Egitto - I sacrifici umani di Abydos
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Assadakah News - Abydos, l’antica necropoli egizia, s i trova a circa 540 km a sud del Cairo. Immersa tra sabbie dorate, è protetta a ovest da imponenti scogliere, in una delle quali si apre una fenditura che gli abitanti del Paese del Nilo consideravano la porta dell’aldilà. Qui vennero sepolti i sovrani delle prime due dinastie dell’Antico regno (circa 3000-2686 a.C.). Ma questa necropoli nascose per millenni un segreto sanguinario: la pratica dei sacrifici umani.

La zona più interessante di Abydos è quella conosciuta in arabo come Umm el-Qa’ab, ovvero Madre dei vasi, così chiamata per la grande quantità di frammenti di ceramiche votive lasciate in quel luogo dai pellegrini in onore di Osiride. Era infatti opinione comune che nei pressi di Abydos si trovasse la tomba del dio dei defunti.
Il sito fu scoperto dall’orientalista e papirologo francese Émile Amélineau, che lo scavò tra il 1895 e il 1896. Il risultato dei suoi lavori fu però disastroso: appunti scarsissimi, nessuna planimetria degli scavi e numerosi reperti andati dispersi, donati o messi arbitrariamente all’asta. L’egittologo britannico Flinders Petrie intervenne per correggere gli errori di Amélineau e successivamente assunse la direzione degli scavi. Tra il 1900 e il 1901, Petrie riprese i lavori e portò alla luce le tombe di tutti i re della I dinastia, nonché quelle degli ultimi due sovrani della II dinastia: Peribsen e Khasekhemui. Secondo l’egittologo contemporaneo Toby Wilkinson, “Petrie salvò dall’oblio totale la storia più antica del Paese”.
Tombe sussidiarie
Dopo gli scavi di Petrie, le ricerche a Umm el-Qa’ab ripresero negli anni ottanta del XX secolo sotto la direzione di Günther Dreyer, dell’Istituto archeologico germanico. La missione tedesca contribuì a chiarire i metodi e le tecniche di costruzione delle tombe, facendo luce sugli inizi dell’architettura funeraria reale egizia.

Accanto alle tombe reali e ai complessi funerari costruiti per il culto postumo, nella necropoli di Umm el-Qa’ab vennero rinvenute anche le cosiddette tombe sussidiarie.
Al loro interno gli archeologi hanno scoperto resti di uomini, donne, bambini e anche di animali domestici. Immediatamente ci si chiese se quelle persone fossero morte in momenti diversi e fossero in seguito state sepolte nei pressi della tomba del monarca, o se invece fossero state sacrificate tutte allo stesso tempo per accompagnare il sovrano nel suo viaggio nell’aldilà. Questa seconda ipotesi venne formulata per la prima volta da Flinders Petrie. E l’archeologo aveva ragione.
Le tombe sussidiarie sono semplici fosse rivestite di mattoni di adobe (argilla impastata con paglia ed essiccata al sole), divise in piccole camere a cui si accedeva dall’alto. Il soffitto era formato da travi di legno ricoperte da un unico strato di argilla, il che indicava che le inumazioni erano state eseguite nello stesso momento.
Aha, secondo re della I dinastia, inaugurò questa pratica, così come quella di costruire un recinto funerario. La sua tomba, scavata da Amélineau e successivamente da Petrie, era composta da tre ampie camere separate tra loro e da trentasei tombe sussidiarie, nelle quali sono stati rinvenuti diversi resti scheletrici deposti all’interno di sarcofagi di legno o avvolti in pelli. In una tomba venne trovato persino un gruppo di giovani leoni, simbolo della regalità faraonica e guardiani della tomba del re.
Le analisi più recenti, condotte con le tecnologie più avanzate sui resti delle vittime, hanno documentato la presenza di numerose fratture craniche causate da oggetti contundenti che hanno provocato la morte o la perdita di coscienza delle sfortunate vittime. Inoltre, analizzando alcuni dei resti dentali, l’antropologa Nancy Lovell ha osservato delle strane tracce rosate, segni che possono comparire in caso di strangolamento: infatti l’aumento della pressione sanguigna provoca la rottura delle cellule ematiche all’interno dei denti.
A completare questo macabro quadro, alcuni scheletri sono stati ritrovati con la bocca spalancata e con le mani che la coprivano, come se cercassero di proteggersi in un ultimo e disperato tentativo di respirare. Questa posizione potrebbe essere stata causata dallo spasmo cadaverico che si verifica dopo una morte traumatica o come conseguenza dell’essere stati sepolti vivi.
Secondo Toby Wilkinson, tutto ciò indica che gli antichi faraoni detenevano potere di vita e di morte sui loro sudditi e non esitavano a esercitarlo per dimostrare la loro autorità.
Le analisi condotte sui resti ossei suggeriscono inoltre che molte delle persone sacrificate fossero in buona salute al momento della morte: non mostravano segni di deperimento ed erano nel pieno della giovinezza. Inoltre, in alcune sepolture sono stati rinvenuti anche dei corredi funerari e delle piccole stele con inciso il nome dei defunti, un chiaro indizio della loro appartenenza all’élite di corte.

Macabra statistica
Dato l’elevato numero di giovani uomini sacrificati, l’egittologa statunitense Kara Cooney ipotizza che tra loro ci fossero anche potenziali aspiranti al trono. Figli di mogli secondarie e fratelli del re, probabilmente furono sacrificati per eliminare qualsiasi possibile rivale del sovrano designato. Secondo Cooney, durante la I dinastia, «il potere nascente del re doveva nutrirsi di sangue».
I numeri sembrano darle ragione. Per il re Aha vennero sacrificate 47 persone; per Djer, 587; per Djet, 328; per la regina madre Merneith, 120; per Den, 135; per Anedjib, 63; per Semerket, 69, e per Qaa, l’ultimo faraone della I dinastia, “solo” 26 persone.
Come ricompensa per il loro sacrificio, le vittime avrebbero ricevuto la possibilità di vivere dopo la morte, poiché nelle epoche più antiche della storia egizia l’aldilà era riservato solamente al faraone. La vita eterna per tutti gli abitanti del Paese del Nilo sarebbe arrivata solo diversi secoli dopo. In seguito, i sovrani della II dinastia vennero sepolti nella necropoli di Saqqara e la sanguinosa pratica dei sacrifici umani cessò. L’autorità faraonica si era ormai consolidata e non era più necessario esibire in modo così cruento il potere di vita e di morte che il re esercitava sui suoi sudditi.







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