qatar si trova infatti nella condizione eccezionale di essere allineato agli USA in Medio Oriente, ma ha anche relazioni con Hamas, costruite in diversi decenni.

L’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, e il primo ministro Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, sono diventati figure centrali nelle trattative.

Non è la prima volta che il Qatar assume un ruolo centrale di mediazione, e infatti era già successo due anni fa, durante le operazioni di ritiro dell’esercito statunitense ed evacuazione di parte dei civili dall’Afghanistan. Allora il Qatar si era confermato unico intermediario efficace per organizzare una trattativa diplomatica con i talebani, grazie a delicati equilibri costruiti nell’ultimo decennio da quando, con il benestare di Washington, furono aperti a Doha “uffici politici” dei talebani e di Hamas, che funzionano tipo ambasciate, e ospitano soprattutto figure importanti ed esperte dei due gruppi: oggi hanno sede a Doha tutti i vertici in esilio del movimento radicale palestinese, compreso uno dei capi di fatto, Ismail Haniyeh.

Da quando nel 2007 Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, il Qatar finanzia il gruppo per la gestione politica della Striscia, per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, per garantire il funzionamento di ospedali, scuole e ogni struttura pubblica.

L’area di influenza del Qatar si è comunque estesa, grazie anche a operazioni di cosiddetto “soft power”, ovvero la capacità di ottenere rilevanza e influenza senza usare la forza o la minaccia della forza, come avvenuto nel 1996 con la creazione del canale televisivo Al Jazeera, diventato in poco tempo il più importante della regione, con uffici e canali anche in Occidente e in altri Paesi. Non bisogna poi dimenticare che in Qatar si trova la base militare di Al Udeid, costruita nel 1996 con fondi nazionali per un valore di due miliardi di dollari, e concessa in uso al governo statunitense, dove si trova il Centcom (Comando Centrale Operazioni Medio Oriente, Nord Africa e Asia Centrale), che ne ha fatto la base di partenza per le operazioni in Iraq, Afghanistan e Siria. L’investimento iniziale di un miliardo di dollari da parte dell’emirato è stato superato dopo il 2017, quando è stato approvato un progetto di espansione da 1,8 miliardi di dollari.

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