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Siria - Oltre 70 attacchi aerei USA in una notte

  • 4 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Assadakah News - Le forze armate statunitensi hanno lanciato una vasta serie di raid contro obiettivi dell’Isis in Siria centrale, in risposta diretta all’attacco di Palmira del 13 dicembre in cui sono rimasti uccisi due militari della Guardia nazionale dell’Iowa e un interprete civile. L’operazione, denominata “Occhio di falco” (Hawkeye Strike), è stata confermata dal segretario alla Difesa Pete Hegseth e dal Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), che parlano di “oltre 70 obiettivi” colpiti con caccia, elicotteri d’attacco e fuoco di artiglieria, con il supporto di velivoli giordani. Secondo Centcom sono state impiegate più di cento munizioni a guida di precisione contro postazioni, depositi di armi e infrastrutture utilizzate dall’organizzazione jihadista.

Il presidente Donald Trump ha rivendicato su Truth la durezza della rappresaglia: “Gli Stati Uniti stanno infliggendo una rappresaglia fortissima, proprio come avevo promesso, contro i terroristi assassini responsabili della morte di due soldati americani”. Trump ha inoltre sostenuto che “il governo siriano ci appoggia pienamente” e ha avvertito: “Tutti i terroristi così malvagi da attaccare gli americani sono avvertiti: sarete colpiti più duramente che mai se in qualsiasi modo attaccherete o minaccerete gli Stati Uniti”.

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La strage di Palmyra, dove un aggressore ha preso di mira un convoglio congiunto di forze statunitensi e siriane prima di essere ucciso, è il primo episodio con vittime americane nel Paese dalla caduta del dittatore Bashar al-Assad, avvenuta lo scorso anno. Altri tre militari Usa sono rimasti feriti. Il ministero dell’Interno di Damasco ha descritto l’attentatore come un membro dei servizi di sicurezza sospettato di simpatizzare con lo Stato islamico. Sul terreno restano schierati circa mille soldati statunitensi, con il compito ufficiale di prevenire una ripresa dell’Isis in Siria e in Iraq.

“Non è l’inizio di una guerra: è una dichiarazione di vendetta”, ha scandito Hegseth su X, promettendo il proseguimento delle operazioni: “Oggi abbiamo dato la caccia ai nostri nemici e li abbiamo uccisi. Molti di loro. E continueremo”. Il segretario alla Difesa non ha fornito ulteriori dettagli sui siti colpiti, limitandosi a parlare di «combattenti, infrastrutture e depositi di armi» dell’Isis.

Sul piano politico, la Casa Bianca ha cambiato rotta rispetto agli anni della guerra civile siriana. Giovedì Trump ha firmato la legge che abroga l’ultimo pacchetto di sanzioni economiche contro Damasco, misure imposte in passato per le violazioni dei diritti umani durante il conflitto. Le pressioni per revocarle erano aumentate dopo la destituzione di Assad nel dicembre 2024 e l’insediamento di un governo guidato da ex ribelli, che include anche figure fuoriuscite dalla galassia qaedista e ostili all’Isis. Il nuovo presidente siriano, Ahmed al-Sharaa, ha visitato il mese scorso la Casa Bianca, siglando un’intesa di cooperazione con la coalizione a guida Usa per la lotta al jihadismo.

Secondo una nota del ministero degli Esteri siriano, Damasco ribadisce il proprio impegno a impedire che lo Stato islamico trovi rifugi sicuri sul territorio e conferma lo scambio di informazioni con Washington e i partner regionali. Le autorità giordane, che hanno fornito supporto aereo all’operazione, non hanno commentato nel dettaglio la missione, mentre non sono stati resi pubblici bilanci ufficiali su vittime e danni provocati dai raid. Resta la preoccupazione, condivisa dalle organizzazioni umanitarie, per il rischio di effetti collaterali su aree abitate e infrastrutture civili in una regione già provata da tredici anni di guerra.

Sul terreno, l’Isis mantiene ancora una presenza frammentata in sacche della Siria centrale e nelle aree desertiche, con capacità di condurre attacchi improvvisi contro pattuglie e convogli. L’offensiva americana mira a colpire le reti logistiche e i centri di comando dell’organizzazione, riducendone la libertà di movimento e la capacità di reclutamento. Analisti militari sottolineano che la sola pressione aerea difficilmente potrà eliminare del tutto la minaccia, ma può degradarne sensibilmente le capacità, soprattutto se accompagnata da operazioni mirate delle forze di sicurezza siriane e dalla cooperazione di attori locali.

La cornice resta delicata. La collaborazione tra Washington e Damasco - impensabile fino a pochi anni fa - è frutto di una convergenza tattica contro il comune nemico jihadista, ma potrebbe incrinarsi di fronte a divergenze su sicurezza interna, riforme e gestione dei territori riconquistati. La revoca delle sanzioni apre spazi per la ricostruzione economica, ma la stabilità dipenderà dall’inclusione politica e dalla capacità del nuovo governo di contenere le milizie e garantire servizi di base. Intanto, al Pentagono si ribadisce che le operazioni contro l’Isis proseguiranno per tutto il tempo necessario. Fonti militari - che hanno chiesto l’anonimato - parlano di decine di siti presi di mira, tra cui depositi e edifici di supporto. Non sono stati diffusi video o immagini ufficiali dei bombardamenti. In assenza di dettagli indipendenti, resta difficile verificare l’entità dei danni inflitti e l’impatto sul comando e controllo dei miliziani.

A Palmira, la tensione resta alta. Le forze di sicurezza hanno aumentato i controlli su convogli e snodi stradali, mentre continuano le indagini per chiarire eventuali complicità e ricostruire la catena decisionale che ha portato all’attacco. Per le famiglie dei militari uccisi, il Pentagono ha annunciato assistenza e un’indagine interna sulle procedure di protezione dei convogli misti.

La dichiarazione di Trump, “se prendete di mira cittadini statunitensi, ovunque nel mondo, passerete il resto della vostra breve e angosciosa vita sapendo che gli Stati Uniti vi daranno la caccia, vi troveranno e vi uccideranno senza pietà”, sintetizza l’approccio scelto dall’amministrazione: deterrenza attraverso la punizione rapida e visibile. Resta da vedere se la strategia riuscirà a dissuadere nuove azioni dell’Isis o se, al contrario, innescherà una spirale di attacchi e rappresaglie.

Per ora, “Occhio di falco” segna il ritorno a una campagna aerea coordinata su vasta scala contro l’Isis in Siria, con la prospettiva di ulteriori raid nei prossimi giorni. Il messaggio politico è chiaro: gli Stati Uniti non intendono arretrare nella difesa dei propri militari e nella lotta al terrorismo, pur dentro una nuova fase dei rapporti con Damasco che potrebbe ridefinire gli equilibri regionali.

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