Roma - Papa Leone XIV ha canonizzato il Beato armeno Ignazio Maloyan
- Letizia Leonardi
- 18 giu
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Letizia Leonardi (Assadakah News) - Nel suo primo concistoro del 13 giugno, Papa Leone XIV, ha approvato la canonizzazione del Beato armeno Ignazio Maloyan, avviata lo scorso 28 marzo da Papa Francesco. Un importante passo giunto a ridosso dell'anniversario della sua morte, avvenuta l'11 giugno del 1915.
Nel silenzio struggente della memoria, continua a risuonare il nome del Beato Ignazio Maloyan, arcivescovo e martire della Chiesa armena, testimone incrollabile della fede fino all’ultimo respiro. Nato a Mardin, in Mesopotamia, il 19 aprile del 1869, all'età di 14 anni, Joseph Tchérian, suo padre spirituale, lo inviò all'Istituto del clero patriarcale di Bzommar, in Libano, dove completò gli studi superiori e fu ordinato sacerdote nel 1896. Nel 1904 il Patriarca Boghos Bedros XII Sabbaghian, lo nominò suo segretario. Fu consacrato vescovo nel 1911 e guidò il suo popolo nei giorni più oscuri del XX secolo: quelli del genocidio armeno, quando l’Impero Ottomano scatenò una furia cieca contro un intero popolo, colpendo prima di tutto gli esponenti del clero e gli intellettuali.
Maloyan aveva solo 46 anni quando fu arrestato con centinaia di fedeli, il 3 giugno 1915. Una settimana più tardi, il 10 giugno, venne condotto fuori dalla città insieme a 417 cristiani, incatenati gli uni agli altri. Lungo il cammino, gli anziani furono separati, spogliati, uccisi senza pietà. Ai rimanenti venne promessa la salvezza, poi anch'essi furono condotti a morire, lontano da occhi indiscreti.
Ma prima che la barbarie compisse il suo dovere, avvenne qualcosa che ancora oggi fa tremare il cuore. Ignazio Maloyan chiese di rivolgere un'ultima parola al suo popolo. Ottenne il permesso. E lì, tra i ceppi e le catene, benedisse il pane. I sacerdoti distribuirono le sacre particole. I testimoni, tra cui gli stessi carnefici, raccontarono che una nube luminosa avvolse la processione e che un profumo misterioso si diffuse nell’aria. I volti dei fedeli si illuminarono di pace, come se la morte non fosse più una fine, ma una via da percorrere.
Quando toccò a lui, Maloyan fu convocato dal governatore di Mardin, Mamtuh Bey, che cercò di salvarlo, o forse di piegarlo, chiedendogli di rinnegare la fede e abbracciare l’Islam. La risposta del Patriarca fu chiara: “La croce di Cristo è il mio orgoglio. Vivo e muoio per la mia vera fede”. Le sue ultime parole, prima di morire, furono: “Signore, abbi pietà di me. Nelle tue mani affido il mio spirito”.
La sua beatificazione è invece avvenuta il 7 ottobre 2001 per mano di San Giovanni Paolo II.
Ricordarlo oggi significa rendere onore non solo al suo sacrificio, ma a quella generazione che, con la forza della tradizione e della fede, ha saputo trasformare il dolore in offerta e la morte in testimonianza.
(Foto di Vatican News)
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