top of page

Roma - Ambasciatrice Mira Daher simbolo della donna contro la guerra

Può una donna che genera la vita essere a favore della guerra? Nella maggior parte dei casi, in particolare se è dotata di quella sensibilità femminile foriera di amore per la vita, la donna non potrà che rinnegare la guerra, come ha specificato in maniera appassionata ieri sera l’Ambasciatrice del Libano, S. E. Mira Daher, durante una cena per pochi intimi, al Circolo delle Belle Arti a Roma e che è stata organizzata da Maria Grazia Perna, del Tavolo della Politica Estera, e dal Generale Gianni Spaziani dell’associazione italo-araba Assadakah.

Ad ascoltarla vi erano ex ambasciatori e giornalisti, ma anche diversi giovani che con la loro presenza e i loro interventi hanno smentito l’immagine di una generazione che si pensa poco interessata alla politica. La guerra in atto in Europa e le crisi presenti in altri paesi e continenti scuotono le coscienze e su questi temi i giovani presenti hanno sentito la necessità di porre domande specifiche all’Ambasciatrice, la quale ha ribadito come guerre e crisi siano spesso causate da chi ha degli interessi specifici, ossia da persone che giocando una partita a scacchi, sanno come influire sui politici dei vari paesi per “imporre” scenari geopolitici.

"Io non condanno chi cerca di influenzare i politici per i propri scopi, condanno chi si lascia influenzare”, ha affermato con piglio etico l’Ambasciatrice del Libano.

S.E. Mira Daher ha anche parlato del Libano, il suo Paese, e dell’Italia, sua seconda patria, sottolineando quanto siano in realtà simili questi due popoli che vivono sulle sponde opposte del Mar Mediterraneo. Popoli che amano la pace, quando non si lasciano influenzare da forze esterne. Il Libano, come ha sottolineato, è una nazione unica al mondo, dove troviamo ben 18 confessioni religiose, che non solo coesistono, come presuppone erroneamente chi non vi abita, ma che vivono insieme, formando famiglie costituite, ad esempio, da un padre cattolico maronita e una madre musulmana sciita, e al cui tavolo siedono in piena armonia cugini cristiano ortodossi e amici drusi e musulmani sunniti.

Il fatto di integrare tra loro le varie comunità religiose è una caratteristica peculiare del Libano, una caratteristica che porta la maggior parte degli abitanti di questa terra fenicia a volere e a vivere fortemente la pace. Una pace che purtroppo non resta tale a fronte di soggetti estremisti che si lasciano influenzare da chi dirige lo scacchiere geopolitico globale, divenendo facile preda di interessi economici di rilievo, come quelli inerenti l’acqua, risorsa fondamentale. La pace è dunque particolarmente fragile in questa regione del mondo, dove per ristabilirla vi è stato bisogno delle forze di pace internazionali, come l’Unifil. E’ a questo punto che l’intervento dell’Ambasciatrice Mira Daher (figlia del grande storico libanese, il professore Masoud Daher, anche lui promotore di pace e di visioni lungimiranti) si fa particolarmente interessante: parla con passione e amore degli italiani, affermando che spesso non si apprezza a dovere il contributo fondamentale dato dalle truppe italiane all’interno dell’Unifil alla pace in Libano. Insiste su questo tema, dicendo: “Sapete qual’è la peculiarità dell’Italia? Quella di essere stata da sempre una nazione interessata alla pace. L’Italia dona agli altri non solo il proprio senso di bellezza, ma anche la propria obiettività. Ebbene in un contesto così complesso, come quello libanese, le truppe italiane dell’Unifil sono in grado di essere dei leader, e ciò significa che gli italiani sanno come rapportarsi e comunicare con tutti. Ciò significa che gli italiani operano in modo da non creare ulteriore odio, bensì in modo da favorire la comprensione. Se si vuole sapere chi sono veramente gli italiani, allora basta andare su Google e cercare UNIFIL. Si, perché queste qualità italiane non sono apprezzate sufficientemente. In realtà quest’aspetto è fondamentale perché gli italiani sono un popolo che opera a favore della pace. Tutte le volte che noi in Libano potevano godere della pace era grazie agli interventi italiani”.

Parlando poi del suo Paese l’Ambasciatrice ha descritto le molteplici bellezze naturali, sottolineando che l’unica bandiera al mondo con al centro la raffigurazione di un albero è quella del Libano, terra di cedri secolari. E questo fa comprendere quanto il popolo libanese rispetti e celebri la natura.

Il Libano però è anche terra di storia, dunque una regione ricca di monumenti e vestigia che risalgono persino all’epoca romana. Nella terra dei cedri si può ammirare nientedimeno che un antico tempio romano dedicato a Bacco, dio del vino. “Vi sono persone”, così prosegue Mira Daher, “che mi chiedono se in Libano vi è un deserto, e io rispondo, no, non c’è, altri mi chiedono se vi sono cammelli, e dico, no; ma forse ve ne erano in passato quando le carovane giungevano in questa regione.” Il Libano, terra di monti e di mare, è diverso dall’immaginario collettivo, e forse molto più vicino a quella specifica descrizione che ne fu data molti anni fa quando fu soprannominato “la Svizzera del Medio Oriente”. E anche se oggi non lo è più, i libanesi fanno di tutto per fare in modo che torni ad esserlo. “Siamo fortunati di essere arabi” sottolinea l’Ambasciatrice, “e siamo fortunati di crescere, imparando questa stupenda lingua, ricca di vocaboli. Il nome di Dio possiede ben 99 sinonimi e ogni parola araba ha almeno 16 sinonimi. Qualsiasi cosa si descriva con una sola parola in un’altra lingua non potrà mai essere tradotto sufficientemente bene in arabo. E’ una lingua magnifica, che non è nata con il Corano, ma che preesisteva ad esso da lungo tempo.”

Essere nati in Libano, così conclude Mira Daher, è un dono, e anche se vi sono state crisi e guerre, i libanesi sono riusciti a sopravvivere, dimostrando al contempo che forse il Libano è una delle nazioni più democratiche al mondo. “Siamo quattro milioni di persone, e ognuno di noi s’interessa di questioni politiche, dall’autista di un bus al presidente; ognuno ha la sua opinione in merito alla politica libanese”, dimostrando così un interesse sentito e partecipato per le questioni comuni che in altre nazioni, purtroppo, scema a velocità esponenziale. (mm)

bottom of page