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Medio Oriente - Le conseguenze agroalimentari della guerra

Lorenzo Somigli (Il Tazebao) - Sébastien Abis, Direttore del Club Déméter e ricercatore all’IRIS, da diverse settimane sta mettendo in guardia dalle ricadute della guerra sul settore agroalimentare. L’Ucraina rappresenta “circa il 15 per cento della produzione mondiale di grano e quasi il 30 per cento delle esportazioni mondiali”, ha dichiarato Abis a France 24. “Ma non si tratta solo di grano. Russia e Ucraina rappresentano l’80% della produzione mondiale di olio di girasole, e l’Ucraina è il quarto esportatore mondiale di mais. Nulla sta più lasciando i porti ucraini, ed è impossibile sapere cosa il paese sarà in grado di produrre e raccogliere nei prossimi mesi”.

Come prevedibile, la crisi si sta allargando a tutto il Nord Africa e Medioriente: “I paesi del Maghreb dipendono fortemente dal grano ucraino. E quest’anno, ancora di più perché hanno sofferto una grande siccità che ha aumentato il loro bisogno di importazioni dall’estero”. Caso emblematico l’Egitto che “è il più grande importatore di grano al mondo e riceve il 60% delle sue importazioni dalla Russia e il 40% dall’Ucraina. Il governo ha cercato di rassicurare la gente spiegando che ha scorte sufficienti per resistere diversi mesi, e che saranno reintegrate con l’imminente raccolto primaverile nazionale”.

Questa crisi impone di rivedere le politiche agricole e, come per l’energia, di cercare di aumentare le produzioni interne. “Difficilmente saremo in grado di aumentare la produzione con uno schiocco di dita da qui a quest’estate”, obietta Abis. “Dobbiamo dare ai produttori i mezzi e le risorse per farlo, e dobbiamo rivedere i regolamenti per le terre incolte. Negli ultimi anni, l’Europa ha adottato una politica per produrre meglio. Produrre di più significherebbe rivedere l’intera politica agricola europea”.

Fonte: https://kmetro0.it/2022/03/17/la-guerra-in-ucraina-preoccupa-per-la-carenza-di-cibo-in-tutto-il-mondo/

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