"Il silenzio dentro" - Francesca Ghezzani e la situazione carceraria in Italia
- 15 ott
- Tempo di lettura: 3 min

(Assadakah News - Lisa Bernardini) “Che valore ha la libertà? Ce lo siamo mai chiesti? E se lo è mai domandato chi oggi sta scontando una condanna dietro le sbarre un attimo prima di compiere il reato?” Questi e mille altri quesiti hanno spinto Francesca Ghezzani, nota giornalista e conduttrice televisiva e radiofonica, a compiere attraverso le pagine di “Il silenzio dentro – Quando raccontare diventa un atto di giustizia” (Narrativa d’inchiesta – Swanbook Edizioni, in libreria dal 15 ottobre) un viaggio all’interno e intorno alle carceri italiane per raccontare, con sguardo costruttivo, le molteplici realtà che vivono dietro e oltre le sbarre.
“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione” affermava il padre dell’Illuminismo Voltaire secoli fa e, ancora oggi, è doveroso interrogarsi sulle condizioni delle prigioni, talvolta esempi virtuosi e più spesso alle prese con carenza di personale, sovraffollamento, casi di suicidio tra i detenuti e persino nel Corpo di Polizia Penitenziaria, con un anno 2024 che ci ha lasciato in eredità drammatici record.
Il libro intreccia testimonianze, analisi e riflessioni raccolte intervistando carcerati, ex detenuti reinseriti nella società e figure autorevoli del panorama istituzionale e associativo: esperti di criminologia e psichiatria forense, giornalisti, operatori della comunicazione, esponenti del clero e sociologi, insieme a temi come finanza e imprenditoria sociale, economia carceraria e circolare, upcycling e il rapporto tra giustizia penale e intelligenza artificiale.
Tra le voci raccolte quelle di Alessio Scandurra (Coordinatore dell’Osservatorio di Antigone sulle carceri), Monica Bizaj (Presidente di Sbarre di Zucchero APS), Enrico Sbriglia (Penitenziarista - Former dirigente generale dell’Amministrazione Penitenziaria Italiana), Claudio Bottan e Mirko Federico (Attivisti), Candida Livatino (Perito grafologo), Carmela Pace (Presidente UNICEF Italia), Don Luigi Ciotti, Pino Cantatore, Kento, Valeria Corciolani insieme a numerosi operatori che ogni giorno lavorano per un sistema penitenziario che metta in pratica quanto previsto dall’Art. 27 della Costituzione.
Alla fine del suo viaggio Francesca Ghezzani forse ha trovato risposte che cercava, ma sicuramente si è trovata a porsi altre domande.
“L’idea di questo libro è nata tempo fa, ma ha trovato piena conferma dopo la mia visita, nel 2023, a una Casa di Reclusione nelle vesti di giornalista.
Da allora mi sono chiesta, senza cedere alla retorica del buonismo e consapevole che non tutti sono pronti o disposti a cambiare, cosa serva davvero perché la giustizia compia il suo percorso e chi ha commesso un reato, ma desidera ricominciare, possa contare su un reale reinserimento che lo tenga lontano dalla recidiva.
Come fare in modo che la libertà ritrovata non faccia più paura della prigione stessa? E che la detenzione, se vissuta come un autentico processo di rieducazione, diventi un investimento per chi la attraversa e una garanzia per l’intera società e la sua sicurezza?”.
“Quello che possiamo affermare con assoluta certezza è che questo libro dai contenuti spesso sorprendenti e, se vogliamo inquietanti per gli argomenti che tratta, si può leggere come se fosse un grande romanzo che induce alla riflessione il lettore" – ha commentato l’editore Aurelio Armio.
"Del resto, non potevamo aspettarci nulla di diverso da una grande giornalista come Francesca Ghezzani che da oltre un ventennio è autrice e conduttrice di programmi di informazione che affrontano temi sociali a 360°”.
Con la prefazione di Assunta Corbo, giornalista, autrice e presidente Constructive Network che lo ha definito “un libro necessario per il momento storico che stiamo vivendo e anche per il nutrimento delle coscienze di ognuno di noi” e la postfazione curata dal critico letterario Claudio Ardigò da anni attivo nel volontariato in carcere che ha trovato nell’opera “il racconto di chi si è messo in gioco, di chi si è confidato, di chi si è perso, di chi si è tolto una maschera”, “Il silenzio dentro” è un manifesto di giornalismo costruttivo, dove la narrazione diventa strumento di consapevolezza e cambiamento: un invito ad ascoltare, comprendere e agire, perché raccontare può essere il primo passo verso la giustizia.






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