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Libano – Danno e beffa per le famiglie delle vittime dell’agosto 2020

Assadakah Beirut – Il diritto all’autodifesa usato come arma per bloccare l’inchiesta sul disastro del 4 agosto 2020. Lo riferiscono i media di Beirut, secondo cui la causa presentata dall'Associazione delle famiglie delle vittime dell'esplosione del porto di Beirut è diretta contro gli ex ministri Ali Hassan Khalil e Ghazi Zuwayter.

Secondo le motivazioni della causa, i due ex ministri hanno negli ultimi mesi presentato una serie di azioni legali mirate a destituire il giudice Tareq Bitar, titolare dell'inchiesta, per insabbiare la stessa azione giudiziaria. Il lavoro di Bitar è da mesi fermo proprio a causa dei ripetuti tentativi legali di Hassan Khalil e Ghazi Zuwayter di intralciare le indagini.

I due ex ministri sono tra i nove alti esponenti delle istituzioni e della sicurezza libanese chiamati in causa dal giudice Bitar come persone coinvolte nell'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, stoccate per anni in un magazzino del porto di Beirut. Tra queste personalità spicca il nome del generale Abbas Ibrahim, capo della Sicurezza generale e uomo forte dei servizi di sicurezza libanesi.

Il generale Ibrahim, così come i due ex ministri, sono indicati come protetti dai membri dell'oligarchia al potere, messi sotto accusa dalla stessa Associazione delle famiglie delle vittime come responsabili politici del disastro del 4 agosto del 2020. Come sottolineano alcuni media, questa stessa oligarchia è riuscita a dividere la stessa Associazione dei familiari delle vittime, esercitando pressioni su alcuni di loro e spingendoli a creare un'altra associazione dei familiari delle vittime, vicina però agli organi istituzionali, messi sotto accusa dall'inchiesta guidata dal giudice Bitar.

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