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Sahel - Fondamenti economici e sicurezza

Lorenzo Utile - La popolazione del Sahel è gradualmente ma costantemente aumentata nel secolo scorso, soprattutto nel territorio del fiume Niger e nel bacino del Chad, zone maggiormente fertili, a parte le risorse del sottosuolo.

Il Sahel rimane comunque sottoposto alle variazioni climatiche, alle quali è particolarmente sensibile, con conseguenze anche drammatiche nel caso di siccità, crisi alimentari e instabilità politica e sociale. Da recenti ricerche è inoltre emerso che una delle cause determinanti delle condizioni economiche e sociali è proprio l’instabilità politica, ovvero la non buona gestione politica dei Paesi che compongono la regione, retaggio negativo del periodo post-coloniale che ha portato questi Paesi a volersi giustamente inserire nel mercato globale, senza le adatte condizioni.

Elemento da aggiungere sono poi le enormi risorse del sottosuolo, per il cui sfruttamento è stata necessaria una riorganizzazione del mercato del lavoro e delle attività commerciali collegate al al settore specifico. Il sottosuolo del territorio è fra i più ricchi del mondo, con giacimenti di uranio, petrolio, oro, argento, coltan, zinco e altro ancora. Lo scheletro economico mondiale rende tuttavia la gran parte delle economie regionali non autosufficienti, e quindi dipendenti dalla cooperazione., che però si presenta arretrata dal punto di vista amministrativo e del rinnovamento tecnologico. Benché il Sahel sia considerato prova evidente del legame fra sottosviluppo economico e insicurezza politica, si considerano in misura ancora insufficiente i problemi non risolti di controllo delle risorse e dei meccanismi di soluzione dei conflitti per l’accesso alle risorse stesse. I conflitti risultano ovviamente più forti nelle regioni che offrono maggiori possibilità di sfruttamento, come in Niger o nell’area del lago Chad.

Nei casi qui presentati la errata gestione dei governi locali è evidente: il decentramento e le politiche di sviluppo dei programmi di ripresa economica e strutturale promosse dagli organismi internazionali, per rafforzare l’autorità dei governi nelle regioni periferiche, hanno portato al frazionamento delle stesse.

Di tale instabilità hanno approfittato la Jihad estremista islamica, soprattutto i gruppi salafiti che fanno capo ad Al-Qaeda, come Boko Haram e i diversi gruppi ribelli ai confini con il Mali.

Il nesso fra marginalità economica ed estremismo violento è poi sfruttato per imputare ingiustamente le cause della instabilità che porta ai conflitti esclusivamente alle fasce povere e quindi disperate della popolazione, ma è una forzatura fin troppo semplificata, che impedisce di vedere nei processi socio-economici e politici, sua delle amministrazioni locali ma anche, in larga misura, europee e americane, le giuste responsabilità. Purtroppo, la mancanza di un adeguato sviluppo del processo democratico, alimenta la delegittimazione politica e tende a indicare i fenomeni naturali come causa delle debolezze infrastrutturali e statali, spinge verso soluzioni a breve termine che non incidono sulle cause prime dell’insicurezza, anzi nutrono diseguaglianza ed esclusione.

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