ONU - Assemblea Generale su riconoscimento della Palestina
- 22 set
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Assadakah News - Si apre oggi a New York, l’80a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Unga80), incentrata sulla guerra a Gaza e sul riconoscimento dello Stato di Palestina.
E’ previsto lo scontro che vede dal una parte Stati Uniti e Israele, e dall’altra la maggioranza di Paesi guidata da Francia e Gran Bretagna, decisi a confermare il riconoscimento della Palestina, affiancate da un gruppo di Paesi in via di allargamento, con l’annuncio della ferma intenzione procedere al passo tanto simbolico quanto diplomaticamente pesante. Oltre a Malta, ci sono in lizza Australia, Canada, Belgio, Lussemburgo e Portogallo, decisi a confermare il riconoscimento.

La seduta è cominciata con la cerimonia dedicata all’80° anniversario delle Nazioni Unite, vigilia dell’apertura del dibattito generale.
Ieri, domenica 21 settembre, Gran Bretagna, Australia e Canada, insieme al Portogallo, hanno annunciato il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina, seguiti da molti altri paesi. Altri, come la Germania, dovrebbero partecipare a sostegno della Soluzione dei due Stati.
Parigi ha comunque precisato che non aprirà rappresentanze diplomatiche sul territorio palestinese finché non saranno rilasciati tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas.
Per la Palestina si tratta del momento diplomatico più importante dopo gli accordi di Oslo, di fronte alla prevedibile reazione israeliana, che minaccia la annessione dell’intera Cisgiordania e vuole imporre lo smantellamento dell’Autorità Nazionale Palestinese come ripercussione.
Il ministero degli Esteri israeliano ha condannato ufficialmente la dichiarazione di riconoscimento dello Stato palestinese da parte di alcuni Paesi occidentali. Il ministro di estrema destra Ben-Gvir ha minacciato "contromisure immediate".
Da parte sua, Washington affianca il gesto a un sostegno al terrorismo, e ha deciso di negare i visti a circa 80funzionari palestinesi, compreso il presidente Mahmoud Abbas, citando motivazioni di sicurezza nazionale. Per la comunità internazionale si tratta di una violazione dell’accordo del 1947 che obbliga gli Stati Uniti a garantire l’accesso ai rappresentanti stranieri per le attività dell’ONU, e alcuni Stati membri hanno proposto di trasferire a Ginevra l’evento dedicato alla Palestina.
La decisione di Washington, tuttavia, non impedirà alla leadership palestinese di fare sentire la propria voce: il voto dell’Assemblea ha infatti permesso a Mahmoud Abbas di intervenire da remoto, segno della volontà della maggioranza dei Paesi di non lasciare che Washington riduca al silenzio una delle parti.
Il riconoscimento della Palestina come Stato membro a pieno titolo resta però improbabile, perché richiederebbe il via libera del Consiglio di Sicurezza, dove è certo prevedibile il veto statunitense.
L’Assemblea Generale è quindi il banco di prova per il futuro stesso del sistema multilaterale, che evidenzia la crescente frattura fra Washington e la coalizione di Paesi europei e arabi.







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