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Italia - Le comunità islamiche chiedono istituzioni proprie


Assadakah News Agency - Diversi articoli riportati dal sito internet “La Luce”, in gran parte firmati da voci piuttosto importanti, fra cui Hamza Piccardo, fondatore di Ucoii (Unione Comunità Islamiche in Italia), chiedono al governo italiano di poter adottare istituzioni proprie, a modello di quelle realizzate in Gran Bretagna, fra cui un sistema giuridico, e un proprio registro per i matrimoni celebrati nelle moschee, secondo i dettami delle istituzioni religiose islamiche, ovviamente basato sul Corano, così come una propria regolamentazione per divorzio, affidamento dei figli, e altri particolari.

Il tutto per il milione e mezzo di seguaci musulmani residenti in Italia, per poter esprimere una fede che tradizionalmente comprende anche un fondamentale aspetto politico, di fronte un diritto civile italiano considerato inadeguato rispetto a tradizioni e consuetudini. La specificità della legge islamica, come ha dichiarato Hamza Piccardo, difficilmente potrà essere recepita da una società che ormai accetta quasi tutto ma non, ad esempio, la poligamia.

L'articolo intitolato “Matrimonio islamico all'italiana e il ruolo dell’imam”, spiega le caratteristiche del matrimonio musulmano: un contratto con le sue regole (la donna fra l'altro deve sposare un musulmano, l'uomo può unirsi con “gente della scrittura”, anche donne cristiane o ebree). Queste nozze possono essere perfezionate anche senza celebranti, anche non in moschea, ma hanno vincoli ed effetti. “Il problema - scrive Piccardo - sorge quando una donna si trova nella necessità di ottenere il divorzio per via giudiziale”. Se il matrimonio è stato solo religioso, nella maggior parte dei casi la donna che, nell'ambito islamico, volesse essere liberata da quel vincolo, si trova in grave difficoltà. Chi lo scioglierà e come? La soluzione suggerita da Hamza Piccardo potrebbe essere il prevedere un registro nazionale dei matrimoni islamici, l'iscrizione al quale costituirebbe l'accettazione preventiva di una giurisdizione islamica in caso di controversia divorziale.

C'è anche chi propone un'ipotesi ancor più vasta: il caso studio delle Corti Islamiche della Sharia. Nate a Londra nel 1982, oggi sono 85, formate da sapienti delle varie scuole islamiche, tentano le riconciliazioni e possono sciogliere solo i matrimoni religiosi. Non si tratta di un sistema parallelo, ma il timore è proprio questo: che siano pezzi di Sharìa negli ordinamenti europei. Un'altra organizzazione, intanto, fa sapere di aver messo a disposizione due muftì (massima autorità religiosa islamica, con il potere di rilasciare fatwa) per soluzioni giuridiche alle problematiche matrimoniali della vita quotidiana.

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