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Speciale Lega Araba - I fondatori (2/3)

  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 6 min

Roberto Roggero* - In occasione degli 80 anni della fondazione della Lega degli Stati Arabi, Assadakah News dedica una rubrica alla prestigiosa storia di questa organizzazione, sempre in prima linea per la cultura della pace, della cooperazione e della convivenza, e soprattutto in supporto delle popolazioni delle zone di crisi, oggi specialmente nella regione mediorientale, nella Striscia di Gaza, Cisgiordania, Sudan, Siria, Yemen, e dovunque, nel mondo arabo, sia in atto instabilità e crisi umanitaria.

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Iraq

Nel 1945, l'Iraq era ancora una monarchia guidata da Re Fayṣal II bin Ghazi (1935-1958), terzo e ultimo sovrano dell'Iraq, anche se il Paese era ancora sotto l'influenza britannica e stava cercando di consolidare la sua sovranità dopo l'indipendenza nel 1932, e formalizzando l’indipendenza con l’adesione all'ONU. Il primo ministro era Hamdi al-Bagiahgi, che governò il paese in quel periodo.

L’Iraq venne pesantemente coinvolto nella seconda guerra mondiale, in quanto sotto protettorato britannico, e la giovinezza di Re Faysal II coincise con tale drammatico periodo, fino a quando, nel 1941, lo zio Abd Allah fu deposto come reggente da un colpo di Stato militare che voleva abbandonare l’alleanza con l’Inghilterra e portare il Paese dalla parte dell’Asse, fatto all’origine del conflitto anglo-iracheno, per il quale la Germania promise aiuti militari che non vennero mai inviati.

L’Iraq tornò quindi nell’ambito dell’alleanza britannica e Abd Allah riprese il potere grazie a una forza militare combinata, formata da Legione Araba e Royal Air Force, e al termine del conflitto mondiale il Paese entrò a far parte delle Nazioni Unite, mantenendo comunque stretti rapporti con Londra, in virtù del Trattato Anglo-Iracheno del 1948 e del Patto di Baghdad del 1955.

Faysal raggiunse la maggiore età nel maggio 1953, ma iniziò il suo regno con poca esperienza, in un clima politico e sociale in cambiamento, soprattutto a causa dello sviluppo del nazionalismo panarabo. La situazione peggiorò repentinamente, fino al colpo di stato del luglio 1958 e all’uccisione della famiglia reale e dell’ex primo ministro Nūrī al-Saʿīd (1888-1958), catturato durante la fuga.

Il vero artefice dell’Iraq come Paese fondatore della Lega Araba fu il primo ministro Ḥamdī al-Bāgiahgī (1886-1948), che ricoprì la carica dal giugno ‘44 al febbraio ’46, in successione a Nūrī al-Saʿīd.

La sua politica fu quella di trovare il giusto equilibrio per i posti di governo, includendo membri rimasti fedeli al suo predecessore e consiglieri del Reggente.

Fu promotore di riforme, dalla attenuazione della censura sulla libertà di stampa, alla legge Miri Sirf, primo passo di una riforma agraria su più vasta scala, con la redistribuzione di terreni demaniali ai contadini senza terra.

Hamdi al-Bagiahgi, primo ministro dell'Iraq
Hamdi al-Bagiahgi, primo ministro dell'Iraq

In politica estera, il ministro Al-Bāgiahgī si dedicò principalmente al rafforzamento della Lega Araba e all'integrazione dell'Iraq in tale contesto, facendo pressioni per la cooperazione fra gli Stati arabi nello spirito del nazionalismo panarabo, diversamente dal predecessore, che voleva un Iraq più potente all'interno della Lega.

