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Roma – Visita di Stato del presidente libanese Michel Aoun

(Agenzia Nova) - Il presidente del Libano, Michel Aoun, è atteso domani a Roma per una visita di tre giorni in Italia e in Vaticano. In particolare, il capo dello Stato libanese sarà ricevuto in udienza da Papa Francesco lunedì 21 marzo. Durante l’incontro, il capo dello Stato libanese porrà l’accento sul ruolo dei cristiani nel Paese dei cedri, pari a circa il 40 per cento della popolazione, e più in generale sulla loro condizione in Medio Oriente. Aoun era stato ricevuto da papa Francesco in Vaticano nel marzo 2017, a pochi mesi dall’inizio del suo mandato, che scadrà il 31 ottobre. Un altro dei temi al centro dell’udienza sarà la devastante crisi economica che sta attraversando ormai da anni il Paese dei Cedri. Martedì, 22 marzo, invece, è previsto un incontro di lavoro fra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e Aoun. Nel colloquio al Quirinale, il presidente del Libano ringrazierà l’Italia per il sostegno garantito al suo Paese dopo la devastate esplosione nel porto di Beirut del 2 agosto 2020. Contestualmente, è previsto un incontro bilaterale tra il ministro degli Affari esteri del Libano, Abdallah Bou Habib, e il capo della diplomazia italiana, Luigi Di Maio. La visita di Aoun avviene a pochi mesi dalle elezioni legislative previste in Libano per il prossimo 15 maggio su cui potrebbe pesare il boicottaggio dei partiti sunniti, in particolare dopo l’uscita di scena dalla politica dell’ex premier Saad Hariri. Alle elezioni si sono presentati un totale di 1.043 candidati, di cui solo 155 donne.

L’Italia è uno dei principali partner commerciali del Libano. La presenza commerciale italiana è ben radicata e copre tutti i settori, dai beni d’investimento a quelli di consumo ed intermedi. Prima della pandemia la bilancia commerciale era pari a 1,21 miliardi di euro, molto sbilanciata verso l’Italia, con un export di 1,74 miliardi di euro. Nel periodo pandemico e in concomitanza con il deprezzamento della lira libanese, l’export italiano si è drasticamente ridotto attestandosi intorno ai 527 milioni di euro (-55 per cento rispetto al dato del 2019). L’Italia è inoltre fortemente impegnata in Libano per quanto riguarda la cooperazione, rappresentando un partner di riferimento del governo libanese. In questi anni numerose sono state le iniziative finanziate attraverso il canale bilaterale a favore del rafforzamento istituzionale nelle politiche di sviluppo sociale (sostegno ai minori, alle donne e a questioni di gender, miglioramento del servizio sanitario), della protezione ambientale, delle infrastrutture, soprattutto legate alla rete idrica e allo smaltimento dei rifiuti, dello sviluppo agricolo e rurale, della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. L’Italia vanta inoltre una storica cooperazione per quanto riguarda la difesa ed è presente in Libano con i propri militari da 38 anni, sia con la missione Unifil che con Mibil (Missione Bilaterale Italiana in Libano). Dall’inizio della seconda fase della missione Unifil (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto come comandante della missione un generale Italiano. L’ultimo è stato il generale Stefano Del Col che ha guidato la missione dal 7 agosto 2018 al 28 febbraio 2022.

Il Libano sta affrontando la crisi economica più grave della sua storia che ha portato a violente proteste di piazza nella seconda metà del 2019, anno in cui la valuta libanese ha iniziato a perdere valore a causa della carenza di dollari e le banche hanno imposto limiti di prelievo sui conti in dollari. Secondo dati della Banca mondiale, il Pil reale è crollato di almeno il 10,5 per cento nel 2021, sulla scia di una contrazione del 21,4 nel 2020. Dal 2019 al 2021, il Pil è passato da circa 52 miliardi di dollari a 21,8 miliardi di dollari, una contrazione del 58,1 per cento. Secondo la Banca Mondiale, una contrazione così brutale e rapida è solitamente associata a conflitti o guerre. Al momento il Libano sta cercando sostegno dai Partner occidentali e del Golfo per tentare di arginare la spirale di crisi aggravata ulteriormente dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Il Paese importa il 96 per cento del suo grano da Russia e Ucraina e dopo l’operazione militare lanciata da Mosca il 24 febbraio i prezzi del grano sono aumentati vertiginosamente nel Paese dei cedri.

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