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Libano – Hezbollah perde la maggioranza. Otto donne in Parlamento

Assadakah Beirut - Sono otto le donne che hanno ottenuto un seggio in Parlamento, in crescita rispetto alle sei del voto precedente nel 2018. Di queste otto, quattro provengono dalle fila delle proteste popolari che hanno scosso il Libano nel 2019.

Un piccolo passo in avanti. Fa piacere che quattro di loro facciano parte dei movimenti della società civile: Paula Yacoubian e Cynthia Zarazir, elette a Beirut, Halimé Qaaqour e Najat Saliba Aoun, elette nelle mia circoscrizione dello Chouf. Le altre sono Sethrida Geagea e Ghada Ayoub (Forze Libanesi), Nada Boustani (Corrente Nazionale Libera) e Inaya Izzeddine (Amal). Mabruk a tutte!

Secondo i risultati definitivi delle elezioni, rappresentano il 6,25% dei 128 deputati: due appartengono alle Forze libanesi di Samir Geagea, una nel partito sciita Amal e una nel Movimento patriottico libero del cristiano Gebran Bassil.

Secondo i dati definitivi diffusi dal ministero degli Interni, il movimento armato Hezbollah e il suo alleato sciita Amal hanno rafforzato le proprie posizioni nelle rispettive roccaforti ma la coalizione filo-iraniana ha complessivamente perso la maggioranza di 70 seggi, conquistata alle elezioni del 2018, rispetto ai 65 seggi di questa tornata elettorale. Hezbollah e i suoi alleati hanno infatti ottenuto 62 seggi sui 128 che compongono il Parlamento libanese. Nelle elezioni del 2018 il movimento sciita aveva ottenuto, insieme ad Amal e al Movimento patriottico libero, 71 seggi.

Le cosiddette ''Forze del cambiamento'', che riuniscono i gruppi della società civile libanese, hanno conquistato 13 seggi, molti più di quanto non si aspettasse alla vigilia del voto. Molti candidati dell'opposizione sono emersi durante le proteste antigovernative del 2019 rivolte, tra le altre cose, contro la corruzione dilagante in Libano.

Analizzando i voti ottenuti dagli alleati di Hezbollah si nota come il Movimento Patriottico Libero, con i suoi 18 seggi, non sia più il più grande blocco cristiano in Parlamento. I suoi principali rivali, le Forze Libanesi sostenute dall'Arabia Saudita, hanno infatti ottenuto 20 seggi. A pesare sulla sconfitta dei partiti che per decenni hanno avuto la maggioranza in Parlamento è la peggiore crisi economica e finanziaria che il Libano sta vivendo da due anni. Secondo le Nazioni Unite circa tre quarti della popolazione del Libano vive oggi sotto la soglia di povertà.

Tutti e i 13 candidati di Hezbollah che si sono candidati sono comunque stati eletti. I candidati indipendenti e quelli nuovi, compresi quelli del movimento di protesta del 2019, hanno ottenuto 14 seggi: un risultato importante, considerando che sono andati al voto frammentati e hanno dovuto affrontare intimidazioni e minacce. La sconfitta nel fronte filo-Hezbollah si è registrata nei ranghi della Corrente patriottica libera, il partito del presidente cristiano maronita Michel Aoun e di suo genero Gibran Bassil.

Nel campo cristiano si è verificato un travaso di voti dalla Cpl al partito filo-occidentale e filo-saudita delle Forze Libanesi, guidato dal leader cristiano maronita Samir Geagea. Altro grande vincitore delle elezioni è il leader druso Walid Joumblatt, il cui Partito Socialista Progressista ha confermato tutti gli otto seggi per cui correva.

Rispetto ai poteri tradizionali, un nutrito gruppo di 13 nuovi deputati, esponenti delle varie anime del movimento di contestazione del 2019 e del 2020, si è fatto in strada in parlamento. Analisti locali affermano che questo gruppo di deputati difficilmente riuscirà a formare un fronte comune contro l'élite dominante.

Di fronte alla sconfitta di alcuni notabili locali, vicini al governo siriano e per decenni deputati in parlamento, 16 deputati definiti "indipendenti" sono stati eletti ma ciascuno di essi rappresenta un potere locale facilmente cooptabile dai partiti tradizionali.

I clan politici feudali dei Jumblat (drusi del Monte Libano) e dei Jemayel (maroniti del Monte Libano) hanno di fatto mantenuto le loro posizioni, mentre i loro rivali dei Frangie (maroniti del nord) hanno perso un seggio rispetto alle elezioni di quattro anni fa. L'affluenza alle urne è stata più bassa (41%) rispetto alle consultazioni del 2018.

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