Al-Bāgiahgī ottenne risultato molto positivi nelle relazioni con Egitto e Siria, sebbene contrario all’egemonia di questi all’interno della stessa Lega Araba e nell'area della Mezzaluna Fertile. Fu promotore di molte riforme sociali e politiche, e promosse un’amnistia per i nazionalisti incarcerati dopo la guerra anglo-irachena del 1941, che egli stesso aveva appoggiato, ma dovette fronteggiare la crescente rivolta curda guidata da Mulla Mustafa Barzani. Al-Bāgiahgī rifiutò le loro richieste e i Curdi si ribellarono a metà del 1945, ma privi di appoggi dovettero fuggire in territorio iraniano. Al-Bāgiahgī divenne molto popolare fra gli iracheni non arabi, contesto che lo convinse a indire nuove elezioni in un contesto multipartitico.

Il 29 maggio 1945, la Francia bombardò Damasco e tentò di arrestare i leader siriani democraticamente eletti che chiedevano l'indipendenza dall'occupazione francese. Quando Ḥamdī al-Bāgiahgī tornò a Baghdad dalla Conferenza della Lega Araba svoltasi al Cairo il 15 giugno, dichiarò: "Ci libereremo immediatamente dall'incubo dell'imperialismo francese nel Levante. Gli Stati arabi godranno dei loro legittimi diritti internazionali grazie allo sforzo unito arabo". La pressione dei nazionalisti siriani e dell’Inghilterra (che in tal modo si liberava da un fastidioso concorrente) portarono la Francia a evacuare la Siria nell’aprile 1946.

Nel febbraio 1946, a causa di contrasti con il reggente filo-britannico Abd AIlah, l’autorità di Al-Bāgiahgī divenne sempre più debole, fino alle dimissioni, ma fino all’ultimo si adoperò in politica estera per la nascita e il riconoscimento di uno Stato di Palestina.

Nel 1948, durante la guerra arabo-israeliana, al-Bāgiahgī fu nominato ministro degli Esteri del governo di Sayyid Muhammad al-Sadr e ancora una volta non si fece scrupoli nel denunciare i veri responsabili del confitto, ovvero gli Stati Uniti, dichiarando pubblicamente: “Mr. Truman ha aperto il fuoco sulla Palestina”. Inoltre annunciò che gli Arabi avrebbero agito per prevenire il continuo bagno di sangue in Palestina e che tutti i musulmani avrebbero respinto la nascita dello Stato di Israele a qualsiasi costo”. Morì per una crisi cardiaca mentre si trovava nel proprio ufficio, nel marzo 1948.

Yemen

Nel 1945 lo Yemen era un Paese diviso in due parti: i possedimenti britannici sulla costa meridionale, Sud Yemen e Protettorato di Aden, governati da un rappresentante della corona. Il territorio era in realtà un insieme di sultanati ed emirati frammentati in diverse entità politiche e tribali, che si estendevano fino all’Oman meridionale, o Protettorato Arabo di Sud Arabia. La Repubblica Democratica Popolare dello Yemen nasce anni dopo, nel 1967, alla fine del regime coloniale inglese, e si unificò allo Yemen del Nord nel 1990.

Yahya Muhammad Hamid al-Din
Yahya Muhammad Hamid al-Din

L’altra parte era nota come Imamato del Nord Yemen, dove dal 1904 regnava Yahya Muhammad Hamid al-Din (1869-1948), musulmano zaydita della famiglia Hamidaddin, ramo della dinastia Al-Qasimi, padre di 14 figli maschi e sei femmine, i cui domini si estendevano fino alla zona meridionale dell’odierna Arabia Saudita, non riconosciuto dalle autorità ottomane che rivendicavano quelle terre.

