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Questione Palestinese – Perché l’Europa continua a tacere?


Roberto Roggero - ONU e Risoluzioni ufficiali, monito internazionale, pubblicazione di rapporti in cui sono provate numerose violazioni delle libertà fondamentali e dei diritti umani, eppure tutto continua come se nulla fosse, e le truppe armate israeliane sono sempre presenti sulla terra di Palestina, nel silenzio della comunità internazionale. Human Rights Watch ha diffuso recentemente la documentazione intitolata “A Threshold Crossed” (La soglia oltrepassata) in cui i crimini israeliani sono definiti “apartheid”, secondo la definizione della Corte Penale Internazionale dell’Aja. Anche il New York Times ha pubblicato un articolo con immagini di una sessantina di volti di bambini palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane. Bambini. Sono immagini di guerra, una guerra non convenzionale a pur sempre una guerra. Perfino gruppi di parlamentari democratici e repubblicani dell’amministrazione Biden si sono coalizzati perché l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi sia finalmente condannata e fermata una volta per tutte.

A differenza degli Stati Uniti, dove è “meglio tardi che mai”, in Europa invece vige la regola non scritta secondo la quale “meglio voltare la testa dall’altra parte per il quieto vivere”. Il quieto vivere di chi? Forse dei ragazzini la cui unica colpa è quella di giocare a palla troppo vicino ai reticolati?

I media europei si occupano della questione palestinese senza alcuna differenza rispetto a trent’anni fa, mentre si continua a sbandierare il Diritto Internazionale, senza mostrare una vera e propria coscienza, e senza rendersi conto che tacere su un argomento del genere (come sulla guerra ancora in atto in Siria, Yemen e in altre aree di crisi) equivale ad esserne complici.

Se negli anni ottanta i leader europei promuovevano il dialogo con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), considerata un’organizzazione terrorista dagli americani, si sono poi allineati sulle posizioni di Washington per non parlare con Hamas, che hanno cominciato a definire come un gruppo terroristico. Sulla questione dell’autodeterminazione si sono ritrovati con un’equazione impossibile da risolvere: “La soluzione a due stati implica il diritto all’autodeterminazione, che però è impossibile da mettere in atto in una situazione dove c’è un occupante e un occupato”.

Il riposizionamento europeo è arrivato in un momento in cui l’ordine internazionale era dominato dagli Stati Uniti: in un’Unione europea che si stava ampliando, la posizione americana metteva tutti d’accordo. Storicamente quest’atteggiamento ha fornito “una copertura” più che una soluzione al conflitto. Questa stessa copertura proviene direttamente dall’Europa. È il riflesso di un’Unione paralizzata dalle sue divisioni interne e sotto pressione per il crescente numero di leader di destra. Oltre a questo, un elemento ancora più preoccupante sono le dichiarazioni britanniche e tedesche contro la Corte Penale Internazionale, la cui creazione è stata fortemente voluta da quegli stessi Paesi che mettono in discussione le basi del diritto internazionale umanitario.

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