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Libano-Santa Sede: Incontro del 1° luglio per legami storici, all'insegna della pace"

Talal Khrais, responsabile Politica Estera della Associazione Italo-Araba Assadakah Onlus, commenta l'incontro in programma il 1° luglio fra le massime autorità delle comunità cristiane del Libano, presso la Santa Sede, in una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese dei Cedri, e per pregare per la pace e della stabilità.

-Cosa puoi raccontarci dell’incontro del 1° luglio con le dieci Comunità Cristiane libanesi?

-“Richiama l’annuncio di Papa Francesco, all’Angelus del 30 maggio, un evento significativo che dimostra ancora una volta come il Pontefice abbia a cuore le sorti del Paese dei Cedri. Il Santo Padre rivolge il suo sguardo paterno al nostro Paese. Questo incontro deve aiutare il Libano a pensare alla resurrezione in un Paese dove la presenza cristiana ha una sua forte identità. In un Paese martoriato che sta vivendo una crisi profonda. La popolazione è impoverita, ha bisogna

di cibo, medicine. In Libano esiste una crisi economica e finanziaria senza precedenti. Il Paese è privo di governo dall’agosto 2020. La Santa Sede farà tutto il possibile per sostenere il Libano.

-La conferenza stampa in Santa Sede venerdì scorso sul primo luglio ha avuto un eco internazionale. Però poca notizia sulla Stampa Italiano possiamo approfondire?

-”La conferenza è stata intitolata: “Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano”, come annuncio sul tema della Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano, che si terrà in Vaticano il prossimo 1° luglio con la partecipazione dei principali responsabili delle comunità cristiane presenti nel Paese. E’ stato illustrato nella nostra sala stampa della Santa Sede alla presenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e di monsignor Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. La comunità cristiana libanese si interroga, riflette e prega e lo fa nelle persone dei capi delle rispettive Chiese e comunità ecclesiali che vengono a Roma portando il grido di un popolo, che certamente li accompagna in preghiera”, ha detto il cardinale Sandri che, presentando il programma, ha messo in evidenza come durante la Giornata si vedranno “in più di un’occasione il Santo Padre e i capi delle Chiese e comunità ecclesiali “camminare insieme”: lo faranno per recarsi dalla Domus Sancta Martha alla basilica vaticana, all’inizio della giornata, dopo il momento di accoglienza e saluto nella hall della residenza che li vedrà tutti insieme ospiti dalla sera del 30 giugno alla mattina del 2 luglio. Dopo la preghiera del Santo Padre scenderanno le scale della Confessione dell’Apostolo Pietro e ciascuno porrà una candela come segno della preghiera che arde chiedendo l’intercessione dell’Apostolo”.

Come illustra nella Conferenza al termine il Santo Padre rivolgerà una parola conclusiva e prima del congedo donerà una formella a ricordo della giornata recante il logo della Giornata che reca stilizzata l’immagine della statua della Madonna di Harissa, che veglia sul Libano. I lavori si svolgeranno a porte chiuse nella Sala Clementina del Palazzo apostolico dove sarà allestito un tavolo di lavoro rotondo. Intorno ad esso siederanno insieme con il Papa, il nunzio apostolico in Libano, monsignor Joseph Spiteri, che fungerà da moderatore, e i dieci capi delle comunità cristiane: per parte cattolica, il patriarca maronita cardinale Bechara Boutros Raï, quello siro-cattolico Ignace Youssef III Younan, quello melkita Youssef Absi, il vescovo caldeo Michel Kassarj e il vicario apostolico latino, mons. Cesar Essayan. Tra mattina e pomeriggio ci saranno tre sessioni di lavoro, ciascuna delle quali introdotta dalle parole di un relatore. La preghiera conclusiva in basilica vedrà la possibilità di partecipazione del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Sono state invitate tutte le comunità religiose maschili e femminili oltre che i fedeli laici libanesi presenti a Roma”.

-Tu consideri la posizione della Santa Sede abbastanza importante?

-”Penso che l’unico stato al mondo che interviene per aiutare senza chiedere nulla è il Vaticano. Tutti gli ultimi Pontefici hanno avuto a cuore in modo particolare i destini del Libano. In questo solco papa Francesco ha indetto per il prossimo 1° luglio in Vaticano una Giornata di preghiera e riflessione insieme ai leader spirituali cristiani del Paese dei cedri. Come ha spiegato il ministro degli esteri vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, per aiutare il Libano a mantenere la sua identità unica, anche per assicurare un Medio Oriente pluralista, tollerante e diversificato, a riprendersi economicamente e mantenersi fuori dai conflitti regionali, in quanto rimane l’ultimo baluardo di una democrazia che accoglie, conosce e sperimenta quotidianamente il vivere insieme di comunità etnico-religiose che in diversi altri Paesi non riescono a vivere in pace”.


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