Oman - Il futuro fra geopolitica, tradizione e sviluppo
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Roberto Roggero* - Il Sultanato dell’Oman occupa una posizione strategica e geopolitica assolutamente unica. Si affaccia sullo Stretto di Hormuz, da dove transita oltre 1/3 del traffico commerciale di tutto il mondo, e nel tempo ha saputo mettere in pratica una linea politica di profonda moderazione, equilibrio, saggezza, tanto da ricoprire diverse volte il ruolo di mediazione in importantissime trattative internazionali. Gli oltre 2.000 km di coste si affacciano su Oceano Indiano e Golfo Arabo, elemento che fa del Sultanato un fondamentale ponte commerciale fra Medio Oriente, Africa orientale e Asia meridionale.
Con la guida del sultano Haytham bin Tariq bin Taimur Al-Said, succeduto nel 2020 a Qaboos bin Said, il Paese affronta ogni giorno la sfida di mantenere la propria identità, in un contesto regionale e globale in rapida e continua trasformazione.
Le risorse energetiche, anche se più limitate di quelle che possiedono altri Paesi arabi come Regno Saudita, Qatar o Emirati, sono di importanza decisamente basilare: petrolio e gas naturale costituiscono più del 60% delle entrate statali, ma con giacimenti destinati a esaurirsi entro pochi decenni, per questo l’Oman sta operando una profonda trasformazione e una transizione energetica per affrontare e superare le sfide del prossimo futuro.

Con il Programma Vision 2040, il Sultanato ha avviato una profonda diversificazione, puntando su turismo, logistica, pesca e manifattura, che necessariamente devono affrontare un ampliamento del mercato interno, pressione demografica e vincoli fiscali.
Stabilità interna e neutralità attiva in politica estera
La transizione dal lungo regno di Qaboos a quello di Haitham bin Tariq è avvenuta senza scosse, a conferma della stabilità del sistema di governo omanita. La legittimità del sultano poggia su un patto sociale che combina paternalismo, distribuzione delle rendite e autorità politica, con istituzioni come il Majlis al-Shura (Consiglio Consultivo).
La sfida interna principale è socio-economica, incentrata su crescita della popolazione, e necessità di attrarre investimenti esteri senza compromettere la sovranità.
Il tratto distintivo della politica estera omanita è la neutralità. L’Oman evita di schierarsi apertamente nelle dispute fra Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran e Qatar. Ha mantenuto relazioni cordiali con Teheran anche nei momenti di massima tensione, fungendo da mediatore nei negoziati sul nucleare iraniano. Questa scelta ha permesso al Paese di posizionarsi come mediatore affidabile, ad esempio nei negoziati sul programma nucleare iraniano, e di consolidare un’immagine di attore equilibrato e pragmatico.
L’accesso garantito a basi militari sul suo territorio da parte degli Stati Uniti, unito alla disponibilità a intrattenere rapporti con potenze rivali, ha reso l’Oman un partner indispensabile nella sicurezza regionale e nella stabilità delle rotte energetiche internazionali.
L’Oman intrattiene rapporti di cooperazione con gli Stati Uniti e il Regno Unito, garantendo accesso militare a basi strategiche lungo lo Stretto di Hormuz. Questa capacità di bilanciare interessi contrapposti ha accresciuto il prestigio diplomatico dell’Oman, e richiede una finezza crescente in un contesto di polarizzazione.
Il futuro dell’Oman dipende dalla capacità del sultano di preservare questa tradizione di equidistanza in un contesto regionale caratterizzato da polarizzazione crescente. L’assertività di Arabia Saudita ed Emirati, unita all’imprevedibilità delle dinamiche con l’Iran, potrebbe restringere gli spazi di manovra diplomatica.
L’Oman rappresenta un caso atipico nel panorama del Golfo: sobrio, prudente, mediatore. La sua forza risiede nella capacità di mantenere aperti canali di dialogo con tutti gli attori, evitando conflitti diretti. Tuttavia, la transizione economica e le tensioni regionali mettono alla prova questa “eccezione omanita”. La sopravvivenza del modello dipenderà dalla capacità del sultano Haitham di rafforzare la resilienza economica e di preservare l’autonomia strategica in un Medio Oriente sempre più competitivo.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







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