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Shaman, dalla Siria a Firenze: “Mi senti rinato”

Assadakah News - Il dramma quotidiano della popolazione siriana non è certo terminato, dopo oltre un decennio di guerra civile, che ha devastato il Paese. Si sa che a fare le spese di certe situazioni è sempre la popolazione impotente, e molte sono le storie che descrivono questo contesto. Alcune finiscono in modo drammatico, altre hanno un lieto epilogo, come quella di Shaman Alawawi, che oggi è uno studente del Centro Internazionale La Pira di Firenze, specializzando in Mechanical Engineering for Sustainability con relativo master. Una passione pagata a caro prezzo, per costruirsi un futuro. Shaman racconta che per studiare si nascondeva nei boschi o fra i cespugli, dal momento che i testi statali erano tassativamente proibiti dallo Stato Islamico, ed erano previste drastiche punizioni per i trasgressori, in casi gravi anche la pena di morte. “Una ideologia basata sul terrore e sulla paura”, racconta Shaman.

Da quando è giunto in Italia, a gennaio, si definisce “nato una seconda volta”, e sostiene attivamente e con massimo entusiasmo lo studio come arma per la pace, la convivenza, la conoscenza. “Ho continuato a studiare di nascosto, senza insegnanti e senza l’aiuto di nessuno, con molta fatica dovendo studiare inglese e matematica da solo”.

La Siria ha poi dovuto affrontare anche le conseguenze del drammatico terremoto del febbraio dell’anno scorso. Oggi fra oltre 22 milioni di abitanti più di 15 milioni necessitano ancora di assistenza, gli sfollati interni sono più di sei milioni e mezzo, e i rifugiati nei Paesi confinanti sono quasi sette milioni. Cifre da catastrofe umanitaria, che Shaman ha vissuto in prima persona: “A causa dei combattimenti, io e la mia famiglia siamo sfollati da Hober, il nostro villaggio, in uno vicino chiamato um-Alamad. La nostra casa era stata distrutta dai bombardamenti, abbiamo vissuto mesi in una tenda, dove ho preparato gli esami di scuola superiore, che ho dato ad Aleppo perché tutte le sedi di esame erano lì, e che si raggiunge con un viaggio rischioso, a causa dei combattimenti. Dopo un mese di attesa, nell’agosto del 2014 ho avuto il risultato: esame superato”. Poi il viaggio per arrivare in Italia, fra insicurezza e paura.

Da Aleppo, nei quartieri sotto il controllo del governo, con pochi vestiti e oggetti raccolti in valigie di cartone, poi il centro di raccolta per i profughi, dove Shaman è il maggiore (28 anni) con due fratelli che oggi hanno 18 e 15 anni, e una sorella oggi 22enne, che vivono con i genitori. Altri due fratelli di Shaman vivono da tempo in Libano.

La famiglia di Shaman ha ottenuto il visto di uscita dopo tre mesi di attesa e una montagna di difficoltà burocratiche per stampare il passaporto, quindi l’ambasciata italiana in Libano e un’altra snervante attesa di sei mesi.

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