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La Questione Palestinese e l' Ordine Internazionale

  • 6 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Maddalena Celano (Assadakah News)


Mahmoud Abbas a Roma: Il Rientro della Palestina nella Legittimità Politico-Giuridica



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La visita del Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Mahmoud Abbas, in Italia, è da analizzare non come mero atto di diplomazia bilaterale, ma come un tentativo strategico di riaffermazione della persona giuridica palestinese all'interno di un ordine internazionale in crisi di coerenza. In un contesto geopolitico dove la prassi di alcuni Stati membri (in primis Israele, potenza occupante) mina sistematicamente i precetti del Diritto Internazionale Umanitario (DIU) e del Diritto Internazionale Pubblico (DIP), la presenza di Abbas a Roma ha avuto l'obiettivo primario di riportare il dibattito dal piano dell'emergenza umanitaria a quello della legittimità politica e storica[1].


I. La Palestina: Da "Conflitto" a Questione di Diritto all'Autodeterminazione


L'elemento centrale della narrazione palestinese, ribadito in questa sede, è la decostruzione dell'inquadramento del problema come "conflitto tra due parti equivalenti". Tale formula è funzionale a eludere la natura del contenzioso, che è, nella sua essenza, una questione coloniale irrisolta e di occupazione militare [2].


Il. Riconosce il diritto all'autodeterminazione dei popoli (art. 1, Par. 2 della Carta ONU; Risoluzione 2625 (XXV) dell'AGNU), un principio jus cogens la cui negazione costituisce un illecito grave.


Il popolo palestinese, riconosciuto come tale anche dalle Nazioni Unite sin dalla Risoluzione 181 (II) del 1947, subisce la negazione di questo diritto attraverso:

* L'occupazione militare dei territori acquisiti nel 1967 (Cisgiordania, Gerusalemme Est, Gaza), violando l'art. 2(4) della Carta ONU (divieto di acquisizione territoriale tramite la forza).

* L'espansione degli insediamenti (colonie), considerata una grave violazione della Quarta Convenzione di Ginevra (art. 49) e qualificata dal Consiglio di Sicurezza come un ostacolo "flagrante" alla pace (Risoluzione 2334, 2016) [3].

L'Equivoco della Soluzione dei Due Stati

Il richiamo alla Soluzione dei Due Stati, benché appaia come formula stanca, mantiene un valore normativo e politico cruciale per la parte palestinese. Essa rappresenta il fondamento per la fine della negatio politica e territoriale. Un futuro Stato palestinese non è una concessione ex gratia israeliana, ma un diritto derivante dalla Risoluzione 242 (1967), che esige il ritiro dalle terre occupate, e da decenni di risoluzioni che ne affermano l'ineludibilità.

La sovranità, in questo contesto, è l'elemento essenziale che trasforma la governance palestinese da una mera "amministrazione di sicurezza" sotto egida israeliana (come definita dagli Accordi di Oslo) in un soggetto di DIP pienamente efficace. Senza sovranità reale e integrità territoriale, la violenza non è un'eccezione, ma la regola dell'amministrazione coloniale [4].


III. Il Dialogo Politico e la Rottura della "Normalizzazione"


L'agenda di Abbas a Roma, volta a incontrare tutte le principali forze politiche italiane (Governo e opposizione), è un atto politico di de-marginalizzazione del dossier palestinese. Questa strategia mira a sottrarre la causa alla logica della polarizzazione ideologica e a collocarla nel dominio della coerenza etico-giuridica delle democrazie occidentali [5].

Il sostegno ai diritti palestinesi non è un atto "contro" Israele, ma un atto "a favore" dell'ordine giuridico internazionale e della coerenza normativa. La mancata applicazione universale del DI, come evidenziato dal trattamento differenziato di occupazioni territoriali in contesti diversi, mina il principio fondamentale della uguaglianza sovrana degli Stati e del rispetto della pacta sunt servanda internazionale [6].


VI. L'Ipocrisia Occidentale e la Crisi di Credibilità Normativa

La visita ha agito come uno specchio critico sull'ipocrisia selettiva delle politiche estere occidentali. L'Europa e l'Italia faticano ad armonizzare la condanna delle violazioni del DIU in alcuni teatri (ad esempio, Ucraina) con la persistente ambiguità o il silenzio riguardo le violazioni sistematiche nei Territori Palestinesi Occupati.

Questa applicazione a geometria variabile del DI non è solo un fallimento morale, ma una minaccia strutturale alla credibilità del sistema normativo che l'Occidente stesso ha contribuito a creare e a difendere [7]. Il simbolismo della terra e della autodeterminazione evocato da Abbas è il linguaggio politico universale dei popoli che chiedono di non essere relegati nella categoria giuridica dei soggetti senza protezione effettiva.


V. Conclusioni: La Coerenza Storica come Imperativo Politico


La presenza di Mahmoud Abbas in Italia, in sintesi, ha costretto la classe politica italiana a confrontarsi con una verità scomoda: la stabilità in Medio Oriente non può prescindere dalla giustizia.

L'atto di riconoscere lo Stato di Palestina non è, in un'ottica storico-giuridica, un gesto radicale o sbilanciato. È, al contrario, l'affermazione di coerenza con:

a) Il principio di autodeterminazione dei popoli;

b) Le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU;

c) L'impegno italiano nei confronti del DIU e del DIP.

In un'era di crescente scetticismo verso le istituzioni multilaterali, la visita di Abbas ha riaffermato che il rispetto del diritto internazionale non è una scelta discrezionale, ma l'unico fondamento legittimo per la politica estera di uno Stato democratico [8].



Note:


[1] Shlaim, A. (2009). The Iron Wall: Israel and the Arab World. W. W. Norton & Company.

[2] Falk, R. (2017). Palestine’s Horizon: Toward a Just Peace. Pluto Press.

[3] Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Risoluzione 2334 (2016), che definisce gli insediamenti "una flagrante violazione del diritto internazionale".

[4] Khalidi, W. (2006). Palestinian Identity: The Construction of Modern National Consciousness. Columbia University Press.

[5] L'analisi qui si rifà al concetto di "Diplomazia Pubblica" come strumento di legittimazione in contesti asimmetrici.

[6] Cfr. Articolo 2(1) della Carta ONU e la dottrina sulla responsabilità di proteggere (R2P) e la sua applicazione selettiva.

[7] Mearsheimer, J. J., & Walt, S. M. (2007). The Israel Lobby and U.S. Foreign Policy. Farrar, Straus and Giroux.

[8] Cfr. Costituzione Italiana, Articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...".


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