Roberto Roggero* - Mentre le truppe israeliane si ritirano da Jenin, dopo la più massiccia operazione in Cisgiordania da molti anni, gli aerei da combattimento dello stato ebraico hanno eseguito incursioni nel Sud del Libano, in particolare nell'area fra Tel Al-Nahas e Al-Hamamis, verso la pianura di Marjeyoun, colpita dall’artiglieria israeliana con proiettili al fosforo, arma proibita dalle convenzioni internazionali, provocando lo scoppio di incendi.
Durante la notte, è stato colpito un deposito di Hezbollah a Blida, e sono stati colpiti anche alcuni edifici a Leida, Yarine, Ayta ash-Shab e Al-Dhaira, nel settore Ovest. A Gaza City, un raid notturno ha provocato 11 morti e decine di feriti.
Dall’ottobre 2023, il conflitto Israele-Hamas si è rapidamente esteso ad altri Paesi del Medio Oriente, in particolare al Libano.
Gli scambi di fuoco tra forze Israeliane, Hezbollah e altri gruppi armati al confine meridionale del Paese si susseguono quotidianamente, con un impatto sui civili da entrambe le parti. In Libano sono più di 100mila gli sfollati interni. I bombardamenti stanno anche distruggendo case e infrastrutture pubbliche e inquinando i terreni agricoli.
Le vulnerabilità già presenti fra la popolazione libanese, e quella rifugiata nel Paese, si sono esacerbate, con scarso accesso a cibo, beni di prima necessità e assistenza sanitaria. Molti hanno perso il lavoro e altri, pur di non perderlo, vivono in aree insicure, separati dal resto della famiglia. In tanti stanno pagando un pesante tributo in termini di salute mentale, specialmente i più giovani.
Gli scontri armati si svolgono prevalentemente nel raggio di 10 km dal confine meridionale, nei distretti di Bint Jbeil, Marjayoun, Hasbaya e Tyre. Dal gennaio 2024, i bombardamenti si sono estesi, coinvolgendo Nabatieh e Jezzine. Attualmente i più intensi sono concentrati nelle aree entro 12 km dalla Linea Blu, mentre gli attacchi aerei israeliani mirati si estendono in tutto il Libano. Ad oggi, le vittime civili libanesi sono 120, mentre migliaia di altre persone sono sottoposte a sfollamenti, compresi i rifugiati siriani, che si spostano verso nord per sfuggire alle ostilità, principalmente a Tiro, Saida e Beirut.
Circa 60mila persone continuano a vivere nelle zone di conflitto, affrontando quotidianamente i bombardamenti, e senza servizi di base.
Le bombe hanno distrutto case, infrastrutture pubbliche e terreni agricoli che hanno preso fuoco. Sono state chiuse circa 70 scuole pubbliche e private, e almeno 20mila bambini non hanno accesso all’istruzione. Nelle aree maggiormente colpite, come Marjayoun e Bint Jbeil, sono state chiuse sei strutture sanitarie. Le infrastrutture idriche, elettriche e di telecomunicazione, nonché le strade del Libano meridionale, sono gravemente danneggiate e diversi addetti alla manutenzione e alle riparazioni sono stati uccisi o feriti mentre intervenivano per ripristinare i servizi per i residenti rimasti.
(*Direttore responsabile Assadakah News)
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