Sudan - RSF tenta di insabbiare i crimini
- 2 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Roberto Roggero* - Mentre gli scontri si stanno spostando verso sud, e verso il territorio dei Monti Nuba e nel Kordofan, la situazione in Darfur rimane estremamente critica, con i paramilitari ribelli della RSF che stanno cercando di insabbiare le atrocità commesse soprattutto durante il drammatico assedio di El-Fasher, conquistata il 26 ottobre.
A divulgare la notizia è l’università di Yale, in base ad analisi sulle immagini satellitari del Humanitarian Research Lab (HRL).
Secondo il rapporto del HRL, pare che la RSF abbia iniziato una massiccia operazione per nascondere le prove dei crimini compiuti e delle uccisioni di massa, con smaltimento, cremazione e distruzione di migliaia di corpi.

Le prove raccolte durante lo scorso novembre pare non lascino spazio a dubbi di interpretazione, anche se il comandante della RSF, generale Mohamed Hamdan Dagalo, ha dichiarato di avere disposto una inchiesta ufficiale, per fare chiarezza sulle azioni commesse dai suoi uomini durante e dopo la conquista della capitale del Darfur settentrionale, che ha lo stesso sapore delle inchieste disposte dalla Israel Defence Force quando un soldato uccide un palestinese. Secondo le stime dell’ONU, dentro El-Fasher si troverebbero ancora almeno 250mila persone, e pare che meno della metà della popolazione sia riuscita a raggiungere i campi profughi.
Di certo, il controllo di El-Fasher ha permesso alla RSF di consolidare il proprio potere nel Sudan occidentale e di istituire un governo parallelo nella città di Nyala, nel Darfur. L’esercito regolare sudanese (SAF) controlla ancora la maggior parte del Paese, ma gli scontri tra le due parti in conflitto continuano. Si stima che più di 13 milioni di persone siano state sfollate dall’inizio della guerra, nell’aprile 2023.
Intento, la guerra si sposta verso la regione dei Monti Nuba, dove ogni giorno si verificano incursioni di droni della RSF e delle milizie alleate come il Movimento di Liberazione Popolare del Nord, nato degli anni ’80 del secolo scorso.
La situazione si deteriora giorno dopo giorno, in una continua spirale di conflitto, e i Monti Nuba, fino a oggi tenuti fuori dalle ostilità, adesso sono teatro di guerra.
La popolazione della regione subisce quindi le conseguenze del conflitto, come è successo pochi giorni fa con l’attacco all’ospedale di Kumo, non lontano da Kauda, uno dei principali centri agricoli della zona, dove due droni della RSF in rapida successione hanno causato la morte di almeno 60 persone, in gran parte studenti e giovani in formazione medica.
L’attacco è avvenuto mentre era in corso un incontro all’aperto. Il primo drone ha colpito all’improvviso uccidendo molte persone sul colpo, poi un secondo attacco, a distanza di pochi minuti, ha causato un’altra strage. Fra il primo e il secondo attacco erano arrivati altri studenti, bambini della scuola vicina e persone accorse per soccorrere i feriti. Il secondo drone ha colpito anche loro.
Ciò che ha stupito maggiormente è stata la modalità dell’attacco: nessun cratere tipico delle bombe, ma solo terra bruciata e un piccolo avvallamento. Sono questi gli effetti dei droni che esplodono a pochi metri dal suolo. Questi droni non si sentono né si vedono arrivare, esplodono in una grande palla di fuoco e colpiscono chiunque si trovi nelle vicinanze. Il Sudan è teatro di massacri di civili, pulizia etnica e distruzione sistematica di intere comunità. La caduta di El Fasher, dopo mesi di assedio, fame forzata e bombardamenti indiscriminati, ha aperto la strada a nuove atrocità nel Darfur, con migliaia di morti e stupri di massa.
(*Direttore responsabile Assadakah News)







Commenti