ANN - Letizia Leonardi - Sanguina ancora, sanguina ogni giorno, per gli armeni dell'Artsakh, la ferita per la perdita di quella che era una delle regioni simbolo e che a seguito della recente guerra è passata sotto il controllo dell'Azerbaijan.
E sanguina soprattutto quando accadono fatti come quello dei giorni scorsi che ha visto la presenza a Shushi di una delegazione di ambasciatori stranieri, voluta e organizzata dal governo di Baku. E sono accorsi in tanti a rappresentare Paesi allettati dagli ingenti accordi economici.
Solo Francia, Stati Uniti e Russia hanno declinato l'invito di Alyiev. In una nota il ministero degli Affari esteri dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) ha dichiarato: “Con tali azioni, l’Azerbaijan sta cercando di consolidare i risultati della guerra di aggressione che ha scatenato il 27 settembre 2020 con la partecipazione della Turchia e di militanti di organizzazioni terroristiche ed estremiste internazionali contro la Repubblica di Artsakh. Sottolineiamo ancora una volta che la situazione attuale è il risultato di azioni illegali dell’Azerbaijan, che ha gravemente violato i principi fondamentali del diritto internazionale, come il non uso della forza o la minaccia della forza, la risoluzione pacifica delle controversie, il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dell'uomo, nonché il rispetto del diritto dell'autodeterminazione dei popoli. I tentativi dell’Azerbaijan di legittimare l’attuale stato di illegalità significa anche giustificare il fatto di aver scatenato una guerra aggressiva, la cooperazione con i terroristi internazionali, le violazioni del diritto internazionale umanitario e i crimini di guerra. A questo proposito, è deplorevole che i diplomatici stranieri accreditati in Azerbaijan abbiano ceduto alle manipolazioni di Baku, che non sono solo volte a impedire la ripresa del processo di risoluzione globale del conflitto tra Azerbaijan e Nagorno Karabakh, ma minano anche le basi della politica internazionale relazioni".
Sempre secondo il ministero degli esteri dell'Artsakh nessuna acquisizione territoriale ottenuta con l'uso della forza o a seguito di minacce dovrebbe essere riconosciuta come legittima. Si ribadisce inoltre che i territori dell'Artsakh, attualmente occupati dagli azeri, compresa la città di Shushi, sono zone solo temporaneamente sotto il controllo dell'Azerbaijan. "La città di Shushi - si legge nella dichiarazione - è parte integrante della Repubblica d'Artsakh, sia negli aspetti territoriali, culturali, economici e storici. Qualsiasi tentativo di ignorare tutto questo è una grave violazione dell’integrità territoriale della Repubblica di Artsakh".
Le richieste dell'autoproclamata Repubblica sono il ripristino dell’integrità territoriale della Repubblica di Artsakh e l’acquisizione di una sua personalità giuridica riconosciuta a livello internazionale. Queste sarebbero le condizioni per arrivare ad una pace definitiva dell'intera area che per ora è in una situazione di incertezza e pericolo. Il governo di Stepanakert chiede agli Stati copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE di adottare tutte le misure necessarie per riprendere il processo negoziale in vista di una soluzione definitiva del conflitto.
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