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Speciale Cop28 - Accordo con polemiche a Dubai

Assadakah News Agency - Arabia Saudita e Iraq (membri dell'Opec) hanno ribadito il proprio no all'uscita dai combustibili fossili nel testo finale della Cop28, adducendo che non è il momento di abbandonare le fonti fossili perché sarebbe un danno per l'economia mondiale. Bisogna invece puntare sulla tecnologia.

Nella riunione con il presidente della Cop28, S.A. Sultan Al-Jaber, l'Arabia Saudita ha chiesto di tenere in considerazione le sue prospettive e preoccupazioni. L'Iraq ha affermato che la riduzione e l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei sussidi, distruggerebbero l'economia mondiale e aumenterebbero le disuguaglianze.

A conclusione, le 198 nazioni partecipanti alla 28a Conferenza sui cambiamenti climatici Cop28, hanno raggiunto un accordo storico, punto di arrivo di trattative complesse e serrate.

Organizzata dagli Emirati Arabi Uniti, la Cop28 si è aperta lo scorso 30 novembre con grandi aspettative per il futuro del pianeta, sempre più a rischio, bisognoso di un piano d'azione urgente per affrontare la crisi climatica. Un'edizione molto attesa per fare un bilancio dell'azione climatica globale, il Global Stocktake (GST), previsto dall'Accordo di Parigi del 2015, firmato dalla Cop21. Tre gli obiettivi, ridurre le emissioni di gas serra, adattarsi ai cambiamenti climatici e aumentare i finanziamenti. L'obiettivo principale resta ancora quello di Parigi: limitare il riscaldamento globale al di sotto ai 2 gradi e puntare a 1,5 gradi. Per raggiungere il traguardo, il calo delle emissioni dovrà diminuire del 43% entro il 2030 (rispetto ai dati registrati nel 2019), secondo gli esperti climatici dell'IPCC. Questi i momenti salienti delle due settimane di confronti, dichiarazioni e trattative che hanno portato all'adozione di una serie di impegni e alla firma unanime dell'accordo finale.

La Conferenza si è svolta nel segno della consapevolezza e dell'allarme climatico lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. "Siamo al collasso climatico in tempo reale", ha dichiarato Guterres, sottolineando che il 2023 è l'anno più caldo di sempre. Dati senza appello quelli presentati dall'Organizzazione meteorologica mondiale (Omm): livelli di gas serra da record, temperature globali da record, innalzamento del livello del mare da record e ghiaccio marino antartico ai minimi storici. - La prima conquista registrata già dal primo giorno è stata il via libera definitivo all'attuazione del Fondo perdite e danni causati dai cambiamenti climatici nei Paesi vulnerabili.

L'adozione del provvedimento - definita storica - è stata accolta con una standing ovation e concretizza il principale risultato della CopP27, tenutasi nel 2022 in Egitto. Tuttavia il fondo in questione, destinato al gruppo delle 46 nazioni più povere, quelle meno inquinanti ma più colpite dal riscaldamento - sarà finanziato da contributi volontari invece che obbligatori. Si tratta di giustizia climatica, ma per l'efficacia del fondo in questione servono contributi finanziari significativi.

A frenare come sempre sugli aiuti destinati ai Paesi meno sviluppati sono stati quelli più ricchi, guidati dagli Stati Uniti, che hanno rifiutato di rendere i loro contributi obbligatori, anziché volontari, chiedendo un ampliamento della base dei donatori verso i ricchi Paesi emergenti, come l'Arabia Saudita o la Cina.

In assenza di consenso da tutte le parti alla plenaria sul testo finale dell'accordo, la presidenza degli Emirati alla Cop28 ha dovuto prorogare la scadenza della mezzanotte, quindi le trattative sono andate avanti nel cuore della notte, con il nuovo termine massimo fissato alle tre del mattino. Il nodo di sciogliere è proprio quello dei combustibili fossili. Nella notte è arrivata la nuova bozza di accordo che richiede al mondo di compiere "una transizione dai combustibili fossili" entro il 2050. Alla fine, a Dubai, con un giorno di ritardo sui tempi previsti, la più grande conferenza sul clima nella storia delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità un documento che chiede una "transizione" verso l'abbandono dei combustibili fossili. Di fatto il testo ha abbandonato l'espressione "eliminazione graduale", auspicata dalla maggioranza dei Paesi, e alla quale si era opposta l'Arabia Saudita. L'obiettivo è il 2050, ma non è chiaro se entro quella data, fondamentale secondo il calendario della battaglia sul clima, i Paesi dovranno aver abbandonato completamente la loro dipendenza dall'energia fossile. Per ambientalisti ed esperti, il termine inglese scelto di "transition away" è purtroppo ambiguo e soggetto a interpretazioni.

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