top of page

Roma - Oltre 300000 manifestanti per lo stop al genocidio di Gaza

Elisabetta Pamela Petrolati (Assadakah News) - Un fiume di persone per la manifestazione del 7 giugno a Roma. Da Piazza Vittorio a Piazza San Giovanni un corteo senza precedenti per invocare la pace nei territori palestinesi.

La manifestazione promossa da Pd, M5S e Avs, ha incontrato l’adesione di numerose associazioni, tra cui l’ANPI e la comunità palestinese. Ma, soprattutto, ha fatto scendere in strada, sotto un sole cocente e un caldo fortissimo, migliaia di persone, di cittadini, famiglie con bambini, anziani che hanno affrontato stanchezza e rischi da calura.

Ormai lo sdegno tra le persone è arrivato ai massimi livelli, l’indignazione per un genocidio e per gli atti efferati ad opera del governo di Netanyahu contro il popolo palestinese ha raggiunto un culmine. L’indignazione è diretta, ovviamente anche nella direzione della comunità internazionale e, nella fattispecie, del governo italiano, per le posizioni assunte fino a oggi.

Hanno sventolato varie bandiere, le più significative quella della pace e della Palestina, bandiere che dovrebbero far convogliare gli sforzi comuni e superare le diversità politiche.

Molte immagini simboliche sono state organizzate per rendere il più tangibile possibile la realtà di inaudita sofferenza della Palestina: striscioni con frasi decise e toccanti; donne che tenevano piccoli feretri avvolti in sudari insanguinati; cartelloni con il bacio tra Netanyahu e Hitler; slogan dipinti su lenzuoli per distinguere, ancora una volta, tra antisemitismo e antisionismo.

Piazza San Giovanni organizzata a norma di sicurezza, con corridoi per l’eventuale passaggio di ambulanze, ha accolto sul palco gli interventi di varie personalità del mondo politico, del giornalismo, intellettuali e attivisti. L’apertura è stata musicata da Paolo Fresu.

Le varie e sentite dissertazioni, pur nella loro variegata diversità, hanno trovato unanime convergenza sulla denuncia del genocidio in atto a Gaza, sulla necessità di interrompere l’invio delle armi all’esercito israeliano e di favorire un immediato ripristino degli aiuti umanitari. Generale è stata anche la condanna all’uso di fame e impedimenti sanitari come armi di guerra. La disumanità di questo eccidio, svoltosi sotto gli occhi di tutti, pare cominci a risvegliare anche le coscienze prima indifferenti: meglio tardi che mai, meglio in tanti, almeno da ora.

 

Comments


bottom of page