Dal 1934 fino al suo assassinio, l’Imam e sovrano Hamid al-Din si dedicò al consolidamento e rafforzamento del potere, e alla creazione di un governo che rispondesse esclusivamente a lui. A tale scopo operò per un aumento del controllo centrale nelle diverse zone dell’entroterra, che affidò ai propri figli, mentre rafforzò la propria autorità nel territorio della capitale Sana’a, ampliando la portata delle funzioni amministrative e nominando altri figli come supervisori delle istituzioni politiche. Al tempo stesso, operò diverse riforme e permise che i giovani studenti potessero ricevere istruzione n Paesi estero, inviando i cadetti militari in Iraq nel 1930, e studenti in Libano nel 1940. Fu promotore di una nuova economia nazionale, con la creazione di società commerciali, tuttavia la struttura sociale rimase basata sul modello semi-feudale, dove ogni provvedimento richiedeva la sua approvazione.

Lo Yemen fu uno dei Paesi fondatori della Lega degli Stati Arabi e nel 1947 entrò nelle Nazioni Unite, mentre affrontava una costante opposizione da parte dei partiti politici del Sud, alimentata e finanziata dalla Gran Bretagna.

Hamid al-Din fu ucciso con il nipote nel febbraio 1948, da un attentatore di nome Al-Qardaei, originario della tribù Bani Murad, durante il colpo di stato noto come “golpe Al-Waziri”, dal nome del clan tribale che ne fu principale artefice.

Ahmad bin Yahya
Ahmad bin Yahya

La maggior parte delle tribù erano schierate con Ahmad ibn Yahya, indicandolo come nuovo Imam dello Yemen, mentre le truppe armate circondarono Sana'a sotto la guida di Seif al Islam Al-Hassan e di Seif al-Islam Al-Abbass, due dei figli del defunto sovrano, sostenuti dal fratello Seif al-Islam Yahya all'interno delle mura della città.

La Lega Araba manifestò pesante sconcerto per l’avvenimento, e i governi musulmani espressero profondi timori per la stabilità della Regione. Tutti i leader dei Paesi arabi inviarono condoglianze ufficiali per la morte dell’Imam, specialmente Abd Allah I di Giordania che, con il sovrano di Arabia Saudita, Abd al-Aziz al-Saud, diede supporto ad Ahmad.

I Regni di Giordania e Arabia Saudita furono i primi a riconoscere ufficialmente il nuovo sovrano dello Yemen come capo dello Stato, tuttavia il clan Al-Waziri non si dichiarò sconfitto ed elesse un proprio Imam, Abdullah bin Ahmad al-Wazir, ma dopo poche settimane il progetto affondò definitivamente.

Dopo l'assassinio dell'Imam Yahya, il figlio Ahmad bin Yahya attraversò lo Yemen del Nord, nel tentativo di radunare le tribù fedeli, ottenendo il sostegno del nuovo Imam dello Yemen. Ahmad riuscì a riprendere il controllo della capitale, ma dovette conceder il diritto di saccheggio alle tribù che lo sostenevano. Sana’a fu teatro di violenze per circa una settimana, da parte di oltre 250mila combattenti. L’Imam del clan Al-Waziri fu arrestato e decapitato.

Il potere venne quindi preso da Ahmad bin Yahya, mentre gli Al-Waziri furono deposti e messi al bando.

Il regno di Ahmad fu caratterizzato da un crescente sviluppo e apertura, e da nuove tensioni con la Gran Bretagna, a causa della presenza inglese nel Sud, che impediva uno Yemen unificato. Nel marzo 1955, un colpo di stato da parte di un gruppo di ufficiali e di due fratelli di Ahmad depose brevemente il re, ma il tentativo fu represso.

Dopo la morte di Ahmad, nel 1962, il principe ereditario Muhammad al-Badr fu dichiarato re, ma lo stesso anno un nuovo colpo di stato portato da ufficiali dell'esercito repubblicano rivoluzionario, guidati da Abdullah al-Sallal, mise fine al regno della dinastia Hamidaddin e diede inizio a una sanguinosa e lunga guerra civile fra i fedeli alla monarchia e gli ufficiali liberi che avevano proclamato la Repubblica Araba dello Yemen (YAR).

*(Direttore responsabile Assadakah News)

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