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Siria-Israele - Nuovo corso o tregua temporanea?

  • 28 lug
  • Tempo di lettura: 3 min
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Wael Almawla - La Siria non è più soltanto un campo di battaglia militare; a Parigi, iniziano a delinearsi i contorni di un nuovo scenario politico che potrebbe cambiare il volto del sud del Paese e ridistribuire le carte del potere nella regione. Nella capitale francese, lontano dai riflettori dei media e dal frastuono delle dichiarazioni pubbliche, si è tenuto un incontro che riflette trasformazioni più profonde di un semplice “vertice di sicurezza”. Una delegazione del nuovo governo siriano si è riunita con funzionari israeliani, sotto l’egida degli Stati Uniti e con un’attenzione francese crescente.

L’evento non è isolato da un contesto regionale in rapido mutamento: il sud della Siria è in fermento, la Russia è distratta, Israele cerca una calma strategica, mentre l’Europa – e in particolare la Francia – torna a ricordare a tutti di essere ancora presente nell’equazione mediorientale.

Damasco: consolidare se stesso tra le tempeste

La nuova autorità a Damasco non può permettersi il lusso di un conflitto aperto. È un governo consapevole che la sua sopravvivenza dipende dalla capacità di mostrarsi non come una semplice “autorità di fatto”, ma come un’entità che punta a un riconoscimento politico, seppur non ufficiale.

Legittimità centrale: partecipare a incontri internazionali di questo tipo è un tentativo di consolidare l’idea che la nuova Damasco sia l’unico riferimento per la Siria.

Rifiuto della frammentazione: qualsiasi scenario che lasci il sud fuori dal suo controllo costituirebbe una minaccia strategica ed esistenziale, non solo una sfida amministrativa.

Israele: la sicurezza come bussola politica

Israele non si è seduta al tavolo in cerca di un “accordo di pace”, ma di una garanzia solida: Nessuna presenza di forze islamiste o vicine alla Turchia che possano rappresentare una minaccia per Israele vicino al Golan. Un sud tranquillo che non la logori in un momento in cui deve affrontare crisi su più fronti.

Francia: il ritorno attraverso la porta siriana

Non è un segreto che Parigi veda nella questione siriana un’opportunità per ridefinire il proprio ruolo regionale: Vuoto di potere russo: l’assenza quasi totale di Mosca dalla scena ha aperto per Parigi una finestra di influenza - Sicurezza europea: un eventuale collasso nel sud potrebbe significare una nuova ondata di rifugiati o un terreno fertile per gruppi estremisti - Gas e geografia: l’Est Mediterraneo non è più solo un mare, ma un teatro di scontri per energia e linee di influenza - Ambizione strategica: la Francia vuole essere un attore che costruisce soluzioni, non un osservatore che subisce gli accordi altrui.

Washington: stabilità controllata, non grandi soluzioni

La politica americana sembra più orientata a gestire un “dossier incendiario” piuttosto che a risolverlo. L’obiettivo: Evitare un’esplosione su larga scala che potrebbe trascinare l’intera regione in un nuovo caos - Mantenere Damasco all’interno di un quadro politico monitorato, senza concederle abbastanza spazio per muoversi liberamente o imporre le proprie condizioni.

Dopo Parigi: una porta verso un nuovo percorso?

Sono stati concordati ulteriori incontri per proseguire le discussioni, in parallelo a preparativi per un’altra riunione tra Damasco e le “Forze Democratiche Siriane”. Questa concomitanza potrebbe riflettere un tentativo di aprire un “accordo più ampio” che includa contemporaneamente il sud e il nord, e forse disposizioni che si estendano progressivamente ad altre aree.

Gli scenari: tre percorsi e una probabilità prevalente: Tregua a lungo termine: il successo degli incontri nel creare un canale permanente potrebbe portare a intese di sicurezza non dichiarate, aprendo la strada a un reintegro della Siria nello scenario internazionale - Accordo temporaneo: intese fragili che evitano l’esplosione, ma non ne eliminano le cause, lasciando il sud su un vulcano pronto a eruttare - Internazionalizzazione completa: se la Francia continuerà a rafforzare la propria posizione, il dossier siriano potrebbe passare da un’area di influenza russo-iraniana a un tavolo europeo-americano, un cambiamento che ridisegnerebbe l’intera mappa regionale.

Questo incontro a Parigi potrebbe sembrare solo un dettaglio diplomatico in un quadro regionale complesso, ma in realtà riflette un momento di svolta: la Siria non è più un campo di battaglia chiuso, Israele non vede più il suo confine settentrionale come una semplice questione di sicurezza, e la Francia cerca di riconquistare il ruolo di artefice degli equilibri.

Ciò che è avvenuto nelle stanze chiuse non è la fine del percorso, ma il suo inizio; un processo che potrebbe prolungare la calma o aprire la strada a una ridefinizione della mappa politica e di sicurezza della regione.

La domanda più importante rimane: chi avrà la capacità di consolidare questo percorso e chi cercherà di farlo fallire prima che diventi una nuova realtà?

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