Roberto Roggero (Assadakah News) - Nelle ultime settimane, l’ago della bilancia della guerra nella Striscia di Gaza pare essersi spostato a Rafah, sostanzialmente perché è lì che si concentrano gli sfollati palestinesi, e perché Gaza city è ridotta a cumuli di macerie. A Rafah si sta concentrando l’accanimento israeliano, tanto che da Washington giungono voci di dissenso su un eventuale operazione di forza, senza un piano credibile per salvaguardare i civili. E Rafah è piena di civili, per cui il danno che farebbe va oltre ciò che è accettabile, come ha dichiarato il segretario di Stato americano, Antony Blinken. Nonostante gli avvertimenti, per altro anche in sede ONU (per quanto può valere), Netanyahu sembra voler attaccare ugualmente, a rischio di provocare altre decine di migliaia di morti e il blocco dei già centellinati rifornimenti umanitari.
Rafah è fondamentale per fornire cibo, acqua, servizi igienico-sanitari e altro sostegno fondamentale alla popolazione palestinese, sempre più numerosa perché ogni giorno arrivano sfollati dalle altre zone della Striscia.
Nella zona intorno a Rafah sono presenti anche gli operatori dell’informazione, e di loro ha parlato il segretario generale ONU, Antonio Guterres: “Sono scioccato e indignato per l’alto numero di giornalisti uccisi durante le operazioni israeliane a Gaza, L’Organizzazione delle Nazioni Unite riconosce il prezioso lavoro dei giornalisti e dei professionisti dei media per garantire che il pubblico sia informato. Senza libertà di stampa, non avremmo alcuna libertà. Una stampa libera non è una scelta, ma una necessità”. Belle parole, certamente, ma il premier israeliano e il governo sionista al potere, ribadiscono l’intenzione di invadere Rafah con o senza un accordo con Hamas per un cessate-il-fuoco, e cancellare l’ultima ancora di salvezza della popolazione palestinese, dove si sono rifugiati circa un milione e mezzo di persone.
Hamas naturalmente non ci sta e la delegazione prevista per recarsi al Cairo per i negoziati, ha già fatto sapere che non darà alcuna risposta alle proposte israeliane per la liberazione degli ostaggi in cambio di una tregua. La delegazione si recherà nella capitale egiziana per ulteriori negoziati, ma ribadirà le richieste di Hamas per un accordo e un impegno da parte di Israele a porre fine alla guerra.
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