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Medio Oriente - Allarme neve

Assadakah News Agency - Aria fredda affluisce dalla Siberia su gran parte del Medio Oriente con temperature decisamente sotto le medie del periodo su Oman, Arabia Saudita, Libano ed Emirati Arabi. La scorsa settimana la neve è caduta fino a quota 2400m sul Jabal al-Shams, una montagna dell'Oman situata nei Monti Hajar, con una temperatura che è scesa fino a -5°C. Può sembrare del tutto normale ma pur trovandosi a 2400m la neve non è così usuale su quest’area.

Il flusso freddo da nord si sta spingendo dall'Europa orientale verso il nord Africa orientale ed entro giovedì raggiungerà stati come Egitto, Israele, Siria, Libano, Giordania e anche l'Arabia Saudita nordoccidentale.

Temperature comprese tra 0 e -1°C alla quota di riferimento di 850hpa (1500m) interesseranno queste aree, con forti nevicate sui rilievi del Libano della Siria e forti temporali sulle coste egiziane, dove saranno possibili episodi di neve tonda sino al Cairo.

Le temperature minime dei prossimi giorni si aggireranno tra i 4 e i 7 gradi su Damasco, Amman, Il Cairo, Beirut e Gerusalemme, palesando un deciso periodo sotto media termico.

Il profilo di Gerusalemme imbiancato dalla neve è solo il lato più pittoresco di una nevicata che sta mettendo in ginocchio il Medio Oriente. Dal dramma dei profughi siriani, in tenda e senza viveri, al blocco di strade e scuole, ai giochi nella neve dei più giovani una carrellata di foto surreali di fiocchi alle basse latitudini di Libano, Siria, Giordania, Israele e Territori palestinesi.

Un fronte d'aria fredda di provenienza artico-continentale sta transitando in queste ore sul Medio Oriente, dove sulle città di Nazareth e Gerusalemme si è abbattuta la peggiore nevicata degli ultimi 21 anni. I 10-15 centimetri di neve caduti hanno causato la chiusura del tratto autostradale per Tel Aviv, blocchi del settore ferroviario, e black out alla rete elettrica in vari punti del paese.

Il maltempo si è presentato anche sotto forma di piogge alluvionali che hanno ingrossato i fiumi (come il Giordano, che è vicino alla piena) e causato la morte di due giovani donne palestinesi la cui auto è stata trascinata via dalle piogge torrenziali che hanno colpito Tulkarem nei Territori palestinesi in Cisgiordania.

Anche nel 2012, a marzo, sui territori di Israele e Cisgiordania, in particolare le alture del Golan, la Galilea e le città di Gerusalemme, Hebron, Betlemme e Ramallah era sceso uno spesso strato di neve, come non accadeva da 4 anni. Ma la nevicata di queste ultime ore ha un'intensità pari solo a quella che interessò questi territori nel 1992.

Il bilancio è già pesante: in tutto 17 persone sono morte per il freddo e per le conseguenze di nevicate e alluvioni tra Israele, Territori palestinesi, Libano, Giordania e Turchia. La stessa ondata di maltempo ha colpito nei giorni scorsi anche l'Italia, provocando però solo un aumento di intensità dei venti nelle regioni adriatiche.

Ma la situazione più drammatica si sta registrando in Siria, dove alle 60 mila vittime ufficiali della guerra (100 mila secondo fonti ufficiose) si sommano i 4 milioni di civili che necessitano di assistenza umanitaria e i 600 mila sfollati nei paesi limitrofi alle prese con le rigide temperature.

La neve rende gli spostamenti per il reperimento di cibo e aiuti ancora più difficili, non ci sono mezzi per riscaldarsi e la permanenza nelle tende fornite dall'Agenzia delle Nazioni Unite sta diventando quasi impossibile per via del gelo, tanto che i volontari stanno facendo il possibile per trasferire i rifugiati in strutture prefabbricate. A peggiorare l'isolamento della popolazione siriana già provata dalla guerra c'è la scarsità di carburante che ostacola la consegna degli aiuti, impedisce di riscaldare gli ambienti e ha paralizzato ogni attività agricola.

Alcune persone giocano con la neve presso le rovine del tempio romano di Bacco a Baalbek, Libano orientale. La situazione maltempo è critica anche in Giordania, un altro paese, oltre al Libano, dove si rifugiano i profughi siriani: secondo alcune fonti, nel campo di Zaatari (Giordania) che ospita 54 mila profughi sarebbero morti già due bambini per assideramento. Altre 7 persone sarebbero rimaste ferite in seguito a proteste con le autorità locali, accusati della disorganizzazione del campo e del ritardo negli aiuti.

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